A chiusura di questo ciclo di CHI E’ CHI DAILY NEWS ho pensato di auto intervistarmi per raccontarvi anche un po’ di me, su come questo periodo abbia stravolto anche la mia quotidianità. Da lunedì 4 maggio infatti riprenderemo con il servizio sempre quotidiano on line, ma con la newsletter settimanale cosi da non intasare troppo le vostre caselle di posta, visto che, speriamo, cominceremo a lavorare con più regolarità. In questi mesi ho raccolto le vostre storie e continuerò a farlo e spero che le interviste a personaggi di mondi diversi, ma con le stesse preoccupazioni, vi abbiano interessato, ma soprattutto che vi abbiano aiutato a trovare fiducia e stimoli sul futuro che ci aspetta. Se c’è una cosa che questa pandemia ci ha insegnato è che il nostro lato umano ci fa essere tutti fragili al di là del lavoro e del ruolo che abbiamo.
Come hai vissuto questi giorni in lockdown?
Li ho vissuti come se fossi in un’altra dimensione. Lavorativamente ho subito avuto un senso di responsabilità per i miei collaboratori e quindi abbiamo organizzato il lavoro in smart working. Vedere le ragazze che si portavano i computer a casa e le scrivanie vuote mi ha fatto venire il magone, ma stiamo lavorando comunque molto bene e non abbiamo avuto problemi. Certo eravamo in piena uscita del CHI E’ CHI del Giornalismo e dell’Auto, la stampa è rimasta bloccata, ma abbiamo fatto uscire l’edizione digitale e da settimana prossima sarà consegnata anche quella cartacea. Io ho l’ufficio nello stesso stabile, ogni mattina mi sono recata in redazione ritrovando la mia quotidianità, in solitudine e la mia Labrador Cookie, sempre con me è stata una perfetta stagista! Personalmente sono rimasta a Milano con le mie figlie, non è semplice stare tutte insieme ma siamo una squadra ben affiatata! Certo entrambe hanno dovuto festeggiare il compleanno in lockdown (una i 18 anni!) ma, a parte gli amici, non credo sia mancato nulla, c’erano la torta, i regali, i fiori e l’amore di tutti. Io devo dire sono stufa di cucinare, lavare, fare lavatrici, stirare… e voi ?
Come hai organizzato il lavoro?
I primi giorni sono stata dominata un po’ dalla paura, confesso che ho pianto. Per una piccola realtà come la Crisalide Press, che vive di pubblicità e di investimenti sui nostri Chi è Chi non ci sono entrate diverse da poter programmare nel breve termine . Se i clienti ci lasciano e non credono più nel nostro prodotto non possiamo inventarci un piano B. Il Chi è Chi del Design è saltato e a maggio avrei dovuto organizzare il CHI E’ CHI SPRING AWARDS che è stato ovviamente annullato, ma farò uscire in digitale il CHI E’ CHI dell’Alimentazione e del Gusto italiano, visto che il cibo è stato l’unico settore a non risentirne. Per quanto riguarda la digitalizzazione non ho mai avuto problemi, io lavoro sull’on line dal 1998 e mando newsletter dal 2002 quindi ho potuto lavorare serenamente. Anzi, se devo dirla tutta, sono tornata a fare la giornalista a pieno ritmo, che è il mio lavoro, quello che mi piace. Ultimamente avevo perso un po’ di stimoli, portare avanti una società, vedere i clienti, andare agli appuntamenti, gestire i ritmi di un editore ti offre poco tempo per fare il tuo lavoro a tempo pieno. Posso dire? Mancava anche dall’altra parte qualcuno che ascoltasse e vedesse tutto quello che facciamo. Solo oggi in molti si sono accorti che quel CHI E’ CHI News che arriva da anni nella loro mail è ricco di notizie, storie e informazioni utili. Il cliente di un giornale è il lettore e tutti noi giornalisti finalmente ci siamo riappropriati della nostra professione, lavorando al solo scopo di informare e intrattenere chi ci legge. Questo credo sia bellissimo, visto che negli ultimi anni il giornalista era considerato una professione da rottamare.
Come hai utilizzato i social?
Premetto che io e il mio cellulare siamo una coppia. Lui dorme vicino a me ed è l’ultima cosa che vedo prima di addormentarmi e la prima al mio risveglio. Io sono nata social, nel senso che per me la condivisione è tutto, devo raccontare, commentare, parlare, comunicare. Ed ho imparato sulla mia pelle, che condividere situazioni dolorose con altre persone che hanno vissuto la stessa esperienza ti aiuta moltissimo. Non sempre c’è un amico pronto ad ascoltarti, mentre qualcuno collegato anche alle due di notte lo trovi! Perciò ho condiviso dal lavoro a quello che succedeva a casa facendo post a tutto andare. Così, ho pensato, sanno che sto bene e che tutto procede. Ho fatto una sola diretta, per il mio compleanno, per soffiare le candeline con i miei amici. Sinceramente le dirette ancora non le vivo al 100%, a volte le seguo e mi viene il nervoso perché vedo che salta continuamente la connessione e non riesco a seguire il filo del discorso . Poi, se posso dire, penso che Instagram debba essere gestito da chi ha un’anima social. In questi giorni ho visto delle live con pochi follower e persone poco spigliate che gestivano le interviste con un risultato a mio avviso deludente.
Cosa pensi della situazione attuale nel settore della moda e che sviluppi ci saranno?
