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Ago 31 #CALCIOLAND – MA ANTONIO CONTE A CHE GIOCO GIOCA CON L’INTER?

Kolarov, 35 anni a dicembre, invece del ventenne Kumbulla. Vidal, 33 anni, invece del ventenne Tonali. Via Skriniar, uno dei migliori difensori d’Europa, si dice in cambio del centrale-centrocampista di destra del Tottenham Tanguy Ndombélé, ventiquattro anni a dicembre. E sulla lista dei giocatori che Antonio Conte ha messo in partenza ci sono Marcelo Brozovic, Roberto Gagliardini, Joao Mario, Radja Nainggolan e Matias Vecino; più Borja Valero che sarà svincolato e, quindi, libero di scegliersi una squadra (la sua preferenza va alla Fiorentina, dove ha giocato per anni). Alla lista di Conte, almeno per quel che se ne sa finora, manca un portiere: tornerà Radu che è in prestito al Parma e, suppongo, a fare il vice Handanovic. Sono perplesso, all’Inter manca un portiere che stia comodo nella grande tradizione che la società nerazzurra ha sui numeri 1. Radu è un buon elemento, ma sicuramente non all’altezza del Musso dell’Udinese o del Cragno del Cagliari. E Handanovic ha suscitato qualche perplessità sia in campionato sia, soprattutto, nella finale di Europa League contro il Siviglia.

 

Ora mi chiedo: Antonio Conte a che gioco sta giocando con l’Inter? Dal meeting riappacificatore (ma quanto vero?) è uscita una sterzata netta del mercato nerazzurro, chiesta sicuramnete dal’allenatore: rinunciare ai giocatori del futuro (come Tonali e Kumbulla da tempo seguiti e prenotati da  Beppe Marotta) preferendo giocatori datati di età, sicuramente validi sotto il profilo tecnico ma d’incognita sotto quello della prestazione fisica (come Vidal e Kolarov). Una tale sterzata lascia intravvedere il sospetto che Antonio Conte pensi molto a se stesso e al suo futuro e poco, per non dire niente, a quello dell’Inter. Mi spiego e mi faccio le stesse considerazioni che attribuisco al tecnico pugliese: ho ancora due anni di contratto, metto su una squadra che possa vincere lo scudetto e comportarsi bene in Champions, se non vinco la coppa europea la tento nel prossimo anno dopo di che chiudo con l’Inter, farò un anno sabbatico e poi mi riciclerò in qualche altra grande squadra europea. Lo stesso pensiero, in sostanza, che deve aver guidato Conte al momento in cui disse sì al Chelsea.

 

L’esortazione, quindi, che si può fare a Marotta ed Ausilio è una sola: accontentato l’allenatore, pensate alla società, al dopo dell’Inter, fate i sacrifici che si dovranno fare ma portate a casa i giovani talenti su cui avete puntato. Perché, prima o poi, Antonio Conte se ne andrà rimproveradovi di non averlo fatto!

 

 

 

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