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Dic 09 L’ANIMA DI BRUNELLO CUCINELLI IN UN RACCONTO DI GIUSEPPE TORNATORE

di Cristiana Schieppati

C’è una frase, semplice e disarmante, che nel docufilm di Giuseppe Tornatore dedicato a Brunello Cucinelli emerge come un sigillo di verità: “Qui abbiamo concepito nostra figlia Camilla”.

Non è un vezzo narrativo, né un cedimento al sentimentalismo. È, piuttosto, la dichiarazione più limpida di ciò che davvero regge l’universo del “re del cashmere”: l’idea che ogni luogo sia prima di tutto un luogo dell’anima.

In quel passaggio, negli spazi che hanno segnato le loro prime scelte di vita, la protagonista spesso silenziosa è lei, Federica, moglie e compagna di un percorso imprenditoriale e umano che ha trasformato Solomeo in un modello internazionale di capitalismo umanistico. Il premio Oscar Tornatore la inserisce nel racconto sulla vita dell’imprenditore protagonista del film (documentario) “Brunello il visionario garbato” in uscita nei cinema oggi, come una presenza costante (stanno insieme da quando lei ha 16 e lui 17 anni), mai invadente, quasi una linea melodica che sostiene l’armonia del racconto.

La frase di Brunello non riguarda soltanto la nascita di una figlia; racconta un modo di vivere. Racconta il valore attribuito alla domesticità, alla continuità, alla famiglia come fondamento non retorico ma operativo di un’impresa. È un momento che svela la struttura segreta di un successo spesso letto attraverso categorie economiche, quando invece è soprattutto un progetto etico ed esistenziale.

Cucinelli ci insegna un modo di fare impresa che non separa mai il bello dal bene, il lavoro dalla dignità, il sogno dalla responsabilità. E così, in un film che parla di visione, di tradizione, di futuro, diventa anche un promemoria: tutto ciò che cresce, un’azienda, un paese, un progetto, nasce sempre da un luogo segreto che chiamiamo casa.

Tornatore non intervista: ascolta. E costruisce attorno alla voce dell’imprenditore un affresco che è insieme confessione e parabola costruita intorno al paese umbro di Solomeo che non è solo lo sfondo del film ma è il protagonista di questa storia.

Tornatore lo riprende come un luogo sospeso, luminoso, ricostruito da Cucinelli pietra dopo pietra, fino a diventare laboratorio di un’utopia concreta: un capitalismo che mette al centro l’uomo, la bellezza, la dignità. Le inquadrature , morbide e contemplative con le splendide musiche di un altro orgoglio italiano, il maestro Nicola Piovani, sembrano dire che ogni gesto dell’imprenditore è nato qui, a contatto con la sua terra.

Cucinelli racconta la sua infanzia non facile, il riscatto sociale, gli studi, l’idea geniale del cashmere colorato, poi il successo internazionale. E lo fa mentre gioca una partita a carte con il “lui” piccolo, metafora della vita dove a volte si vince altre si perde.

Il film esplora la filosofia dell’“impresa umanistica”, che ha reso Cucinelli un caso internazionale. Non è un’esposizione teorica, ma una riflessione semplice e profonda: il lavoro deve essere bello, rispettoso, armonico; il profitto non può essere disgiunto dal bene comune. Un omaggio al padre, figura fondamentale e sempre presente nella vita di Brunello. Tornatore costruisce queste idee con delicatezza, attraverso immagini che mostrano i laboratori, i volti degli artigiani, il ritmo civile del borgo restaurato.

Il film sembra un grande racconto orale sull’importanza della gentilezza, della cura, della responsabilità. Non c’è propaganda ma la storia di un uomo che ha costruito un’azienda partendo da una visione molto semplice: se si crea bellezza attorno a sè la bellezza cresce.

Siamo cololoro che costruiscono” dice l’imprenditore parlando con la nipote, lui che ha visto il mare per la prima volta a 14 anni, che fino ad allora non conosceva niente perchè non aveva niente.

Sin dalla stesura del soggetto, l’idea di fondo è stata raccontare la vita umile e illuminata dell’imprenditore incrociando stili diversi di narrazione. Brunello non si è mai intromesso, quando gli ho fatto vedere il film per la prima volta non mi ha fatto cambiare nulla, nemmeno gli elementi dissacranti e ironici che ho recuperato con i materiali d’archivio.” ha sottolineato il regista durante la conferenza stampa.

Nel film ad interpretare lo stilista-imprenditore sono Francesco Cannevale ( a 7 anni), Francesco Ferroni ( a 15 anni) e Saul Nanni che interpreta il Brunello adulto. L’attore ha trascorso circa tre mesi a Solomeo per immedesimarsi nella parte anche attraverso i racconti che le persone che vivono e lavorano nel borgo condividevano con lui. “I ragazzi potranno identificarsi in questa storia, lui ha avuto incontri fortunati perchè era empatico e riuscire ad essere simpatici induce negli altri generosità” ha dichiarato.

Perchè bisogna vedere questo film? Perchè significa entrare in una delle narrazioni più peculiari del made in Italy contemporaneo, attraverso immagini e testimonianze emerge un protagonista che invita lo spettatore a interrogarsi sul rapporto tra impresa e responsabilità, tra benessere e produttività. In definitiva racconta una storia italiana che non cerca l’applauso ma la riflessione e proprio per questo resta impressa.

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