Viviamo nel tempo del visibile. In un’epoca in cui tutto sembra esistere solo se mostrato, raccontato, pubblicato — anche il nulla reclama il suo posto sotto i riflettori. Il nulla oggi si presenta bene. Ha filtri perfetti, caption studiate, hashtag strategici. È il post che non dice nulla, ma riceve mille like. È l’intervista dove nessuna risposta contiene davvero un pensiero. È il contenuto che si moltiplica senza contenere. Il nulla, insomma, ha un reparto marketing eccellente.
Cosa succede quando la visibilità diventa un valore in sé, scollegato da ciò che si mostra? Il rischio è duplice: da un lato, l’abbassamento progressivo della soglia di attenzione, tutto è accessibile, ma nulla è profondo. Dall’altro, la svalutazione di chi ha davvero qualcosa da dire: chi pensa, chi studia, chi ascolta prima di parlare.
Dare visibilità al nulla significa premiare l’apparenza del contenuto più del contenuto stesso. E questo ha conseguenze: nel dibattito pubblico, nella cultura, nella politica, nella moda. L’estetica dell’urgenza prende il posto della qualità. Il talento cede il passo alla performance.
Esiste ancora un pubblico che sa distinguere. Esiste ancora un desiderio di autenticità, di parole che nascono da un vissuto, da un’idea, da una competenza? Bisogna solo accettare che non tutto ciò che è prezioso è immediato. E che la visibilità, da sola, non basta.
Cosa ci attrae tanto? In estate il tema del tradimento è la narrazione perfetta: ha tensione, svolta, sorpresa. È lo scivolamento dell’idillio, l’incrinatura nel filtro social. Forse perché ci consolano, ci ricordano che perfino le vite apparentemente perfette vacillano. E così la coppia beccata dalla Kiss Cam al concerto dei Coldplay è diventata virale così come gli audio di Raoul Bova alla sua giovane amante pubblicati da Fabrizio Corona sono trasformati in contenuti per la pubblicità di Ryanair, ironia che forse porterà all’attore un risarcimento danni.
Eppure il tradimento è una delle esperienze emotivamente più laceranti che un essere umano possa affrontare. Un tempo gli amanti si chiudevano qualche ora in un motel, consumavano la loro storia tra sguardi furtivi e verità sussurrate. Oggi invece tutto può essere tracciato, salvato, divulgato. La tecnologia ci ha dato l’illusione del controllo: siamo spiati e spianti nel tentativo di prevenire ciò che temiamo. Le emozioni vere, la complessità delle relazioni, il senso profondo della rottura vengono così inghiottiti dalla logica dell’esposizione. Oramai non ci scandalizziamo più perchè abbiamo normalizzato il voyeurismo digitale, la punizione eccede la violazione e si viene puniti socialmente.
E’ andato virale il video del signore che a Montecarlo ha rimorchiato fuori dall’hotel una ragazza di almeno 40 anni più giovane di lui che, convinta anche dal Concierge del 5 stelle è salita sulla sua Porsche. Il Principato di Monaco ha così annunciato una nuova iniziativa per tutelare la privacy dei suoi ospiti, estendendo il divieto di fare foto su tutto il territorio del principato, in particolare fuori dei casinò e degli alberghi. Questa decisione è stata presa in risposta ad una crescente preoccupazione riguardo alla presenza massiccia di turisti e paparazzi, che si sono radunati nella piazza del Casinò per immortalare le auto di lusso e le bellissime donne che vi scendono. L’immagine che il Principato intende proiettare non è quella di un luogo popolato da donne disponibili e uomini facoltosi in cerca di attenzioni. L’attrice Lindsay Lohan per tutelare la sua privacy ha deciso di andare a vivere a Dubai invece che restare a Los Angeles proprio perchè negli Emirati Arabi è vietato fare foto alle persone senza il loro consenso.
In un tempo in cui anche i sogni sembrano dover essere approvati, firmati e pubblicati su Instagram, la parola chiave è endorsement. Ma non quello pubblicitario e basta. Quello sociale, culturale, estetico. Chi ci mette la faccia in un mondo dove le lentiggini sono un accessorio, i difetti un filtro, e la libertà personale una concessione da contrattare?
