AUTOMOTIVE: LA SITUAZIONE È CRITICA.
Servono risposte da Ue, Governo, Stellantis e aziende della filiera.
Per difendere il settore è necessaria una mobilitazione unitaria nel paese e che si unisca alle tante lotte in Europa e Usa.
La situazione del settore Automotive in Europa diventa sempre più critica, nel nostro paese è concreto il rischio cessazione: in assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere complessivamente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale.
Questo a maggior ragione a partire dalle novità provenienti dalla Germania che interessano il gruppo VW e che se non adeguatamente affrontate rischiano di produrre un autentico terremoto per tutta l’industria dell’Automotive nel continente, mentre in Usa e Cina difendono l’industria con fortissimi investimenti. Il settore è strategico per l’Italia che continua ad essere il secondo paese manifatturiero d’Europa (pesa l’11% del PIL). L’Automotive necessita di interventi sia in termini di scelte strategiche in ambito di UE, di politiche industriali del Governo e di impegni all’interno di un piano industriale da parte dell’unico costruttore presente in Italia (Stellantis) e di corresponsabilità delle aziende dell’Automotive.
L’industria automobilistica europea si trova nel mezzo del percorso verso la transizione all’elettrico e necessita di scelte strategiche molto importanti da parte dei decisori politici, a partire dalla Commissione Europea, che deve stanziare risorse per un pacchetto straordinario per sostenere decisioni prese, per imprimere più forza ai cambiamenti tecnologici accompagnati da un piano di garanzia occupazionale attraverso il blocco dei licenziamenti, il sostegno alla riduzione oraria e azioni per la formazione e ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro. La transizione non è possibile contro il lavoro.
Il Governo, da parte sua, deve dare concretezza al confronto iniziato più di un anno fa al Mimit: è necessario che oltre al confronto con Stellantis si concretizzi un pacchetto di strumenti per le aziende della componentistica:
• Per la strategicità del settore e la trasversalità ai ministeri competenti riteniamo con la altre OO.SS non più procrastinabile l’assunzione da parte della Presidente del Consiglio del dossier auto. Un confronto che in tempi rapidi, anche alla luce dei tavoli presso il MIMIT, coinvolga direttamente l’AD di Stellantis, le OO.SS. per delineare il futuro dell’Automotive nel nostro paese in un accordo quadro generale che dia risposte non solo ai lavoratori degli stabilimenti Stellantis, ma a tutti coloro che lavorano nelle aziende della componentistica che già oggi sono in una condizione di grande precarietà. Per fare questo il Governo deve certamente mettere a disposizione risorse
pubbliche vincolate però a chiari impegni di tenuta occupazionale da parte delle imprese. Risorse che non devono essere limitate agli incentivi per l’acquisto di auto che, tra l’altro, nel 2024 non hanno dato benefici alle produzioni nel paese. Servono risorse per governare la transizione, per accompagnare gli investimenti privati sulla ricerca, sviluppo, progettazione e produzione attraverso la nuova occupazione, la formazione, e nuovi strumenti di riduzione dell’orario che permettano transizioni e riconversioni in continuità di rapporto di lavoro.
La Fiom è impegnata a costruire una rete globale per il lavoro e la dignità dei lavoratori nel settore e si impegna a sostenere le tante lotte in corso negli USA con la UAW, in Europa a partire dal Belgio dove il sindacato sta difendendo gli stabilimenti Audi dalla chiusura e con la IG Metal in Germania impegnata contro le minacce di chiusura di Volkswagen. La Fiom chiederà a IndustriAll Europe e global di costruire un piano comune di valutazione, richieste e mobilitazione comune nei confronti delle istituzioni e imprese. Per difendere l’occupazione, i diritti, la capacità produttiva installata, e garantire un futuro all’industria europea.
Per tutte queste ragioni si da mandato alla segretaria nazionale della Fiom di ricercare le condizioni sindacali nazionali, europee e internazionali per aprire nuova fase che dovrà partire dal coinvolgimento diretto dei lavoratori in tutti gli stabilimenti verso una mobilitazione fatta di assemblee, manifestazioni e scioperi nazionali, europei ed internazionali.
È ora di unire le lotte, di unire i lavoratori, perché le fabbriche e il lavoro sono nostri.