La collezione Antonio Marras SS26 è un manifesto del métissage, la contaminazione culturale ed estetica che genera pluralità come valore. Marras attinge al Mediterraneo, spazio millenario di incontro, per sottolineare l’importanza dell’alterità e del dialogo. In scena anche i costumi tradizionali sardi, presentati senza rivisitazioni: troppo belli per essere trasformati, troppo importanti per non essere condivisi. Un omaggio diretto alla sua terra, che diventa centro di ogni ispirazione.
In passerella si alternano vestaglie degne di dive hollywoodiane e capi maschili dal taglio sartoriale, tailleur e abiti da soirée, caban oversize e giacchine sagomate. Non mancano completi pigiama, maglieria che sembra ricamo, denim accostato a tessuti preziosi.
La palette cromatica è soffusa e avvolgente: lilla, rosa cipria, ecrù, sabbia, rame, bronzo, prugna, fino al nero stinto. I tessuti raccontano un viaggio estetico: check e gessati, jacquard e damaschi, pizzi, pois, rose sparse come bouquet, tappezzerie scolorite. Uomo e donna condividono gli stessi materiali, ma in interpretazioni diverse: perché per Marras la regola è superare le regole.
La sfilata si chiude con un tributo alla Sardegna e ai suoi custodi: il pastore Giuseppe Ignazio Loi, protagonista del film La vita va così di Riccardo Milani, che per decenni ha rifiutato di vendere la sua terra a un grande gruppo immobiliare. Un gesto che incarna la resistenza, l’amore per le origini e la difesa della bellezza: valori che Marras fa propri e porta in passerella.
Con questa collezione Antonio Marras ribadisce la sua identità di narratore, prima ancora che di stilista. Alghero diventa il teatro ideale dove moda, letteratura, arte e tradizione si intrecciano. Un invito a guardare alla bellezza come bene universale, da condividere e da preservare.