Endorsement è una valuta, un termometro sociale. È una frittata ben riuscita, una skincare con valore scientifico, un tradimento che fa notizia, una libertà che viene limitata. È la scelta di chi seguire, ma anche quella, forse più coraggiosa, di non seguire nessuno. La moda dal canto suo sta cercando un nuovo endorsing system: non basta più vendere, serve raccontare, incarnare, emozionare. Chi non evolve, evapora. Luisaviaroma lascia Milano e sposta i dipendenti impiegati nella sede meneghina a Firenze… come cambiano le cose, se penso che era il 1999 quando Panconesi lanciò per primo l’e-commerce per capi di lusso, ma non sono bastati i mega eventi con ospiti come Leonardo Di Caprio e JLO a far accrescere la visibilità del brand e i motivi sono molti: dal 2023 molte piattaforme hanno registrato calo delle vendite, il cliente luxury cerca più esperienze e meno quantità. Inoltre i grandi brand come Gucci, Prada e Louis Vuitton spingono sempre più verso la vendita diretta … e forse anche i nuovi manager non hanno la mente creativa del fondatore.
Io sono stanca di questo clima così confuso, ansioso, incerto, si dice che anche Davide Vitale sarà mandato via da Versace… ancora non abbiamo nemmeno visto nulla …
Ora ho bisogno di una pausa… perciò non vi aspettate nessuna newsletter fino al 1 settembre!. Perchè preparare l’edizione dei CHI E’ CHI Fashion Community Awards di quest’anno è stata veramente una corsa ad ostacoli, perchè quando ti dicono “ti faremo sapere” capisci che dovrai cavartela (come sempre) da sola. Organizzare un premio (quest’anno è la 25° edizione) è una maratona fatta di attese che si allungano, email che non arrivano mai, telefonate e meeting che sfumano in promesse vaghe, collaborazioni che si trasformano in richieste unilaterali. E poi c’è la frase regina dell’incertezza “Ti faremo sapere” che tradotta può voler dire a) non vogliamo dirti di no ma nemmeno sbilanciarci b) non sei prioritario almeno per ora c) se non abbiamo altre cose più importanti allora forse…
Chi partecipa ad un premio lo vive per un giorno, chi lo organizza lo vive per mesi e ogni forse detto con leggerezza può mettere in pausa un intero programma. Ogni edizione per me è un atto d’amore, perchè malgrado le difficoltà io ci credo. Vi voglio anticipare qualche vincitore perchè ne vado molto orgogliosa.. e poi lo anticipo a voi che mi leggete, mica a quelli che non lo fanno! Premieremo Maria Grazia Chiuri e Giancarlo Giammetti due icone, due colossi del nostro mondo, scelti sul tema dei legami, filo conduttore di tutta l’edizione. Senza i legami il nostro lavoro è solo superficie, sono le persone che danno senso a ciò che fai: i pr, i giornalisti, gli artigiani, i fotografi, i designer, i responsabili comunicazione.
Ogni volta che organizzo, creo e racconto lo faccio con chi mi dice “ci sono”. E per questo il premio “L’abbraccio dei 25 anni” sarà conferito a quattro colleghe che hanno fatto la storia della narrazione della moda, che hanno interpretato l’anima e fissato i passaggi nel tempo. Saranno infatti premiate insieme Laura Asnaghi, Eva Desiderio, Bruna Rossi e Ariela Goggi... sono così emozionata. E poi il Premio Barbara Vitti per il miglior ufficio stampa, che quest’anno ha battuto ogni record di votazione, su 7059 persone votanti hanno cliccato il 58% , tra i più votati Noona Smith Petersen, Enzo Domingo, l’ufficio stampa Tod’s, Barbara Bertelli e Barbara Pigola, Emilia Lipsi e Carla Cordiano…. ma a vincere è stata Anoushka Borghesi Communication Director di Armani, insieme al suo team.
Quindi dopo tante notti in cui penso “ma chi me lo fa fare?” (perchè fare da soli non è una scelta è l’unico modo per fare davvero) eccomi alla vigilia di una nuova estate, di un tempo da dedicare a me e alla mia famiglia allargata e di sentire la mancanza di quello che non c’è più.
La visibilità se arriva bene, se non arriva pazienza: resterà ciò che hai fatto. E chi sa guardare lo vedrà. Buona estate!





