Moda

Gen 16 BE QUIET (BUT LUXURY)

di Cristiana Schieppati

Premetto che la comunicazione, in qualsiasi settore, è ANCHE, ripeto, ANCHE, la possibilità per un’azienda di distorcere la realtà quando ha poco da dire. Ci si inventa uno storytelling, si decide cosa dire e cosa omettere e si manda alla stampa un bel comunicato. Questo è quello che leggeremo molto spesso su tanti giornali, ma la vera storia che si nasconde dietro a questa comunicazione ve la racconteranno i critici, i giornalisti e gli opinion leader nel dietro le quinte, dove si “snocciola” tutto il “non detto”. Eliminando alcuni accaniti e polemici colleghi, possiamo affermare che la moda ha una doppia faccia, quello che si dice e quello che non si può dire (o quello che si vorrebbe dire ma non è il mio caso).

Dopo questo “pippone/premessa” vi racconterò un po’ di cose di cui si è parlato in questi giorni. La prima è l’uscita della campagna pubblicitaria di Saint Laurent: protagonista Diana Ross, anni 79. Vestita in un abito fasciante nero offre subito il via al trend dell’anno, il quiet luxury, l’eleganza non ostentata. Per me è subito “endless love“, come la canzone che Diana cantava nel 1981 scritta da Lionel Richie per la colonna sonora del film “Amore senza fine”  e che ha tormentato la prima infanzia delle mie figlie, dato che era la musica inserita nel pesce ballerino appeso nella loro cameretta. Certo è che per mantenersi così belle a quasi ottant’anni ci vuole un buon DNA, oppure la fantastica maschera La Prairie che è appena uscita , Platinum Rare Haute- Rejuvenation Mask che in una notte assicura miracoli al prezzo di 1579 euro ( 12 fiale). Mia nonna diceva che chi bella vuole apparire deve soffrire, oggi soffre perchè deve spendere per esserlo.

In fatto di spese “sofferte” lo sa bene Tomaso Trussardi che, come scrive la super attenta Maria Silvia Sacchi (che dopo una vita al Corriere della Sera oggi dirige la testata on line www.theplatform.group sull’industria della moda) , ha deciso di riportare in famiglia il palazzo di piazza della Scala. Ma c’è anche Harry Styles che ha acquistato una quota di minoranza del brand inglese S.S. DALEY di Steven Stokey-Daley, stilista fondatore del brand che ha appena sfilato a Pitti, il cantante aveva infatti indossato i capi nel video del brano Golden. E poi c’è Ilary Blasi che continua a fare cassa: esce infatti il suo libro “Che Stupida” dove racconta ancora la sua verità… ora che non c’è Totti a regalarle le Birkin di Hermès se le deve comprare da sola (la versione Basic parte da 7000 euro).

Se volete fare acquisti anche voi, ma meno esosi, potete scegliere tra design e moda. Gisella Borioli ha organizzato una raccolta fondi grazie alla donazione da parte di Slide Design di una collezione di sculture realizzate da grandi nomi del design e commissionata dal suo fondatore, Giò Colonna Ronano, recentemente scomparso, con un’asta esclusiva battuta da Christie’s per 16 sculture.  Una mostra al Superstudio Più dal 24 gennaio al 30, anticiperà i pezzi messi in vendita a prezzi di base eccezionalmente bassi. Sono opere firmate da nomi importanti come Alessandro Mendini, Alessandro Guerriero, Fabio Rotella, Eun Sun Park e molti altri. Il ricavato sarà devoluto interamente all’Associazione ETS MuseoCity, Milano, per la realizzazione di progetti artistici e culturali a scopo sociale e di inclusività. Tutti i costi dell’organizzazione sono stati sostenuti da Superstudio e altre società che hanno aderito col cuore al progetto, Christie’s non ritirerà commissioni sull’incasso, in una gara di generosità.  Se invece siete appassionati di moda approfittate della vendita dell’archivio di Gentucca Bini dal 18 al 21 gennaio, un’accurata selezione di 200 pezzi tra capi e accessori delle passate stagioni dal 1999 ad oggi.

Veniamo alla Milano Fashion Week anzi, alla “Milano three-day week” , quella dedicata alle sfilate uomo. Ovviamente il tema più “caldo” è stata la passerella di Gucci (anche se la possibile vendita di Prada ha scatenato non poche riflessioni): troppo classica, sembra Valentino, nulla di nuovo, strizza l’occhio ai coreani …bla bla bla. Se pensate che ci sia improvvisazione in tutto questo vi sbagliate. Infatti la sfilata era esattamente il lato maschile di quanto abbiamo visto a settembre per la donna. Frida Giannini, dal suo Instagram @giannini8767 si scatena con i commenti ( si sa noi donne dopo un po’ non la mandiamo mica a dire), ma avendo il profilo privato non posso svelarvi i suoi contenuti, provate a chiederle l’amicizia.