Sono molto preoccupata perché il nostro settore ha due grandi difetti: di non fare sistema anche quando dice che lo fa e di far lavorare sempre le stesse persone. Riguardo al primo punto io credo di essere forse l’unica che ha sempre fatto sistema da quando lavora, dando voce ai colleghi senza problemi di concorrenza, lavorando con settori diversi e mettendoli in sinergia e offrendo visibilità a tutte le associazioni ed enti senza mai avere nulla in cambio. A volte ho pensato di essere trasparente, poi ho visto che le mie idee venivano prese da altri colleghi o aziende e quindi mi sono detta che probabilmente ho sempre influenzato la comunicazione senza rendermene conto. Quindi alla fine mi piacerebbe che questa fosse l’occasione per imparare davvero a fare sistema, che il grande aiuti il piccolo, e che le nostre associazioni da Pitti Immagine alla Camera Nazionale della Moda non facciano partnership con editori, giornali o brand escludendone altri. Non lo trovo giusto. Anche quando ci sono progetti portati avanti per i giovani designers non vengono mai affiancati da un buon percorso di comunicazione, un’idea sarebbe ad esempio che le associazioni affiancassero ad ogni stilista una testata di moda con un finanziamento per portare avanti il progetto. Si salverebbero anche i giornali.
Veniamo al secondo punto. Purtroppo vedo sempre di più il cerchio degli addetti ai lavori restringersi, voglio dire che ci sono sempre le stesse persone che hanno delle occasioni di business: consulenze, press, conferenze stampa, eventi, mostre, allestimenti. A volte manager che escono da situazioni lavorative con una reputazione a zero te li ritrovi il giorno dopo nominati importanti dirigenti di un’altra azienda. Poca meritocrazia e troppi favoritismi questo è quello che penso. La moda deve dare occasioni a tutti e prima di tutto agli italiani. Avete mai visto qualcuno di noi fare delle consulenze per i francesi o gli inglesi? E per gli americani? Forse solo Franca Sozzani era riuscita e qualche stilista italiano, per il resto loro usano la forza lavoro del territorio. Di giovani bravi ce ne sono, le nostre scuole hanno corsi specializzati in tutti i settori della moda che formano con competenza. Io ad esempio faccio entrare spesso dei neo laureati come stagisti e mi sono sempre trovata bene, sono affamati di esperienze dopo tanto studio.
Detto questo se vogliamo affrontare i danni del Covid 19 occorre essere coesi, affidarsi a persone competenti che possano ristabilire gli equilibri andati perduti. Solo così si potranno affrontare i mesi futuri.
Influencer e blogger: come giudichi la loro presenza sui social in questo periodo?
Vorrei fare una premessa, perché spesso ho espresso dubbi e considerazioni sugli influencer ( oramai i blogger non esistono più). Facciamo un esempio banale. Siete a scuola e all’improvviso arriva una nuova compagna di classe, che non vi saluta, che se la tira e tutti i ragazzi ed anche i professori all’improvviso rivolgono a lei tutte le attenzioni. Quando Chiara Ferragni ha iniziato a lavorare, oramai più di dieci anni fa, non era certamente la persona che vediamo oggi. Io me la ricordo seduta vicino a me in terza fila che sgomitava per sedersi davanti “io non dovrei stare qui, devo essere in prima fila” mi disse. Raggiungere la vetta non è cosi facile nella moda, c’è chi non ci arriva proprio malgrado anni di lavoro e vedere una giovane che all’improvviso veniva idolatrata dagli uffici stampa, che dirottava i budget su di lei, per molti giornalisti è stata una sfida. Parlo di Chiara per fare un nome, ma in molti avevano questo atteggiamento di sfida verso un sistema. Ed è vero, come dice nel suo documentario, che non è stato facile per lei farsi accettare. Ma nel mondo della moda e’ cosi per tutti, la gavetta sia che tu faccia parte della stampa o che tu sia una pr te la fanno fare .. e quante mortificazioni! Oggi gli influencer sono maturati, hanno una trentina d’anni, si sono resi conto che hanno una responsabilità sociale , che quello che dicono o fanno sui social viene poi preso da esempio da molti dei loro giovani followers. E il messaggio che deve passare è che la vita non può essere tutta un regalo e una festa. Ben venga quindi l’uso dei loro canali anche per raccolta fondi o messaggi di pubblica utilità come avvenuto in questi giorni. Tornando a Chiara Ferragni penso che da quando ha avuto suo figlio e da quando al suo fianco c’è Fedez abbia trovato un suo equilibrio come donna e quindi sia meno alla ricerca di conferme su se stessa. Non ne ha più bisogno.
A settembre si dovrebbe celebrare la 20° edizione dei CHI E’ CHI AWARDS … credi che potranno svolgersi regolarmente?
Proprio ieri mi ha chiamato il Comune di Milano per sapere se confermavo la location per l’evento di settembre… mi sono messa a ridere, per non piangere, perché che riposta certa posso dare in questo momento? Comunque ho detto che la confermo perché ho deciso che il CHI E’ CHI Awards 2020 si farà. Un premio è una gioia, un valore, un riconoscimento al lavoro svolto e quindi più che mai quest’anno va celebrato. Ci sarà un format speciale che non posso anticiparvi, una sorpresa che mi ha messo l’entusiasmo di ripartire.
Un messaggio a chi ti legge.
Un giorno un pr di una maison molto famosa mi ha detto che i siti web non erano invitati alla cena dello stilista che stava organizzando . Ho pensato … ma io sono un sito web o una persona? Gli ho risposto che io ero Cristiana Schieppati e che nella vita sono una persona non un sito. Vorrei quindi che tutti voi ricordaste che siamo persone, questa crisi ce l’ha dimostrato, non siamo un giornale, un brand e nemmeno un profilo Instagram. Torniamo a valutare il lato umano e non le aziende che rappresentiamo. Se non avrete creato legami, se non avrete fatto le cose con il cuore, allora resterete solo un’ immagine brandizzata di voi stessi.