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Feb 26 …DA UNA PARTE UN CEO SI È TROVATO UNO STIPENDIO GIÀ MILIONARIO AUMENTATO DEL 56%… DALL’ALTRA LE MAESTRANZE SI SON VISTE PORTARE VIA 130 EURO…

di Bianca Carretto

Tutte le fabbriche italiane di Stellantis sono in difficoltà, tra cassa di integrazione e mancanza di commesse. Nella fabbrica di Pomigliano, situata a pochi chilometri da Napoli, con un organico di 4250 dipendenti fissi, dovrebbe terminare l’assemblaggio della Fiat Panda, dalle linee ne escono attualmente, all’anno, 140mila unità, con gli incentivi futuri, potranno essere acquistate ad un prezzo di circa 7mila euro. L’azienda ha comunicato che il 29 febbraio verrà presentata la Fiat Pandina e, per essere chiari, è esattamente il copia/incolla dell’attuale Panda. Stessa piattaforma, identica carrozzeria, uguali motori, in aggiunta solamente qualche “gadget” sulla plancia (la Panda elettrica verrà assemblata in Serbia). Dall’11 marzo il montaggio dell’Alfa Tonale avverrà su un solo turno, in attesa che venga definita, con le commissioni, la nuova organizzazione. Aver stabilito questa alternanza, oltre a  provocare il dimezzamento della produzione, significa far perdere alle maestranze circa 130 euro al mese. Dopo un esame con il consiglio delle Rsa (Rappresentanti sindacali aziendali), se la decisione sarà irrevocabile, gli operai sono pronti allo sciopero e a presentare  denunce personali contro i delegati dell’esecutivo. Le “punizioni” non sono finite, anche il premio di produzione per tutti i dipendenti ancora attivi in Italia (circa 46mila di cui 22.300 operai) è stato eroso, mediamente si stabilizzerà su 1.998 euro lordi pur essendo state prodotte, nel 2023, 100mila auto in più, persi quasi 117 euro. Per evidenziare le differenze, ai salariati d’oltralpe, ne sono stati concessi circa 6mila. La situazione del settore nel nostro Paese, si sta scaricando anche su tutte le aziende dell’indotto, poiché Stellantis sta privilegiando essenzialmente i fornitori stranieri. Risulta al Corriere che sia stata mandata una lettera a tutte le aziende italiane che costruiscono parti o componenti per i motori diesel, in cui si fa presente che il rapporto terminerà entro il 2026, questo comporterà – di fatto – anche la chiusura del sito di Pratola Serra, dedicato proprio ai propulsori a gasolio.

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