Moda

Giu 28 CRISTINA LUCCHINI LASCIA VANITY FAIR

“C’è un tempo per ogni cosa” di Cristina Lucchini
C’è una frase di Walt Disney che mi ha conquistato: la differenza tra un sogno e un obiettivo è una data.
E la data è arrivata.
Sono entrata in Conde’ Nast nel 1987. Scrivevamo i testi con la mitica Olivetti Lettera 32, non c’erano i cellulari, né le mail -si usavano telex e fax- e per tagliare un articolo si andava in fotocomposizione col bisturi…Web e social media non esistevano. Sembra preistoria se lo racconto alla Generazione Z. Eppure facevamo i magazine più belli del mondo.
In questa azienda sono cresciuta, professionalmente e umanamente. Ho avuto guide straordinarie e colleghi di grande talento. Ho conosciuto perso naggi leggendari, attori e attrici, musicisti, cantanti, artisti, registi, stilisti. Ho lavorato con grandi fotografi e realizzato migliaia di servizi di cui ricordo ogni dettaglio. Un’avventura in cui ho messo passione, dedizione, impegno. L’avventura di una vita.
Ora è tempo di lasciare e dedicarmi un po’ a me stessa. Nel cuore porterò sempre i miei maestri come Cristina Brigidini, Franca Sozzani, Carlo Verdelli, Luca Dini, Daniela Hamaui, Giampaolo Grandi, Fedele Usai.
Un grazie particolare a Simone Marchetti con cui ho condiviso questi ultimi anni di radicale cambiamento con entusiasmo, fantasia e, a volte, un pizzico di follia. L’avere affrontato insieme anche l’anno più difficile, il maledetto 2020, è un’esperienza che non dimenticheremo mai.
Grazie a Francesca Airoldi che ho voluto 21 anni fa a Vanity Fair e che ho visto crescere e spiccare il volo con talento, caparbietà e impegno inesauribile. Grazie a Michela Ercolini, Benedetta Batazzi, amiche e complici a cui mai viene meno il sorriso e la gentilezza. Grazie a tutta la rete commerciale con cui siamo riusciti a fare bellissimi progetti. Grazie a Valentina Di Franco, Valentina Corio e il loro team:
abbiamo condiviso giorni e notti a lavorare per gli eventi, tra ansie e risate. Last buy not least la redazione di Vanity Fair, la mia seconda famiglia. Una squadra di talento straordinario, sempre pronta a mettersi in gioco. Su tutti una fuoriclasse, Daniela Narducci, la “mamma” di tutti noi, un angelo custode che vorrei avere per sempre al mio fianco. E’ solo un caso che anche Paola Bonazzi finisca contemporaneamente a me: a lei, che è stata il mio vice a Glamour e il mio braccio destro sulla gestione della moda in questi ultimi 4 anni va la mia gratitudine, stima e affetto perenne. Grazie ad Antonella che col suo ritorno ha reso la mia vita decisamente più semplice, ad Eleonora che in silenzio e con abnegazione gestisce l’ufficio centrale, a Paola affidabile e leale come poche (la sezione moda nelle sue mani è al sicuro), a Nina e Chiara, le mie “bambine” che ho visto crescere e sbocciare: la vostra passione e dedizione sono esemplari. A Marina con cui condivido la mania di organizzare tutto per tempo.
Vorrei citarvi tutti uno per uno, quelli che conosco da vent’anni e quelli entrati a far parte di Vani ty Fair più di recente: so che continuerete a fare la differenza.
A Ibra, Stefano, alla produzione, alle eterne ragazze del guardaroba e a tutti quelli che ogni mattina mi hanno regalato un sorriso, una battuta. Gra- zie! A Luca che con pazienza e abilità ha sempre risolto i miei drammi tecnologici. Ai lettori e lettrici di Vanity a cui da sempre e per sempre cerchiamo di offrire un prodotto di qualità e non scontato: grazie! Siete il motivo per cui fare questo mestiere è fonte di orgoglio. Agli stilisti, alle aziende, le pr, le agenzie, gli uffici stampa che credono in noi: grazie. La riconoscenza per me è obbligatoria.
Buona lettura

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