L’Osservatorio “Non Chiudere gli Occhi” realizzato da Skuola.net per Autostrade per l’Italia fotografa il grado di educazione stradale fra più giovani. Le cattive abitudini restano ancora molto diffuse ma la situazione sta migliorando rispetto al passato. Merito anche delle campagne informative e degli incontri formativi a scuola che, soprattutto se svolti con esperti e testimonial, lasciano un segno sull’80% dei partecipantiRoma, 16 dicembre 2025 – Distrazione, stanchezza, eccesso di velocità, uso dello smartphone alla guida: tra le nuove generazioni la sicurezza stradale continua a essere un tema critico. Ma c’è una buona notizia. Infatti, un certo tipo di educazione stradale – quella fatta di incontri con esperti, vittime di incidenti stradali e loro familiari – può incidere positivamente sia nel breve che nel lungo termine.Sono proprio i diretti interessati a parlarne apertamente: 2.100 ragazze e ragazzi – di età compresa tra i 16 e i 24 anni – che hanno partecipato all’Osservatorio “Non chiudere gli occhi”, realizzato da Skuola.net in collaborazione con Autostrade per l’Italia, nell’ambito dell’omonimo progetto di sensibilizzazione rivolto direttamente a studenti e scuole, ovvero laddove l’educazione stradale rappresenta uno dei temi centrali delle ore di Educazione civica, soprattutto con le nuove linee guida introdotte lo scorso anno.E, proprio grazie a questa opportunità, sono incoraggiati sempre di più gli effetti degli incontri svolti in classe, soprattutto se fatti con esperti, forze dell’ordine, persone coinvolte in incidenti o familiari di vittime della strada. Qualcosa di ben diverso – e quindi complementare – rispetto ai tradizionali corsi di guida che preparano agli esami della patente, dove si punta più sui quiz e sulla tecnica di guida che sui valori civici.Non a caso, il 41% di chi ha partecipato a momenti formativi di quel tipo afferma di aver cambiato in modo significativo e duraturo il proprio comportamento, sia nelle vesti di conducente sia come passeggero o pedone. E un ulteriore 43% parla di un impatto positivo, seppur temporaneo. In totale, dunque, 8 giovani su 10 riconoscono un effetto concreto di tali attività.