Moda

Dic 02 SICILIA: UN ALTRO “PLANETA”

di Cristiana Schieppati

La Sicilia è un luogo che non smette di sorprendere. Non soltanto per la forza della sua luce, il peso millenario della sua storia o la bellezza quasi scenografica dei suoi paesaggi: a sorprendere è spesso chi ti trovi accanto. Nelle isole del Sud gli incontri non sono mai casuali, o almeno non lo sembrano. Può capitare di essere seduti al tavolo di un bar di paese e scoprire che la persona accanto, quella che inizialmente pensavi fosse un turista distratto è in realtà un artista che espone a Parigi, un imprenditore visionario tornato alle radici o una signora che ha attraversato mezzo secolo di cambiamenti con la naturalezza di chi vive il tempo come una storia da raccontare.

In Sicilia le persone non si incontrano: si rivelano. L’ho capito in questi giorni grazie a Giulia Pessina che mi ha invitata a conoscere la famiglia Planeta. “Devi venire a conoscerli sono persone speciali”. L’occasione è quella del trentennale del loro Chardonnay che si celebra con un progetto che intreccia arte e territorio che porterà ad ampliare i percorsi di bellezza per chi visiterà Segesta.

L’arte siciliana non è mai disgiunta dal territorio. È scolpita nelle pietre bianche di Noto, scolpita nel vento di Favignana e di Pantelleria, dipinta nelle maioliche di Caltagirone e custodita nei silenzi delle campagne dell’entroterra. Qui l’arte è un’estensione naturale della vita: non è un oggetto da museo, ma un modo di esistere. Anche se mi occupo principalmente di moda, ho accettato questo invito per guardare la realtà dei Planeta con uno sguardo nuovo, capace di coglierne la bellezza come fosse un racconto di stile anche se più che osservare ne sono rimasta coinvolta.

Milano è movimento, previsione, costruzione. È la città dove tutto deve funzionare, dove la moda detta il ritmo e il tempo è un capitale da gestire. Lì gli incontri avvengono per agenda, per affinità professionale, per appartenenza a un settore. La città riconosce, seleziona, cataloga.

La Sicilia è l’esatto opposto: accade. Milano crea tendenze, la Sicilia crea storie. Per questo sono rimasta male quando un quotidiano storico come La Sicilia ha deciso di utilizzare Diletta Leotta come “corpo” pubblicitario. La conduttrice, che nello spot fa il verso a Miranda Priestley del film “Il diavolo veste Prada” , è la testimonial del ritorno in edicola del quotidiano (Milano e Roma) dopo l’acquisizione da parte di Salvatore Palella, si proprio quello dei monopattini Helbiz (ora non più presenti in Italia). Sul sito del quotidiano si legge “Da un lato il ritorno in edicola nelle capitali dell’economia e della politica italiana; dall’altro la crescita costante sui social, dove si costruisce una relazione quotidiana con un pubblico sempre più presente e partecipe. Due direzioni complementari, che rafforzano la stessa missione: raccontare l’isola, le sue eccellenze, i suoi problemi e le sue ambizioni con un linguaggio moderno, autorevole e aperto al mondo”. Eppure a me pare che l’uso di personaggi dello spettacolo per vendere un quotidiano sia una dinamica che appartiene al mondo dello show business più che a quello del giornalismo, distogliendo l’attenzione da contenuti rilevanti a favore di strategie pop che puntano all’impatto immediato, certamente una salvezza per mantenere vendite e attenzione.

