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Mar 18 #CALCIOLAND-L’UEFA FINALMENTE SI ACCORGE DELLA PANDEMIA E RINVIA GLI EUROPEI AL 2021

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“Nelle ultime due settimane – aveva dichiarato l’11 marzo scorso il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus – il numero di casi di COVID-19 al di fuori della Cina è aumentato di 13 volte e il numero di paesi colpiti è triplicato, ci sono più di 118.000 casi in 114 paesi e 4.291 persone hanno perso la vita. Altre migliaia stanno lottando per la propria vita negli ospedali”. C’è voluta ancora una settimana, con molti giocatori colpiti da Coronavirus,  perché l’UEFA, presidente lo sloveno Aleksander Ceferin, decidesse di rinviare i campionati europei di calcio al 2021. Ma l’UEFA ha alzato bandiera bianca solo a tre quarti del pennone, cerca di resistere al parere degli organismi internazionali di sanità stabilendo che i match dei playoff in programma a fine marzo per le ultime Nazionali che dovevano qualificarsi a Euro 2020 saranno invece giocati, se possibile, a inizio giugno, così come le amichevoli internazionali tra cui quelle dell’Italia contro Inghilterra e Germania. Oggi l’UEFA deciderà anche delle coppe europee con una votazione dei rappresentanti delle 55 nazioni aderenti all’organismo in teleconferenza. Secondo il quotidiano sportivo spagnolo “AS”, il progetto sarebbe quello di organizzare due final four fra le quattro squadre qualificatesi per le semifinali sia in champions sia in Euroleague, con partite secche di semifinale e finale: per la Champions a Istanbul, per l’Europa League a Danzica. Ma questo progetto si potrà realizzare? Per arrivare alle semifinali di champions si dovranno giocare ancora quattro incontri di ottavi (Manchster City-Real Madrid, Juventus-Lione, Barcellona-Napoli, Bayern Monaco-Chelsea) e poi gli incontri dei quarti di finale per designare le finaliste. Mi sembra un piano piuttosto aleatorio, sarebbe meglio mettersi il cuore in pace, rinunciare ai soldi e pensare alla salute. In un mondo che sta lottando contro un nemico invisibile e tremendo, si sta cercando di salvare economie peraltro difficili da salvare anche nel caso in cui il Coronavirus non solo desse tregua ma addirittura sparisse. Nessuno può garantire l’UEFA che le partite si potranno disputare, così come nessuno può garantire gli organismi nazionale che si potranno terminare i campionati. Lo si spera, punto e basta.

 

E lo si spera per non voler accettare che, dopo questa tremenda pandemia che causa decine e decine di migliaia di morti e sconquassi finanziari senza precedenti dal dopoguerra in qua, anche il calcio dovrà cambiare profondamente, darsi nuove regole e stabilire nuovi criteri economici: niente più ingaggi faraonici per i giocatori, niente più diritti televisivi che superano il miliardo di euro, ridimensionamento del costo di abbonamenti e biglietti d’ingresso allo stadio. Se questo il calcio non vorrà capirlo andrà incontro a un sicuro fallimento, gli stadi resteranno desolatamente vuoti come lo furono nel Brasile degli Anni ’80, quando la gente doveva scegliere se mangiare o andare allo stadio. Questa pandemia sta provocando nuovi sentimenti e fa intravvedere orizzonti diversi a intere popolazioni  che stanno rintanate in casa da settimane e forse dovranno restarci ancora un bel po’. Il calcio è  colpito dal Covid-19 così come la gente normale, le quarantene di Real Madrid, Juventus, Atalanta, Sampdoria, Fiorentina, Siviglia e altre  sono lì a testimoniarlo. E sarebbe assurdo, allora, che il futuro restasse fermo ad oggi, quindi privilegiato, solo per  una parte.

 

 

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