Moda

Dic 09 L’ELEGANZA DI CHI RESTA PERBENE

di Cristiana Schieppati

Esplorare il nuovo non è un gesto audace ma una necessità. La differenza non la fa chi rincorre l’ultima tendenza, ma chi sa filtrare il nuovo attraverso la propria cifra personale. I film documentari sono oggi strumenti narrativi potenti. Raccontano come nasce un’idea da un luogo, una famiglia, un talento e si trasforma in un marchio capace di parlare al mondo. Nel caso di Luca Cordero di Montezemolo il docufilm Luca: Seeing Red, sognando rosso, mette a fuoco l’uomo che ha guidato Ferrari nel passaggio da mito sportivo a icona globale. Un racconto di leadership, ma anche di stile: lo stile come modo di stare nel mondo prima ancora di produrre oggetti.

Simile l’operazione dedicata a Pininfarina: Storia di una leggenda che restituisce quasi un secolo di design italiano, il documentario è un archivio vivente e la carrozzeria diventa cultura.

Il docufilm su Alessandro Benetton e la scuderia di Formula 1 si intitola “Benetton Formula” e racconta l’epopea colorata e rivoluzionaria del team, con interviste ai protagonisti (Alessandro Benetton, Flavio Briatore, Ross Brawn) e materiale inedito, ed è andato in onda su Sky e in anteprima al cinema, narrando come una sfida familiare sia diventata un’avventura sportiva di successo, segnata dai trionfi di Schumacher e dalla visione di Alessandro. 

Settimana scorsa mille giornalisti e ospiti provenientI da tutto il mondo si sono riuniti a Cinecittà per la première del film (documentario lo metto tra parentesi) su Brunello Cucinelli per la regia di Giuseppe Tornatore (ne ho scritto qui). Ho avuto il privilegio di essere invitata da quella che oramai considero una famiglia, non solo perchè con i CHI E’ CHI AWARDS ho premiato due volte Brunello e proprio quest’anno le figlie Carolina e Camilla, ma perchè sono stata in questi anni partecipe di molte delle tappe che il regista premio oscar ha illustrato in questo emozionante racconto che rappresenta un vero e proprio manuale d’identità di Cucinelli.

Era la prima volta che andavo a Cinecittà, il teatro di posa diventato sinonimo di Federico Fellini, la sua casa il Teatro 5, il più grande teatro di posa d’Europa. Li sono nati La dolce vita, Amarcord, Ginger e Fred, perchè sebbene la Roma reale fosse a pochi chilometri lui preferiva ricostruirla dentro. Si dice che sul portone, mentre Fellini lavorava, comparisse un cartello: “Vietato entrare ai non autorizzati: qui si sogna“. Essere presenti nei momenti in cui un brand si racconta, quando apre la porta del proprio immaginario e invita testimoni a farsene portavoce rappresenta per me la realizzazione di un privilegio. Poter osservare da vicino significa sapere che il mio sguardo è in grado di leggere il racconto, di cogliere la visione e interpretare quello che accade e diventare parte stessa della storia.

Fare un cenno da lontano a Brunello e vedere che si avvicina al tavolo dove io e i colleghi stavamo cenando dopo la visione del film, poter condividere le emozioni e ridere di alcuni aspetti della sua interpretazione che abbiamo scoperto durante la serata. “Volevo fare il monaco invece vado in giro per il mondo” ha detto l’imprenditore che abbiamo scoperto odiare il verde e se penso che all’ultima edizione degli Awards ho premiato le figlie con una targa color salvia mi sento male…

Uno su mille ce la fa… non che la storia dell’imprenditore di Solomeo sia improbabile, ma incarna quella combinazione rarissima di visione, disciplina ( è preciso e ordinato!), fortuna e coraggio che permette a pochi di trasformare un’intuizione, quella di creare golfini di cashmere colorati, in un impero culturale prima ancora che economico. Ciò che mi ha affascinato di più non è tanto il successo, quanto il metodo. Ha trasformato la sua azienda in una comunità, il suo stabilimento in un laboratorio di dignità, il suo borgo in un pensiero. Dire “uno su mille ce la fa” non significa attribuire tutto al talento, ma riconoscere la determinazione quotidiana nel sostenere una visione. Il film di Tornatore non fa che confermare quello che molti nel settore già sanno: Cucinelli non ha creato solo un brand ma un immaginario. Un modo di stare nel mondo che cambia anche il destino degli altri.

