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Mar 23 #CALCIOLAND – OLIMPIADI MUTILATE DAL CORONAVIRUS CHE MANDA IN TILT IL CALCIO ITALIANO

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Causa Coronavirus, Australia e Canada hanno deciso di rinunciare ai Giochi di Tokyo, auspicando contestualmente lo slittamento della manifestazione all’estate 2021. Il CIO, comunque, non ha ancora preso una decisione definitiva sul rinvio o la cancellazione dell’Olimpiade (24 luglio-9 agosto). Lo sport è a una svolta decisiva. I campionati europei di calcio sonno già stati rinviati al 2021, la pandemia in atto non consente previsioni esatte su quel che potrà accadere di qui a quattro mesi. Anche se verosimilmente, non sarebbero molte, in caso di confera dei Giochi, le nazioni a parteciparvi: essendo molto alto, per ora, il rischio di contagio da ritorno.

Su un pianeta proprio sembra invece viaggiare il calcio italiano visto che qualche società aveva previsto per oggi la ripresa degli allenamenti. Ma il virus, che non guarda in faccia né a professioni né a censo, ha sconsigliato simili nefandezze: il caso Atalanta-Valencia con pubblico a San Siro, con i contagi che può aver provocato nella zona di Bergamo, sembra aver insegnato poco ai presidenti del pallone.

La Lega Serie A si riunirà domani per fare il prospetto dei danni che l’emergenza sta portando al nostro calcio. Due sono le opzioni di perdita paventate: saranno di circa 170 milioni se il campionato dovesse ripartire e concludersi, più di 720 se il campionato non dovesse concludersi. Queste cifre saranno poi mandate alla FIGC che richiederà al governo piani di investimenti statali a sostegno dello sport. Se si parla di sport dilettantistici e di attività sportive generali per la salute dei cittadini, mi sembra logico che lo Stato debba intervenire. Ma se si tratta di dare danaro al calcio professionistico senza prima mettere un tetto ai costi dei cartellini e agli ingaggi di giocatori e allenatori, allora io non sono d’accordo. Gli investimenti prioritari del Paese, terminata l’emergenza, debbono andare alla sanità e alla ricerca, al risollevamento dell’industria, dell’artigianato, del commercio. Perché il virus può tornare in altra forma e non ci deve trovare impreparati. Il calcio deve darsi una ridimensionata, abbandonare la concorrenza per i migliori giocatori e allenatori fatta a suon di milioni annui di ingaggio. Non dico di tornare al secondo dopoguerra, dico solo di evitare lo scandalo di certi stipendi che fanno stridere non solo per le differenze abissali di introiti con la gente che la mattina va al lavoro in fabbrica, in ufficio, nei cantieri; ma addirittura anche con gli appannaggi dei manager delle grandi industrie.
Nella giornata di oggi l’Associazione Italiana Calciatori si ritroverà in conference call per prendere una posizione netta sul taglio degli stipendi. L’unico argomento che sarà trattato è quello del Coronavirus con il presidente Tommasi e gli altri membri Aic che hanno partecipato ai tavoli di lavoro in Lega la scorsa settimana che presenteranno la situazione attuale. Come riporta il Corriere dello Sport dal consiglio emergerà un orientamento sulla ripresa degli allenamenti, ma sarà più complicato decidere qualcosa sul tema dei tagli agli stipendi. Se in Serie C gli ammortizzatori sociali potrebbero dare una mano, in A e in B è tutto più complicato. L’Aic ha accettato che i giocatori fossero mandati in ferie, detraendo questi giorni di inattività dal monte vacanze estivo, e non porrà obiezioni alla ripartenza della prossima stagione dopo aver “staccato” solo per una settimana. Quanto al taglio degli ingaggi, invece, pare ci sia una certa reticenza a eventuali tagli, subordinandoli comunque a quando avverrà la ripresa del campionato.

Molto reale frattanto la posizione della FIFA che con il presidente Infantino si è posta su una posizione precisa: “Prima la salute. Poi tutto il resto. E il resto, per i dirigenti, significa sperare il meglio ma anche prepararsi al peggio. Si giocherà quando si potrà senza mettere a rischio la salute di nessuno. Federazioni e leghe siano pronte a seguire le raccomandazioni di governi e Oms. Servono misure dure. Ma non c’è scelta. Dovremo tutti fare sacrifici”.

Il calcio italiano è fermo e non si può sapere quando riprenderà. L’emergenza non può ancora dare risposte esaurienti e precise, pur se qualche piccola luce in fondo al tunnel si sta cominciando a intravvedere. Ma se il campionato è fermo, il mercato è in movimento. La “voce” più ghiotta arriva dalla Spagna e la riporta diariogol.com: Cristiano Ronaldo avrebbe scelto di lasciare la Juventus in estate, per iniziare una nuova avventura lontano da Torino. A 35 anni il portoghese vuole cambiare ancora e approdare al Paris Saint-Germain. Una possibilità che – sostiene diariogol.com – trova conferme dai contatti frequenti tra il suo agente Jorge Mendes e il club parigino, che perderà Neymar e vuole sostituirlo con CR7.

 

 

 

 

 

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