Moda

Apr 09 INTERVISTA A PAOLO STELLA: HO IMPARATO AD ASCOLTARE I SILENZI

Cristiana Schieppati
Non voglio definire Paolo Stella solo un influencer,  anche se ha il potere di farti comprare delle piante  in quarantena durante una delle tante notti insonni. Paolo Stella è prima di tutto positività, guardare il suo Instagram regala brevi e rari momenti di piacere in una routine di storie oramai quasi sempre tutte uguali. Al suo sorriso abbina un pensiero che ha senso compiuto, merce rara in un mondo dove l’apparenza soffoca  personalità e contenuti. Cosa domandare a chi già ogni giorno si mostra sui social nella sua quotidianità? In questa intervista gli abbiamo chiesto di condividere con noi le sue responsabilità sociali e le sue paure ed abbiamo scoperto che nemmeno a lui  basta uno smartphone a tenergli compagnia.
Paolo come stai vivendo queste giornate a casa? 
Non sono stato fermo nemmeno un secondo, come è nel mio carattere. Mi rendo conto della grande difficoltà che sta attraversando il mondo, ma caratterialmente non riesco a vedere un ostacolo unicamente nella sua accezione negativa. Dietro ogni intoppo cerco di capire quale sia l’opportunità. Il pomeriggio che hanno dichiarato il lockdown ho lanciato #mysweetquarantine, che sta diventando un progetto sempre più articolato.
Cosa ti manca di più  della vita fuori casa e cosa hai imparato in queste giornate di confinamento? 
Sono piuttosto imbranato in casa e quindi ho tempo per imparare tutto: cucina, giardinaggio, pittura, pulizie. La cura delle piante è però la mia grande scoperta.  Da 43 giorni sono chiuso in casa, da solo. Mi manca parlare con le persone. Ma ho imparato ad ascoltare i silenzi.
Ti sei sentito responsabile come come influencer? Hai modificato i tuoi messaggi in questi giorni?
Mysweetquarantine è stata la mia riposta responsabilmente social: una piattaforma che trasforma la generosità delle persone in sostegno alla gente confinata nelle case. Ognuno regala la sua expertise agli altri senza nulla in cambio. E’ paradossale, qualcosa ci torna sempre indietro. Ho cercato di mettere in contatto più gente possibile, e ora diventerà un progetto editoriale.
Con quali “colleghi” ti sei confrontato maggiormente?
Non ho colleghi ma amici, con cui mi sentivo prima esattamente come mi sento ora. Chiara, Fedez, la Cinica, Candela, Giulia Valentina, Stefano Guerrera e tanti altri. Abbiamo duemila chat.
Giornali, social, o tv? Che peso hanno in questo momento? Sta cambiando qualcosa nell’informazione? 
La digitalizzazione è divenuta obbligatoria, non più opzionale. Nell’informazione come nella scuola. È stato solo accelerato un processo in atto da un po’ di anni.
Pensi che dopo questo periodo il tuo lavoro cambierà? 
Il mio lavoro cambia in continuazione, io sono un’evoluzione di tanti passaggi precedenti. Ma è nella mia natura il cambiamento continuo, non mi spaventa. Non sono mai stato un fan del posto fisso.
Un messaggio ai tuoi followers:
La realtà non è buona o cattiva. È come noi decidiamo di guardarla e raccontarla.  È tutta una questione di scelta.
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