Come in un filtro popolare su tiktok si vede Brunello giocare a carte con il lui bambino in una partita che è la vita e ci confessa alla conferenza stampa che nel suo epitaffio vorrebbe venisse scritto “Era una persona perbene” , un concetto d’altri tempi ma che torna ad avere valore come competenza concreta, riconoscibile, quasi rara.

Essere perbene significa scegliere la strada lunga quando quella breve è più comoda, significa mantenere la parola data, anche quando nessuno controlla. Significa non usare altri come leve, ma come compagni di un cammino e nel mondo della moda, che di solito è quello che umilia, copia e sgomita, capite che emerge con una forza speciale. Non è un caso che ci fossero tante persone “gentili” tra gli ospiti, a partire da Mario Draghi economista, banchiere e uomo di grande preparazione, intelligenza, senso dello Stato e integrità, nel film ha un piccolo cameo in cui dice ” Si lavora bene se si vive bene“. Jonathan Bailey l’attore del momento con la sua immagine pubblica positiva, che include la sua autenticità e il suo impegno nel dare visibilità alla comunità LGBTQ+ , era presente con un tuxedo in velluto bordeaux che quando l’ho visto non ho capito più nulla. Così mi sono avvicinata per fare due chiacchiere, dato che avevo avuto modo di conoscerlo in altre occasioni e si è persino ricordato che ci eravamo incontrati a Solomeo per il compleanno di Brunello. Non so dirvi cosa gli ho detto talmente ero emozionata ma mi ricordo che ad un certo punto ho sfoggiato un “I’m proud of you! ” manco fossi sua madre, facendogli i complimenti per tutti i ruoli che ha interpretato e lui mi ha detto ” Adesso non sto facendo nulla, voglio prepararmi alla pensione!”. Come non amarlo.

Persino Jessica Chastain che è talmente bella che potrebbe tirarsela a manetta, sorrideva a tutti, lei ha un marito italiano, Gian Luca Passi, che ha lavorato per Giorgio Armani per lungo tempo, la loro storia è iniziata proprio nel mondo della moda.

A proposito di Armani, che ridere quando ho visto Mattia Stanga anche lui presente alla visione del film e gli ho detto che era molto elegante mi ha detto scherzando in un orecchio “Pensa se dicessi che non sono vestito Cucinelli ma Giorgio Armani!”. Impossibile dato che è stata Rebecca Baglini a creare il suo look così come quello di Maurizio Lombardi, Alessandro Cattelan e la moglie Ludovica. Io non sapevo cosa mettere, ma mi sono consolata perchè anche le colleghe mi chiedevano cosa avrei messo, ed ognuna di noi ha omaggiato il “visionario garbato” con un capo comprato negli anni alle varie svendite.

Se dovessi pensare a due PR perbene penserei a Barbara Bertelli e Barbara Pigola, “le Barbare” che hanno festeggiato da Cracco 10 anni della loro BertelliPigola, anche se nella moda lavorano da molto più tempo. Conosco “La Pigola” dai tempi di Ittierre dove lavorava con Patrizia Grassini, mi ricordo ancora una cena a casa mia appena sposata sul terrazzo a San Siro. “La Bertelli” l’ho incontrata poco dopo e in un’Italia dove i cognomi possono aprire porte ho sempre ammirato la sua attitudine di crescere dentro ad un’eredità importante senza trasformarla in arma o scudo. Entrambe hanno scelto di farsi stimare prima come professioniste e come presenze eleganti in un settore dove la tentazione di contare più sui legami che sul merito è sempre dietro l’angolo.

Nel beauty una PR “perbene” per me è sempre stata Paola Pontarollo che si è sposata in questi giorni a Dublino con il suo Darach, indimenticabili le marmellate che ci regala preparate dalla sua mamma.

Essere perbene è un modo di stare nel mondo, non garantisce scorciatoie, ma garantisce credibilità. L’unico capitale che nel lungo periodo non si svaluta, chi lo possiede non ha bisogno di altro.

 

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