In molti sono scettici su Fendi, grandi elogi invece per Prada e Dolce & Gabbana. Effettivamente quest’ultima sfilata è stata molto bella, con un uomo sexy in nero, peccato per la dichiarazione dei due stilisti che hanno tirato una frecciatina al mondo degli influencer dicendo ““Siamo stati gli unici a non lavorare con gli influencer, li abbiamo fatti sfilare ma non abbiamo mai pagato nessuno. Da un anno e mezzo abbiamo cambiato registro, siamo tornati a lavorare con maestri come Meisel e Klein e alcune modelle, a noi piace la moda, e chi più di loro può esprimere questo concetto? Il fotografo, come il giornalista, fa un mestiere per cui ha studiato, ha una cultura, si può avere un dialogo alla pari”, hanno dichiarato all’Ansa. Tutti sanno che tra Stefano e Domenico e Chiara Ferragni i rapporti non sono mai stati ottimi, soprattutto dopo che c’è stata anche una situazione che ha infastidito la maison che ha coinvolto un amico dell’imprenditrice digitale. Celebre il commento di Stefano al vestito di nozze in cui commentava “cheap”. Insomma non proprio amore a prima vista. Eppure nel 2018 la sfilata Dolce & Gabbana basava la sua comunicazione proprio sui followers di influencer e star di YouTube. Ma il passato è passato, la moda dimentica velocemente e soprattuto cambia strategie a breve termine. Infatti secondo me il futuro degli influencer è nelle mani dei direttori marketing e comunicazione dei brand: se continueranno a destinare i loro budget solo a loro con questi valori di mercato spropositati che hanno sbilanciato la competitività degli altri editori nulla cambierà. D’altrode non mi ricordo chi mi ha detto “anche i calciatori hanno degli stipendi altissimi”. Quindi Chiara Ferragni è da considerare come Cristiano Ronaldo? Comunque a me piacciono di più i creator e gli storytelling, sono stufa di guardare quelli che mangiano la patatina e ti dicono “mmm quanto è buona provala anche tu!”.

Come sempre ha ragione Giorgio Armani quando dice che la moda è cosa seria, se no diventa un Carnevale e fidatevi che lui è un luminare. Quell’uomo è infaticabile: pensate che finita la sfilata, nel momento dedicato alla foto di gruppo si è messo a sistemare i vestiti dei modelli uno a uno, poi ha coordinato i fotografi “basta muovetevi” e si è messo a fare le foto con tutti, anche con Beka Gvishiani  fondatore di Stylenotcom che si portava dietro i libretti blu da regalare. Gli hanno anche organizzato una colazione da Saint Ambroeus. La vera spunta blu per molti è essere citati nei suoi post, questo per quelli che senza visibilità non sanno stare, i più praticamente.

A volte il sistema moda tende a distrarti con RICCHI PREMI E COTILLONS: c’è chi ti invita 20 celebrità in prima fila e ne sfoggia i followers come Fendi, e chi decide di sfilare vestito da Drag Queen come Dean Caten per Dsquared2, per testimoniare la diversità dei gemelli : 15 coppie di gemelli maschi e 9 coppie di gemelle femmine sono stati i protagonisti della sfilata. Ma l’ultima di Gucci firmata Alessandro Michele non era proprio su questo tema? Ah la mia memoria…

Di certo non è facile inventarsi qualcosa, mettere insieme concretezza e sogno; per questo chi ha nuove idee viene ben pagato dal sistema, usato e strizzato come una spugna e poi via. Per dire: c’è qualcuno che si è inventato una vera e propria montagna di puro cashmere per la sfilata di Zegna ! Eppure bisognerebbe essere più concreti, andare incontro al consumatore che non ha soldi e che ad un capo di moda preferisce un viaggio, che se non può permettersi il lusso se lo compra falso dalla Cina su tiktok. Dice bene Stefano di Nezza, CEO di Philippe Model Paris che ha presentato insieme al designer finlandese Toumas Merikoski la nuova collezione ” Quando l’ho incontrato la prima volta in una video call non mi è piaciuto, non riuscivo a percepirne la personalità. Poi ci siamo incontrati a Parigi faccia a faccia ed è stato tutto diverso. Le persone bisogna viverle dal vivo, bisogna scegliersi guardandosi negli occhi”. E’ proprio così, una buona comunicazione non è fatta da un solo fattore. Non basta avere in prima fila un personaggio importante o inventarsi un coup de théâtre, o prendere lo stilista più conteso. Occorre mettere insieme sinergie, prodotto ma soprattuto gente valida che entri in sintonia con il team. Per questo la direttrice comunicazione (di cui non farò il nome) che ha stravolto un brand che per molti era considerato di serie B, ci riesce perchè mette a punto una strategia, una squadra, un prodotto valido, una bella location e, soprattutto, ci mette il cuore.

