“La filiera produttiva della moda italiana ha bisogno di una regola chiara che indichi in che modo le aziende debbano comportarsi per rispettare la legge ed una, altrettanto efficace, che fissi le responsabilità di chi non rispetta questi comportamenti.” Così il presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Carlo Capasa, in una lettera inviata ieri al Ministro Delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso a seguito di un incontroavvenuto il 15 ottobre e con la quale Capasa accompagna la richiesta di modifica alla norma approvata in Commissione al Senato sugli effetti della certificazione della filiera, norma che viene considerata dai brand “assolutamente non soddisfacente perché manca un pezzo che chiarisca gli effetti della certificazione.”
Camera Nazionale della Moda Italiana ha lavorato per elaborare una proposta di legge sulla “Certificazione della filiera produttiva”, una legge chiara affinché non sia la singola azienda a valutare se il proprio comportamento sia corretto o meno, ma per affidare a terzi il controllo e le necessarie verifiche. Se, effettuate tali verifiche, viene assegnata la certificazione, chiediamo che sia chiarito nella legge che alla medesima azienda non possano essere attribuiti comportamenti deficitari quanto ad organizzazione e controllo della filiera.
“I comportamenti dolosi vanno puniti e non vanno protetti – prosegue Capasa – senza sacrificare l’immagine di un intero settore, vanto del Made in Italy, per comportamenti che nulla hanno a che fare con i brand e con quell’oltre 95% di filiera sana, che costituiscono l’ossatura portante della moda italiana, in particolare nel momento in cui queste aziende avranno adottato modelli organizzativi trasparenti certificati da terzi”.
Infine, Capasa si dice certo che “Governo e Parlamento hanno ben chiara la necessità di una legge chiara ed esaustiva e dunque ci aspettiamo segnali chiari in questa direzione”. Il Presidente di CNMI purtuttavia lascia trasparire preoccupazione auspicando dunque che il tema venga preso in mano dai legislatori con decisione e rapidità, anche per non porre a rischio decine di migliaia di aziende ed i loro lavoratori.