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Lug 02 BARBARA GIANUZZI: 15 ANNI DI COMUNICAZIONE TRA RELAZIONI, VISIONE E AUTENTICITA’

C’è chi racconta storie, e chi le vive intensamente per trasformarle in relazioni autentiche. Barbara Gianuzzi appartiene a questa seconda categoria. Con la sua agenzia, Gianuzzi PR & Comunicazione, ha firmato in questi quindici anni un percorso che intreccia eleganza e strategia, stile e sostanza. Oggi, nel 2025, celebra un traguardo che è molto più di un anniversario: è una dichiarazione di intenti, un momento di consapevolezza che guarda al futuro senza dimenticare le radici.

Abbiamo incontrato Barbara per ripercorrere le tappe di questa storia professionale costruita con passione, fiducia e una visione sempre lucida del mondo della comunicazione. Tra ricordi, svolte strategiche e nuove sfide, ecco il racconto di chi ha saputo distinguersi con misura e autenticità in un settore in continua evoluzione.

1) 15 anni di Gianuzzi PR & Comunicazione: se potessi descriverli in tre parole, quali sceglieresti?

Intensi, coinvolgenti, appassionati.

Tre parole che racchiudono un percorso che è andato ben oltre il lavoro. Sono stati anni vissuti a pieno ritmo, con la consapevolezza crescente di quanto la comunicazione, se fatta con autenticità e visione, possa costruire valore. Intensità perché ogni progetto ha richiesto presenza e determinazione. Coinvolgimento, perché questo mestiere ti assorbe e ti restituisce tantissimo in termini di esperienza. E passione, la forza motrice che ci accompagna quotidianamente.

2) Quando hai capito che volevi fondare la tua agenzia?

La svolta è arrivata quando ho deciso di lasciare l’azienda in cui lavoravo. Sentivo il bisogno di allargare il mio orizzonte, ma non avevo un piano preciso. Sono state alcune opportunità a suggerirmi la strada, che si è poi delineata con chiarezza. Ho costruito l’agenzia passo dopo passo, guidata dal desiderio di dare un’impronta personale alla comunicazione. È stato un percorso certamente in salita, ma non ho mai percepito il peso della fatica, perché era controbilanciato dall’entusiasmo e dalla voglia di dare vita a qualcosa di autentico. Porto con me la formazione ricevuta nelle mie esperienze precedenti, soprattutto in azienda, dove ho sviluppato un approccio strutturato e rigoroso, che ancora oggi rappresenta un riferimento fondamentale.

3) Cosa è cambiato di più in questi 15 anni nel modo in cui si raccontano i brand e cosa, invece, non deve mai cambiare?

In questi anni è cambiato radicalmente lo scenario dei media. Oggi viviamo una comunicazione frammentata, iperconnessa, in cui i contenuti si muovono in tempo reale e in uno spazio senza più confini. La parte digital ha ridefinito il modo di costruire relazioni, velocizzato i processi, reso l’accesso all’informazione più immediato. Tuttavia, ciò che non deve mai cambiare è la qualità del contenuto e l’approccio strategico con cui viene gestito. Ogni notizia, ogni messaggio, deve essere rilevante e rispettare i codici del brand e del pubblico a cui si rivolge. Per noi, tutelare la qualità della comunicazione e offrire un valore reale è una responsabilità, prima ancora che una competenza.

4) Cosa significa comunicare il tempo oggi?

Se parliamo di orologeria, comunicare il tempo significa entrare in un mondo fatto di meccanica, arte e cultura. L’orologio è molto più di uno strumento: è un oggetto simbolico, carico di significato, che racconta tradizione, precisione e visione. Oggi assistiamo a una riscoperta di questo universo da parte delle nuove generazioni, attratte dall’estetica del passato e dall’ingegneria del futuro. Il nostro ruolo è quello di raccontare queste sfumature, restituendo profondità e senso al valore del tempo, attraverso un linguaggio capace di connettere heritage e contemporaneità. Significa anche dialogare con nuovi media e creator, capaci di dare voce e prospettive diverse a un settore che continua a evolversi da secoli.