L’ottavo rapporto annuale State of Fashion di The Business of Fashion e McKinsey & Company rivela oggi l’immagine di un settore che naviga in una profonda incertezza. I cambiamenti nella domanda dei consumatori hanno provocato il cosiddetto “effetto bullwhip”, in cui i tagli agli ordini mettono sotto pressione i fornitori della moda. Ora, se si vuole che l’offerta tenga il passo con la nuova domanda prevista, i marchi e i rivenditori dovrebbero concentrarsi sul rafforzamento delle partnership strategiche. E anche qui torna il senso del rafforzare i rapporti umani, stringere alleanze vere. Parlando con il responsabile retail di tutti i negozi del mondo di Tod’s che mi ha presentato Andrea Della Valle mi diceva che per far sopravvivere i negozi occorre formazione del personale ed experience che facciano arrivare il cliente e lo fidelizziamo. Come fanno negli Stati Uniti da sempre (scena di Pretty Woman a parte), quanti di noi sono tornati dai viaggi negli Usa sorpresi da quanta gentilezza hanno le commesse e non è solo questione di percentuale, visto che molti store utilizzano anche qui lo stesso sistema di incentivo alla vendita.

Ha ragione Vinicio Marchioni che ho incontrato alla presentazione di Oratio ( me l’ha presentato dopo una mia incalzante sollecitazione Maria Mantero che se lo voleva tenere tutto per se). L’attore , forte del successo del film campione d’incassi “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, mi ha confermato come l’Italia sia provinciale e di come si preferisca conquistare visibilità all’estero piuttosto che far crescere il nostro Paese. Ha proprio regione, ora tutti stanno cercando di guadagnarsi un posto nel mercato americano (che in Cina e Corea non è così facile), l’Italia viene usata solo per la produzione, il consumatore made in Italy non è appetibile perchè non è big spender. Eppure scommettiamo che ci sarà qualcuno che si indebiterà per comprare il televisore trasparente di Samsung presentato al CES di Las Vegas? A proposito del Ces, qui il Gruppo L’Oréal ha presentato AirLight Pro un rivoluzionario asciugacapelli con oltre 150 brevetti, che si prende cura dell’ambiente, in grado di superare le barriere della performance. AirLight Pro assicura capelli fino al 33% più idratati, fino al 59% visivamente più morbidi, tempi di asciugatura ridotti e un’esperienza utente migliorata grazie al feedback dei principali hairstylist professionisti. È inoltre in grado di utilizzare fino al 31% di energia in meno. Per la moda sono stati presentati armadi e cabine armadio igienizzate e che stirano in automatico.

Vi lascio con leggerezza, con alcuni siparietti divertenti :

1) Alessandro Calascibetta che si mette in ginocchio e chiede ad Antonio Mancinelli di sposarlo durante la presentazione di Brunello Cucinelli, imitando i gesti eclatanti che ci sono sui social e io che mi lamento dicendo “Certo potevi chiederlo a me!”

2) Il direttore (non faccio il suo nome se no poi dice che lo nomino troppo spesso) che mi dice ” Schieppati lo sai che sei una stronza, ma mi piaci per questo” . Niente da aggiungere qui direi, ma se volete aggiungetelo voi.

3) Io in via della Spiga che incontro Justine Bellavita in videochiamata con il papà Augusto che vive in Bretagna e sempre io che mi aggiungo alla conversazione. Dovete sapere che ci conosciamo fin da ragazzine, i nostri padri erano colleghi ed io andavo a Roma a trovarla e lei veniva a fare la milanese. Bello sempre ritrovarsi.

4) Io che chiamo mia madre e le dico “Sai mamma che stasera ho conosciuto Marchioni proprio un bel tipo!” ” Ma no Marchionne è morto” . #lamiafashionweekfiniscecosi

 

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