Moda

Lug 07 ERMANNO SCERVINO CON NATALIA VODIANOVA

In un interno dove ogni oggetto pare lasciato per caso ma sembra anche in attesa, prende forma la campagna Autunno-Inverno 2025/26 di Ermanno Scervino, con Natalia Vodianova. La macchina fotografica non cerca l’effetto ma lo sguardo: più che ritrarre, interroga.

Attraverso gli scatti di Mikael Jansson, Natalia appare raccolta, sorpresa in un attimo autentico dove non interpreta un ruolo, è semplicemente presente a se stessa. Il suo volto, attraversato da una luce priva di compiacimento, evoca quella languida introspezione che apparteneva a certi volti del cinema degli anni Sessanta e Settanta, un po’ Dominique Sanda, un po’ Romy Schneider.

Proprio nella tensione silenziosa tra il corpo di una donna e la grammatica dell’abbigliamento da uomo si produce il conflitto più sottile di questa campagna. I cappotti in spigato, i pantaloni dritti e imponenti, le giacche pied-de-poule, le cinture sovrapposte, i guanti lunghi sembrano usciti da un guardaroba maschile colto e metropolitano. Ma è nell’incontro con ciò che evoca la sfera dell’intimo, la sottoveste, il bustier, una maglia leggera o un reggicalze con bordo di pizzo, che questi abiti trovano una nuova direzione. Non diventano più audaci, ma più severi, rivendicano una dignità antica.

Il risultato non è mai costruito. La femminilità di Natalia, già priva di manierismi, si arricchisce di questa architettura sartoriale. La camera in cui si muove non è una scenografia, ma un luogo interiore: ospita, protegge, osserva. L’intera campagna sembra suggerire che non vi è niente di più seducente della disciplina quando si accompagna alla grazia. E che ogni abito, ogni gesto, può essere una forma di introspezione.

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