Quello che ho imparato in questi giorni è che puoi sederti ad una cena in un luogo speciale senza avere al tuo fianco persone che iniziano a vantarsi di quello che fanno. Io e Daniela Fedi senza saperlo avevamo seduto vicino a noi un principe, Bernardo Tortorici di Raffadali, Presidente e fondatore dell’Associazione Amici dei Musei Siciliani, con la quale gestisce sette spazi monumentali a Palermo. Tutto questo l’ho scoperto grazie a google perchè lui per tutta la sera ha sostenuto di essere un semplice “portiere”. Quando mi ha detto che sua figlia Francesca è la nuova assistente personale di Jonathan Anderson a Parigi e suo figlio è il pupillo di Luca Guadagnino, Giovanni Tortorici, regista del film Diciannove, opera prima presentata alla Mostra del Cinema di Venezia 2024 nella sezione Orizzonti e che sta girando Ketticè con Monica Bellucci, ho capito che qualcosa non mi tornava . Potrebbe essere proprio un discendente del Gattopardo, uno di quei nobili che vive nelle maestose dimore aristocratiche della Sicilia immortalata da Tomasi di Lampedusa nel suo romanzo. Bernardo T. (come elegantemente siglato sul segnaposto) è diventato una celebrità da quando Stanley Tucci ha girato una puntata del suo programma per la Cnn sulla gastronomia italiana nella sua sala da pranzo, a Palazzo Raffadali, una “reggia” del 1468 che misura 800 metri quadri!

Si perchè i siciliani non hanno case, ma hanno tenute, dimore, regge, palazzi, castelli, palazzi storici, abitazioni nobiliari, ville che ti accolgono. Appena arrivati siamo stati ospitati da Alessio Planeta a casa del figlio Costante che ha cucinato per noi i cardi fritti. Insieme a noi c’era anche Francesca Planeta che si occupa di Planeta Estate, il ramo dell’azienda che si occupa di ospitalità (nel 2025 ha ricevuto il premio Compasso d’Oro alla carriera!) e ci ha ospitato in uno dei resort sotto la sua guida.

Mentre Alessio ci faceva vedere il frantoio ecco apparire una coppia che dire bella è dire poco. Lei acqua e sapone, in jeans e maglione e lui con i capelli mossi dal vento e un sorriso cordiale. Sono l’attrice (ex Miss Italia) Giusy Buscemi e il marito Jan Michelini, regista, tra i suoi successi proprio il film Sandokan che ha debuttato ieri sera in tv. Amici di famiglia, hanno una produzione di olio e tra un red carpet, un film e una mostra del cinema tornano con i loro tre figli in Sicilia per vivere una vita vera. Che coppia stupenda!

Mentre Daniela Fedi era in fibrillazione per l’arrivo di Marco Bizzarri nel cda di Armani (già pronta a scrivere il pezzo tra le rovine di Selinunte) ho trovato due nuove amiche: Mariachiara Di Trapani caporedattore di Marie Claire Maison e una giovane promettente leva del giornalismo digitale del Corriere della Sera, Serena Palumbo. Forse è proprio questo il segreto della Sicilia: ti obbliga a dimenticare ciò che sai e a lasciarti contaminare da qualcosa di nuovo.

Mi è venuta in mente Dua Lipa nella pubblicità per la promozione delle Olimpiadi invernali di Milano Cortina che rappresenta l’opposto e parla ad un pubblico che non esiste. L’immagine di una Milano patinata ( le persone dietro di lei sono palesemente comparse che non ci rappresentano) restituisce un territorio che non ha identità e la presenza della star internazionale finisce per diventare un paravento. Manca un legame con il territorio e la cultura sportiva che dovrebbe essere al centro. Un’estetica che potrebbe appartenere a qualsiasi luogo, un esercizio di stile che parla più di marketing che di spirito olimpico. La frase “ciao ragazzi ci vediamo dopo” che dice Dua Lipa è la metafora perfetta di ciò che lo spot non riesce a fare: è il saluto veloce di chi passa, non di chi rimane.

C’è un Italia che trasforma chi la vive e un’Italia che si limita a farsi guardare. La prima è esperienza, la seconda è strategia commerciale. Davanti ad uno spot che non racconta nulla e ad una Sicilia che continua a chiedere ascolto siamo davvero sicuri che il Ponte sullo Stretto sia la buona idea di cui questo Paese ha bisogno?

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