Ferrari che vince, Ferrari che perde. Nella domenica del GP di San Paolo (e non del Brasile perché il nome è depositato dalla federazione brasiliana, mentre questa gara è organizzata dalla prefettura di San Paolo) le due facce della medaglia del cavallino sono struggenti. In Bahrain, a 6 mila km da Maranello, la Ferrari col terzo e quarto posto finale alle spalle della Toyota, ottiene un titolo mondiale sport che mancava dal 1972 e vince con Giovinazzi, Pierguidi e Calado pure il titolo piloti, con Giovinazzi che rientra di corsa in Puglia per assistere la moglie Antonella, che ha dato alla luce la piccola Ginevra. In Brasile, a 12 mila km da Maranello, le due Rosse di Leclerc ed Hamilton finiscono fuori nei primi giri di gara: il monegasco coinvolto in una toccata multipla innescata da Piastri, autore di una manovra da kamikaze alla prima curva in cui ha centrato prima Antonelli e poi Leclerc, mentre Hamilton dopo essere stato spinto fuori alla prima curva e finito ultimo, nel tentativo di recuperare finiva addosso a Colapinto: musetto rotto, altra sosta ai box e pure 5 secondi di penalità per aver causato l’incidente.
A quel punto il ritiro era inevitabile con la macchina danneggiata. In tutto questo contrasto stridente emerge che da Maranello sanno fare le macchine, sanno vincere davanti a Toyota, Porsche, Cadillac, BMW, Aston Martin Valkyrie e compagnia bella, mentre in F.1 non solo non battono le McLaren, ma perdono posizioni con le Mercedes che aumentano il vantaggio in classifica generale e la Red Bull sale terza con la Ferrari al quarto posto. E la Red Bull corre solo con un pilota, Verstappen, autore di una gara da sogno in Brasile. Infatti, mentre davanti Norris non ha sbagliato nulla nel week end di San Paolo, Verstappen durante la notte ha fatto cambiare il motore, sostituito l’assetto ed è rimasto fino a tardi nel box a dirigere le operazioni. Partito ultimo al 51.giro è passato in testa alla gara e ha perso posizioni solo coi pit stop di quelli davanti, ma capace di risalire fino al terzo posto. E qui ha trovato un muro in Kimi Antonelli, il ragazzino di 19 anni di Bologna, rifiutato dalla Ferrari Academy ma preso subito da Mercedes.
Ebbene, con sangue freddo, determinazione e una macchina inferiore, Kimi è riuscito per 7 giri a tenere a bada Verstappen mentre Russell, il suo compagno di squadra, non ci è riuscito. Ergo, il ragazzino ha i numeri. E con tre gare da disputare, adesso il mondiale è nelle mani di Norris, che con 24 lunghezze su Piastri può tirare il fiato mentre Oscar deve darsi una calmata perché ha commesso troppi errori. In Brasile non avrebbe vinto, ma il secondo posto era alla sua portata, invece ha concluso quinto dopo la penalità e i danni delle qualifiche. Si chiama esperienza, ma con altre tre gare davanti, o si inverte la rotta o si finisce in un girone infernale. A Maranello, se è per questo, ci sono già.