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Mar 20 GP ARABIA SAUDITA: IL COMMENTO

di Paolo Ciccarone

C’è una vecchia storiella che riguarda la comunicazione di una importante squadra e il loro capo ufficio stampa. Dopo un risultato deludente, in cui la squadra raggiunse soltanto il terzo posto, alla domanda di come dobbiamo commentare questo risultato, la risposta fu fulminante: “Col terzo posto odierno abbiamo dimostrato di non essere secondi a nessuno…”. Adesso, per la Ferrari ci fosse stato almeno il terzo posto a Jeddah la battuta sarebbe calzata a pennello, invece la gara ha dimostrato che al di là della quarta forza in campo non si va. Ed è allarme rosso davvero perché le premesse erano diverse. I proclami di vittoria per il 2023, il dover lottare per il mondiale, si sono scontrati con una macchina difficile da mettere a punto in quanto consuma troppo le gomme e in gara va almeno un secondo al giro più piano degli altri tre, che sono Red Bull, ennesima doppietta con Perez davanti a Verstappen, Aston Martin che fa salire ancora sul podio Alonso ma che in gara con Stroll ha letteralmente sverniciato Sainz passando all’esterno del curvone, e mettiamoci pure Mercedes che con Russell e Hamilton sono finiti davanti allo spagnolo, sesto, e Leclerc settimo. Una debacle, come direbbero quelli forbiti, in cui emerge il problema della SF23. Consuma le gomme perché non ha carico aerodinamico. Ovvero, c’è da rivedere il progetto e questo lo dicono i numeri. Infatti, nella prima parte di gara con le gomme morbide i piloti Ferrari erano più lenti dei rivali di 1,08 secondi al giro. Quando hanno montato le gomme dure il distacco è salito a 1,4 secondi al giro e in F.1 la resa di una monoposto la vedi proprio come le gomme dure, ovvero quelle che per farle funzionare serve carico aerodinamico. E uno dirà, ma in prova sono andati bene ad appena 155 millesimi dalla pole position. Vero, ma un giro col motore al massimo e le gomme che più di tanto non si consumano, si può fare. Per cui adesso a Maranello hanno il grosso dubbio di una macchina veloce su un giro e lenta su 50. Come e dove mettere le mani? Un bel dilemma che mette sotto tensione la squadra e non ci sarebbe da stupirsi se fra poco salti qualche altra testa, con la condanna definitiva che per questa stagione di vincere non se ne parla a meno che il problema sia talmente banale e sotto gli occhi di tutti da poter essere risolto in breve tempo. Da Jeddah emerge un gigante dal nome Alonso. La sua partenza in prima fila e il comando della gara per i primi 4 giri sono stati vanificati da una penalizzazione di 5 secondi perché con la gomma anteriore sinistra era leggermente fuori dalla griglia con riga bianca. Una infrazione che non gli ha dato nessun vantaggio ma il tedesco in direzione gara (Wittich) ha inflitto senza esitazione. Scontata la penalità al box, dopo 32 giri i commissari, che avevano pure un controllo remoto a Ginevra, per essere sicuri di applicare bene le norme, dopo l’arrivo hanno imposto altri 10 secondi di penalità, facendolo scendere dal podio. Dopo ore di discussione si è giunti all’accordo, ovvero che la seconda penalità non era stata comunicata alla squadra che non ha avuto modo di correre ai ripari, tipo imporre ad Alonso un ritmo superiore e guadagnare tempo su Russell. Quindi, retromarcia e resa del podio ad Alonso dopo che vi era salito, poi mandato via dalla conferenza stampa dei primi tre e poi riammesso. Nell’epoca della velocità e delle reazioni rapide, in F.1 la clessidra è ancora il mezzo più rapido per calcolare il tempo… Ergo, grazie alle polemiche su Alonso, la Ferrari ne è uscita in secondo piano e questo, in fondo, è stato un bene. Ah, dimenticavamo: ai tempi di Montezemolo o Marchionne il lunedì mattina le redazioni sarebbero state piene di dichiarazioni o prese di posizione dei presidenti. Oggi chissà se l’attuale dirà qualcosa o aspetta di vedere registrata la corsa in TV…

Foto: Formula1.com

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