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Apr 10 #CALCIOLAND-IL CALCIO ITALIANO SI ERA ILLUSO: I SOLDI DELLO STATO DEVONO ANDARE A RICOSTRUZIONE E A SANITA’

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I presidenti delle società di calcio ci saranno anche rimasti male. Ma non potevano aspettarsi, dall’ultimo Decreto legge a supporto dell’economia del Paese, che il Governo concedesse fondi straordinari particolari né accordi commerciali con le agenzie di scommesse per far fronte alla crisi di un settore sicuramente popolare ma non per questo essenziale alla vita degli italiani. Il calcio, in altre parole, visto che è costretto a fare da sé deve darsi una regolata profonda. Basta ingaggi milionari, basta spese folli per i cartellini di questo o di quel talento: quando in campo non c’erano tanti stranieri l’Italia del calcio funzionava bene lo stesso, le spese erano tutto sommato accettabili e, di conseguenza, alla presidenza delle società c’erano i mecenati (Agnelli, Moratti, Rizzoli, Pianelli, Mantovani, Dallara e via dicendo) gente che amava spendere per la propria felicità e, diciamolo pure, anche per fare un po’ di pubblicità ai prodotti delle loro aziende. Oggi il calcio è diventato qualcosa di diverso, non è più “gioco” ma “show business”. Troppa gente gira intorno al mondo del pallone con il motivo principale di arricchirsi. Come certi procuratori che, in molti casi, guadagnano cifre ben superiori ai loro assistiti. Secondo i dati della Figc, nel 2019 le 20 società di Serie A hanno versato ai procuratori 187,8 milioni di euro complessivi, in crescita del 9,5% rispetto ai 171,5 milioni del 2018, con una media di 9,4 milioni per club. Secondo “Panorama”, il procuratore Mino Raiola con 70 milioni di dollari annui di commissioni è il quinto nella classifica dei procuratori più pagati al mondo (dietro a Jonathan Barnett 128, all’americano del baseball Scott Boras con 118,8, a Jorge Mendes con 118 e l’altro americano della NBA, Jeff Schwarts con 72,5 milioni di dollari annui).

Va da sé che una Nazione come l’Italia, prostrata da un virus micidiale che sta provocando migliaia di vittime e problemi economici alle famiglie, non possa destinare al milionario mondo del calcio professionistico finanziamenti preziosi per la ricostruzione, l’assistenza e la sanità.

Per cercare di non far perdere completamente i diritti Tv alle società di calcio, il presidente della Figc, Gravina, sta trattando con il ministro dello Sport, Spadafora, per ottenere una deroga e poter effettuare le visite mediche dei giocatori a fine aprile e poi riprendere gli allenamenti a inizio maggio, ipotizzando la ripresa del campionato il 31 maggio o il 3 giugno. Una ripresa verosimilmente a porte chiuse, si pensa, per non far correre pericoli a squadre, arbitri, personale delle società e degli stadi.

 

 

 

 

 

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