Moda

Dic 18 CHIUDE FASHION MAGAZINE: IL GIORNALISMO DI MODA PERDE UNA DELLE VOCI STORICHE

di Cristiana Schieppati

La chiusura di Fashion Magazine non è solo la fine di una testata: è la scomparsa di un modo di raccontare la moda. Un modo fatto di tempo, competenza, relazioni. Di pagine lette da buyer, imprenditori, addetti ai lavori prima ancora che da semplici appassionati.
Dopo oltre cinquant’anni di attività, una delle riviste trade più autorevoli del fashion system italiano ha abbassato definitivamente la saracinesca. Una decisione maturata in silenzio, come spesso accade alle storie importanti quando finiscono: non per mancanza di lettori, ma per l’impossibilità di sostenere economicamente un progetto editoriale in un mercato profondamente cambiato.

Fondata da Gianni Bertasso, ha avuto come direttrici Titti Matteoni, Chiara Modini e Marc Sondermann che lo ha diretto negli anni della sua maturità editoriale. Fashion Magazine ha accompagnato l’ascesa del Made in Italy, raccontando l’industria prima ancora dell’immaginario. Era il luogo dove si parlava di strategie commerciali, filiere produttive, fiere, numeri, cambi di direzione creativa. Un giornale che non inseguiva l’effetto, ma costruiva contesto.
Per decenni è stato uno strumento di lavoro, prima ancora che un oggetto da collezione. Un ponte tra creatività e business, tra chi disegnava e chi vendeva, tra chi produceva e chi comprava. In un’epoca in cui la moda era ancora un sistema e non solo un flusso di immagini.

Il paradosso è evidente: mentre la moda è ovunque, sui social, nelle stories, nei feed, nei video, lo spazio per l’informazione strutturata si restringe. A crescere sono i contenuti, non il giornalismo. Le visualizzazioni, non i bilanci. L’attenzione si frammenta, i budget pubblicitari si spostano, il tempo per leggere si riduce. Non è solo Fashion Magazine a pagare questo prezzo. È l’intero modello dell’editoria di settore che mostra le sue crepe. Soprattutto quella editoria che non ha mai voluto trasformarsi in intrattenimento puro, che ha continuato a credere nel valore dell’analisi, della verifica, della competenza.

Quando chiude una rivista di moda, non scompare solo un marchio. Scompaiono archivi, relazioni, memorie. Scompare una voce capace di spiegare la moda a se stessa, non solo al pubblico. E questo è forse l’aspetto più grave: la perdita di strumenti critici in un settore che corre sempre più veloce e riflette sempre meno.

Resta la consapevolezza che la moda, senza chi la racconta con profondità, rischia di diventare solo superficie. Resta il lavoro di chi ha scritto, diretto, impaginato, distribuito Fashion Magazine per oltre mezzo secolo. Resta una domanda aperta: che spazio vogliamo dare, oggi, al giornalismo di moda?
La chiusura di Fashion Magazine segna la fine di un’epoca, sì. Ma è anche un segnale. Per chi scrive, per chi legge, per chi lavora nella moda. Per ricordarci che senza racconto non c’è memoria, e senza memoria non c’è futuro.

L’editoriale di Tobias Bayer, il direttore:

“È sempre stata una gioia per me rivolgermi personalmente ai nostri lettori con un editoriale. Scriverlo mi è venuto naturale, dato che l’occasione era solitamente la pubblicazione di un nuovo numero della nostra rivista, che avevo il piacere di presentare con grande orgoglio.

Questa volta non è così.

Il DFV Mediagroup ha deciso di chiudere con effetto immediato la sua filiale italiana Edizioni Ecomarket Srl mediante liquidazione volontaria. Ciò significa che la pubblicazione delle offerte editoriali del marchio mediatico Fashion (compreso The SPIN OFF) cesserà.

È una decisione dolorosa, che purtroppo rispecchia i tempi che stiamo vivendo. Ogni giorno su Fashion abbiamo scritto di quanto siano grandi le sfide per il settore della moda e di quanto sia sotto pressione l’intero sistema Made in Italy con le sue numerose piccole e medie imprese.

Fashion, in quanto media B2B che fa parte di questo sistema, ha naturalmente risentito di tutte queste difficoltà. Finanziare il nostro giornalismo di grande qualità è diventato sempre più difficile di anno in anno. Alla fine, ai nostri soci mancavano le prospettive economiche.

Non è stata una questione di mancanza di impegno. Al contrario. A metà del 2024 abbiamo avviato una profonda trasformazione: abbiamo rinnovato la nostra rivista, riportato in auge il nostro tabloid e presentato “Doppio”, un’edizione congiunta con la nostra rivista sorella TextilWirtschaft, dedicata alle relazioni tra Italia e Germania.

Abbiamo lanciato il nostro primo white paper digitale “Fashion Insight” e questo novembre abbiamo celebrato il 50° anniversario di Sportswear International con un’edizione speciale. Dopo alcuni esperimenti, abbiamo trovato il nostro “tone of voice” su Instagram. Abbiamo anche modificato il concept dei nostri eventi. Nel maggio 2025 abbiamo organizzato il nostro summit “The Future of Retail” con relatori e ospiti di alto profilo provenienti dall’Italia e dall’estero.

I nostri lettori hanno apprezzato la nostra nuova offerta. Il numero dei click e delle visite al nostro sito web è più che raddoppiato in confronto con l’anno scorso, il numero di iscritti alla nostra newsletter è salito notevolmente. Di mese in mese si sono registrati in media mille nuovi lettori.

Ciò è stato possibile solo grazie a una squadra eccezionale di giornalisti e venditori che hanno mobilitato tutte le loro forze. La maggior parte di loro lavorava da anni, anzi da decenni, presso Fashion. Hanno vissuto momenti buoni e meno buoni e sono rimasti fedeli all’azienda. Sono stati dietro le quinte, non hanno firmato i loro articoli con il loro nome, ma con le loro iniziali – che tutti conoscevano – e hanno fatto risplendere il marchio Fashion grazie al loro eccellente lavoro.

Tutti loro hanno fatto in modo che la più storica rivista B2B di moda italiana, fondata da Gianni Bertasso negli anni ’70, rimanesse un’istituzione, una fonte di informazione e ispirazione per marchi, boutique, showroom, aziende tessili, scuole e tutti gli altri operatori del mercato. Fashion ha scritto storie sulla moda ed è stata essa stessa una parte della storia della moda.

Ringrazio i miei colleghi, ma anche i nostri lettori, inserzionisti e sponsor che ci hanno sostenuto nel nostro percorso. Il viaggio è giunto al termine. Ma chissà, forse un giorno Fashion tornerà e lo riprenderà. Ne sarei incredibilmente felice e le dedicherei certamente un editoriale.”

Una risposta a “CHIUDE FASHION MAGAZINE: IL GIORNALISMO DI MODA PERDE UNA DELLE VOCI STORICHE”

  1. valerio alfonzetti ha detto:

    Purtroppo non è il solo settore in cui l’editoria è in crisi. E’ così in quello dell’auto e la qualità della informazione è crollata, un discorso lungo che in gran parte si rispecchia in quello di Fashion

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