ICEBERG compie 50 anni. È mezzo secolo di vita, fatto di continue sincronie con lo spirito dei tempi, di una visione sempre propositiva, inventiva, evolutiva. La storia non avrebbe potuto prendere il suo corso senza l’intuito e l’energia dei fondatori di Gilmar, cui va il più sincero e sentito ringraziamento: Giuliana Marchini Gerani e Silvano Gerani. Nel 1974, Giuliana Gerani avverte il cambiamento nell’aria, individua nello sportswear il futuro del vestire, va a Parigi e tra i talenti proposti da un agente sceglie il più laterale e radicale, il meno incline ai compromessi: Jean-Charles de Castelbajac. Punta sul cavallo di razza, accetta il rischio e questo la premia.
È Castelbajac che inventa ICEBERG fin dal nome, rimanendo alla guida creativa per tredici anni, codificando una identità singolare e irripetibile. La lingua di Castelbajac è radicale nella sua vitalistica elementarità. Le forme sono pure e modulari. Le rende speciali la mescolanza di materiali: megamix fino ad allora mai visti di maglia, pelle, montone. La maglia viene sdoganata, usata come un manifesto e decorata con una araldica modernissima, nella quale gli stemmi dell’aristocrazia, ormai polverosi, sono sostituiti da personaggi dei cartoni animati, democratici e alla portata di tutti, rapiti dalle comic strip e dirottati sui vestiti, allargati e piazzati dappertutto come l’insegna di un cangiante casato neo-pop cui appartenere. Tale intuizione marchia a fuoco ICEBERG e lo consegna all’immaginario collettivo.
Ma il percorso non si ferma. Il cambiamento è continuo. Dopo Castelbajac, sono molti i talenti puri scelti un attimo prima di diventare big: Anna Sui, Marc Jacobs, Dean e Dan Caten, Giambattista Valli, Kim Jones e in fine James Long, il solo che possa paragonarsi a Jean-Charles de Castelbajac per estensione e profondità del mandato.
Una storia nella storia, non meno di impatto, è la comunicazione, affidata a fotografi scelti per lo sguardo temerario e innovativo. Il seme dell’iconografia pubblicitaria di ICEBERG è gettato ancora una volta da Jean-Charles de Castelbajac, che per la prima campagna, nel 1983, chiama all’appello l’amico e sodale Oliviero Toscani, e raccoglie, invece di modelli professionisti, i creativi che in quel momento vivace stanno definendo il panorama della cultura popolare, nei più diversi ambiti. Quelle foto non sono scatti di moda ma ritratti. Fanno storia. Anche nelle prime campagne di Steven Meisel, negli anni Novanta, sono i caratteri e non la moda ad emergere. Seguono autori del calibro di Glen Luchford, Peter Lindbergh, David Lachapelle, Peter Arnell. ICEBERG fa breccia con gli oggetti che produce, e con il modo in cui li racconta.
Questa storia unica è raccolta nel volume ICEBERG 1974-2024 Rewind-Fast Forward, in uscita ad ottobre per i tipi de La Nave di Teseo. Concepito come uno scrapbook e diviso per decadi, il libro racconta ICEBERG dagli inizi fino ad oggi, con ampi excursus sul lavoro di Jean-Charles de Castelbajac e James Long. É stato disegnato da Luca Stoppini e curato da Angelo Flaccavento. Descrive un viaggio coinvolgente che, costruito in accelerazione, invita alla pausa e all’approfondimento.