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Mar 11 GP ARABIA SAUDITA: IL COMMENTO

di Paolo Ciccarone

Non c’è nessuna araba fenice nel mondiale F.1 che si è corso a Gedda. Risorgere dalle proprie ceneri è uno sforzo che la Ferrari sta cercando di compiere da almeno 17 anni e con questo andazzo, sembra escluso che possa compiersi a breve. Non basta perché una Red Bull spettacolare fa ancora doppietta nella seconda gara della stagione a Gedda, Verstappen indomito e Perez degno scudiero. Con Leclerc ancora terzo e ancora unico con una Ferrari che alla vigilia aveva perso Carlos Sainz per una appendicite, operata il venerdì con dimissioni e ritorno in pista al sabato. Una Ferrari che da sola prova a contenere i margini contro una Red Bull che ha spiazzato tutti, modificando una macchina, la RB19 e introducendo nuovi concetti sulla RB20 quando tutti sono corsi a copiare e a ritrovarsi ancora una volta in ritardo. Beffe di Adrian Newey, il progettista più corteggiato del paddock, quello con stipendio a sei zeri (forse anche sette) che va a Milton Keynes quando ne ha voglia, quando gli pare e secondo di come gli gira. Esattamente quello che non potrebbe fare a Maranello, dove la corte serrata (e gli stessi zeri sugli assegni) a quanto pare stanno per fare breccia. Solo che se uno così è sul mercato, allora bisogna farsi avanti e non è un caso che Mercedes abbia messo mano al portafoglio offrendo le stesse garanzie Red Bull: ovvero lavorare in Inghilterra, andare a Brackely quando ha voglia e senza l’incubo di un trasferimento che, a una certa età, diventa problematico. Questione di offerte, insomma, e di scelte: concludere la carriera a Maranello, completando quel trittico di successi già ottenuti con Williams, McLaren e Red Bull o finire una carriera eccezionale da pensionato di lusso restando nelle patrie scuderie? Questo e altro ancora attorno al futuro Red Bull deve aver discusso il presidente Ferrari, John Elkann, venuto a Gedda col figlio maggiore a supportare la squadra e che come visita di cortesia, guarda caso, ha scelto proprio quel motorhome ospitalità della Red Bull. Viene in mente Jean Todt quando firmò il contratto con Kimi Raikkonen nel 2007. Era l’inizio del 2006, hotel Pan Pacific a Kuala Lumpur, zona aeroporto. Alle 23 invitò il pilota finlandese in camera sua, lo accolse in pigiama, gli offrì il contratto e la cosa fu tenuta segreta fino alla fine dell’anno, quando Schumacher in Brasile annunciò il ritiro e poco dopo la rossa il nome del finlandese. Adesso non è che Newey avesse dovuto andare in pigiama in camera dal presidente Ferrari, ma certe cose si fanno in silenzio. Tutto questo per dire che da Gedda si torna col solito due Red Bull davanti, con una Ferrari seconda forza del mondiale e un giovane Oliver Bearman catapultato nella rossa di Sainz, capace di non fare danni, arrivare settimo e portare in fondo una Ferrari a soli 18 anni e 10 mesi, il più giovane pilota mai approdato a Maranello. Una impresa bella, che fa discutere e che piace. Se poi andiamo nel dettaglio, si scopre che questa F.1 consente ai quarantenni di arrivare freschi al traguardo e ai ragazzini di poter lottare con loro. Qualche dubbio sulle vere difficoltà della categoria viene, ma per adesso va bene così. Fra due settimane in Australia se ne riparla, sperando in qualcosa di nuovo. In fondo la specialità locale è il salto del canguro, vuoi vedere che la Ferrari sia pronta a imitarlo?

Foto: Ferrari.com

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