Sport

Gen 26 CONI, DECRETO APPROVATO: SALVI INNO E BANDIERA ALLE PROSSIME OLIMPIADI

di Francesco Bonfanti

L’Italia ha rischiato grosso, ma la grande paura è passata. L’ultimo atto del governo dimissionario è stato il più atteso da parte di tutto il mondo dello sport, che stava andando incontro a una figuraccia mondiale senza precedenti. La firma del premier Giuseppe Conte sul decreto legge che restituisce l’autonomia al Coni, infatti, ha messo al riparo l’Italia dalle sanzioni che sarebbero certamente arrivate da parte dell’esecutivo del Cio, il comitato olimpico internazionale.

Ma perché siamo arrivati a questo punto?

L’Italia aveva violato l’articolo 27 della carta olimpica, che nel sesto comma dice chiaramente che «i Comitati olimpici nazionali devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche, giuridiche, religiose o economiche». Il problema era proprio quello: il 30 dicembre 2018, con l’approvazione della legge di Stabilità, Coni Servizi aveva cessato di esistere diventando Sport e Salute, diretta emanazione del Governo in quanto l’unico azionista era il Ministero delle Finanze. Tutto questo, ovviamente, agli occhi del Cio era stato letto come un’intromissione della politica nelle questioni di sport, cosa che è espressamente vietata. L’Italia ha avuto diversi mesi di tempo per sistemare la cosa, ma il tanto atteso decreto che doveva ribadire la completa autonomia dello sport tardava ad arrivare, e l’Italia rischiava pesantissime sanzioni, tra cui l’esclusione dai giochi, ovvero l’impossibilità di esibirci come Italia.

Alle Olimpiadi di Tokyo, che salvo clamorosi sviluppi legati alla pandemia saranno dal 23 luglio all’8 agosto, avrebbero potuto partecipare soltanto atleti individuali, con l’esclusione delle nazionali (dalla pallavolo alla pallanuoto) e delle staffette. Non solo, perché i nostri rappresentanti non avrebbero avuto né la bandiera né l’inno nazionale, e sarebbero stati catalogati come «IOA», ovvero Independent Olympic Athletes. L’onta finale, perché di fatto saremmo stati considerati alla stregua di altre nazioni sospese per ben altre ragioni, come la Bielorussia di Lukashenko e la Russia degli scandali doping. Anche le nostre divise sarebbero state neutrali, senza la scritta «Italia» e senza l’abbreviazione internazionale «Ita».

Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri, tanto per citare due dei possibili protagonisti alle prossime Olimpiadi, avrebbero così provato a vincere solo per loro stessi, perché anche con una medaglia d’oro al collo non ci sarebbero state le note dell’inno ad accompagnare la loro gioia.

Ma le conseguenze non si sarebbero limitate soltanto a Tokyo 2021. Il Cio, infatti, avrebbe potuto sospendere anche i contributi garantiti in seguito all’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 a Milano-Cortina. Si parla di una cifra elevatissima, ben 925 milioni di dollari, senza i quali l’organizzazione dei Giochi sarebbe stata impossibile.

Tutto questo è scongiurato, il governo ha fatto ciò che tutti si auspicavano e l’Italia ha ritrovato i suoi colori e la sua identità olimpica. Di poche parole il presidente del Cio Thomas Bach: “Sono molto felice”, ha commentato il nu

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