5) Hai lavorato con alcune delle maison più importanti del settore. Cosa distingue la comunicazione dell’orologeria rispetto a quella della moda o del lifestyle?

L’orologeria ha una componente tecnica, storica e simbolica molto forte. La comunicazione in questo settore richiede competenza, precisione e un linguaggio che sappia tradurre concetti complessi in emozione e desiderabilità. Rispetto alla moda, dove la velocità e la stagionalità impongono altri ritmi, l’orologeria ha tempi più lunghi, più narrativi, e un rapporto più profondo con la tradizione. È un lusso silenzioso, che richiede rispetto, ascolto e un racconto che sappia valorizzare ogni dettaglio. Comunicare un orologio significa raccontarne l’anima, non solo l’estetica.

6) C’è un progetto che ricordi con particolare affetto e orgoglio?

Ricordo con grande affetto e orgoglio quei progetti in cui siamo riuscite a costruire un racconto autentico, dove la qualità dell’informazione ha incontrato la giusta strategia e il risultato si è tradotto in una visibilità di valore per il cliente. Le attività in cui il nostro intervento ha fatto la differenza. Non sempre è una questione di grandezza (spesso è accaduto con i progetti più piccoli o con le startup) ma di equilibrio: quando percepisci che ogni tassello si è incastrato al posto giusto – il contenuto, la relazione, la visione – allora sai di aver fatto bene il tuo lavoro.

7) C’è ancora spazio per la narrazione profonda nell’era dei social?

A mio avviso sì, e deve esserci. I social non devono essere un’alternativa alla profondità, ma uno strumento per modularla. Le persone sono ancora alla ricerca di storie che lascino un segno, ma vogliono leggerle o ascoltarle in modi diversi, più immediati e visivi. Chi comunica deve essere capace di mantenere la sostanza anche nei formati brevi, trovare la voce giusta per ogni piattaforma senza sacrificare il contenuto. La profondità oggi non sta solo nella lunghezza, ma nella rilevanza di ciò che diciamo.

8) Quali sono le qualità imprescindibili per chi oggi vuole fare questo lavoro con serietà e successo?

Consapevolezza, dedizione e autenticità. È un lavoro che richiede grande attenzione ai dettagli, capacità relazionali, spirito strategico e una continua curiosità. Ma soprattutto richiede presenza: non puoi fare comunicazione senza esserne profondamente coinvolto. Occorre capire le dinamiche dei media, conoscere i linguaggi, adattarsi all’evoluzione del mercato senza perdere la propria identità. Serve anche umiltà, perché il nostro è un lavoro di servizio, non di protagonismo. Siamo al fianco dei brand per aiutarli a esprimersi al meglio, non per sostituirci a loro.

9) Come immagini la tua agenzia nei prossimi anni? Cosa ti piacerebbe realizzare?

La immagino ancora più solida e riconosciuta come punto di riferimento in ambito PR nel segmento del lusso e lifestyle. Stiamo già ampliando il nostro raggio d’azione: oltre all’orologeria e alla gioielleria, abbiamo iniziato a lavorare con realtà nel mondo wine & spirits, e ci piacerebbe sviluppare progetti nei settori beauty e hotellerie.

Chi lavora con il lusso sviluppa una sensibilità particolare, fatta di ascolto, precisione e rispetto per il brand. Sono competenze trasversali che possono essere declinate con successo in altri ambiti d’eccellenza. L’ obiettivo è espandere il nostro approccio sartoriale ad altri mondi che condividono la stessa esigenza di cura e valore.

10) Se potessi dare un consiglio a chi inizia oggi questo lavoro, cosa suggeriresti?

Suggerirei di partire dal basso e imparare ogni passaggio con pazienza e rispetto. Questo è un mestiere che non si improvvisa: bisogna conoscere le basi, capire i meccanismi, affinare la sensibilità e le capacità relazionali. Non bastano i sorrisi… o una buona presenza: servono sostanza, perseveranza e autenticità. Solo così si costruisce una reputazione solida e duratura.

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