“Da sempre mi occupo di donne, delle loro storie, del loro modo di raccontarsi al mondo. So che molte parole ci accomunano perché spesso le nostre storie si sovrappongono, creando un legame invisibile che ci sostiene.
Il futuro delle donne è figlio della nostra consapevolezza, della capacità di essere fiere protagoniste del nostro percorso e per far ciò è necessaria determinazione, dedizione, ironia, volontà e conoscenza di sé. Che tu sia madre, sorella, amica, compagna, moglie, qualunque sia il tuo ruolo, vivilo per lasciare traccia, per rendere migliore la parte di mondo che tu abiti, perché solo così possiamo costruire equità, non solo di genere ma anche di vita.”.
Con queste parole Marina Acconci sintetizza il suo rapporto con le donne. E il rapporto che le donne dovrebbero avere con la vita.
Nata a Sarzana, avvocato penalista, dopo trent’anni di cause, aule e palazzi di giustizia aveva voglia di provare un’altra strada. Così nel 2010 torna in qualche modo a casa.
La famiglia era proprietaria di un immobile inutilizzato e di alcuni terreni vicini all’autostrada e Marina, con il padre sempre sul pezzo, ha l’idea di costruire un Outlet. Rapidità di pensiero, entusiasmo, praticità, abitudine al lavoro, curiosità hanno permesso di raggiungere il traguardo molto velocemente nonostante gli ostacoli (un alluvione devastante, per esempio). Così nel 2012 nasce Brugnato Cinque Terre Outlet Village. Ma a Marina non basta. Abituata ad andare sempre a fondo delle cose decide di tenere per sé uno dei negozi all’interno del centro commerciale per capire meglio i meccanismi che stanno dietro le quinte delle vetrine. C’era bisogno di un nome. Il suo, oltre a Marina, è Amelia: da ragazzina scriveva pensieri e parole su un quaderno, soparannominato il diario di Amelie. La scritta a mano, tuttora la caratteristica grafica del marchio, era perfetta per esprimere l’idea dellacollezione: una cosa piccola, senza pretese, femminile, quasi timida. E i vestiti? Marina indossa sempre e solo jeans. Quindi si parte da lì. E cosa ti viene in mente quando pensi a un paio di jeans? Una T-shirt. E così sia: una serie di jeans dalla vestibilità facile e tante magliette che Marina personalizza con applicazioni di tessuti, paillettes, cristalli, scampoli. Così è, come le chiama lei, che però fanno la differenza. Come accessori solo le ballerine, di tutti i colori. Inutile dire che Amelie ha un successo strepitoso e in pochi giorni gli scaffali si svuotano. Marina riparte per la caccia al tesoro, con una scatola piena di etichette firmate. E fa un incontro fortunato: un creativo che usa cotone di buona qualità e disegna abiti in taglia unica. Un’illuminazione. In tre giorni è di nuovo tutto sold out. Una costante che dura tutta l’estate del debutto. L’inverno successivo va anche meglio. Arrivano nuove apertura, non solo negli outlet: negozio a Sarzana, Spezia, Genova, Riccione. Una sorta di test. “La vicinanza con le clienti mi ha permesso di capire e migliorare.” Racconta Marina Acconci “Mi sono resa conto della difficoltà che hanno le donne sopra la taglia 42 a parlare di moda e di abiti. Tendenzialmente le donne fanno difficoltà ad accettarsi e spesso sono vittime di vestiti che recitano da protagonisti invece di raccontare chi li indossa. Ecco, io voglio ribaltare la questione e permettere alle donne, a tutte le donne, di sentirsi libere. E di divertirsi”. L’ironia è fondamentale. Unita all’intelligenza diventa irresistibile. La sintesi è proprio Amelia: una collezione allegra, in taglia unica. Ora i negozi sono sessanta.
La grande intuizione di Marina acconci nasce dall’osservazione sul campo: cosa piace alle clienti dei suoi negozi? Cosa provano, cosa comprano, cosa dicono? La vestibilità è la cosa più importante. E l’idea della taglia unica non è un escamotage organizzativo per semplificare la produzione e evitare gli sprechi, ma il principio su cui si basa Amelie: permettere a tutte le donne, di tutte le taglie, di tutte le età, di indossare lo stesso vestitino, quello di cui ti sei innamorata al primo sguardo. Non ci devono essere limiti, per nessuna. Perché non ci possono essere imbarazzi di nessun genere. In sintesi stiamo parlando di un Amelie System che va applicato a creatività e produzione. Un processo difficile, che richiede uno studio approfondito: del corpo delle donne, con le diversità che lo contraddistinguono; dei tagli e delle cuciture, praticamente costruzioni ingegneristiche; dei materiali, fluidi o croccanti, che siano in grado di tradurre in realtà i pensieri e i disegni. Ci sono dei trucchi: calcoli matematici, coulisse strategiche, tessuti elastici, analisi del giro manica, fondamentale. Una costruzione perfetta che, in realtà, si traduce in un risultato semplice, raffinato, elegante. Una collezione/soluzione che trasforma il gesto quotidiano del vestirsi in piacere, a volte anche divertimento.
La collezione è come d’abitudine trasversale: non ha limiti di età; è studiata in modo tale che i colori e i materiali siano abbinabili fra di loro all’infinito; non ragiona per taglie ma per tagli. Il che significa che lo stesso modello funziona per qualsiasi fisicità e può essere indossato veramente da tutte. Ogni pezzo della collezione viene testato su donne diverse per essere sicuri che funzionino davvero. La scelta dei colori è precisissima, una teoria insindacabile: toni leggeri, polverosi, in sintonia uno con l’altro. Tutto sta bene con tutto, anche collezione dopo collezione. C’è coerenza, senza noia. Ogni settimana arrivano nei negozi novità interamente coordinabili. Una sorprendente, logica conseguenza delle capsule precedenti. Un modo per proteggere le clienti, rassicurate da un filo conduttore così preciso. Ma incuriosite dalla continua creatività.