Auto

Nov 14 GP BRASILE: IL COMMENTO

di Paolo Ciccarone

Per una Mercedes che vince, una Ferrari che non convince. Un finale di stagione così non se lo aspettava nessuno dopo i fasti di inizio campionato. Eppure è lo specchio di un mondiale in evoluzione che vede tornare al successo una Mercedes che fa pure doppietta in Brasile e lo fa nel modo più emblematico possibile: pole position il venerdì con George Russell, vittoria sabato nella gara sprint di Russell e doppietta la domenica, sempre con il giovane inglese al suo primo successo in carriera in F.1. Una Mercedes che ha piegato una Red Bull dominante, con Verstappen e Perez sesto e settimo, una Ferrari che a inizio anno dava un secondo al giro ai tedeschi ed ora è lì che annaspa. Un mondiale concluso da tempo, con i doppi titoli a Red Bull e Verstappen, ma ancora apertissimo per i regolamenti di conto in atto. Quello dei due compagni di squadra in Red Bull, con Verstappen che rifiuta dare la posizione a Perez: “Ho le mie ragioni” ha tuonato via radio. “Dopo tutto quello che ho fatto per lui” ha replicato il messicano. Segno di una convivenza non proprio felice, nascosta sotto al tappeto delle vittorie, che fa capire tante cose su Verstappen, la sua fame di vittorie e il ruolo dei compagni di squadra. E che dire di Leclerc, messo a muro nelle fasi iniziali di gara da Norris e capace, grazie anche a due safety car e alla strategia (stavolta perfetta) della Ferrari di risalire fino al quarto posto e chiedere, implorante, al suo box di farlo passare davanti a Sainz: “Negativo, è sul podio, non possiamo farlo” la replica dura e senza appello. “Ok, capisco, ottimo lavoro…” la conclusione amara di Leclerc. Ovvero, in entrambi i casi: io prima della squadra. L’egoismo mascherato da dedizione. In fondo sono uomini, corrono prima per se stessi e poi per il team. Non deve stupire se il loro mondo ruota tutto attorno a sé. E quando c’è una crepa, si cercano scappatoie presso altri lidi, fin tanto che i contratti sono blindati e non offrono scappatoie per anticipare le fuoriuscite. Casi diversi, stesso sintomo. Poco da dire. E nella corsa dei duelli rusticani, non stupisce la ruotata di Verstappen ad Hamilton “Non è stato un incidente di gara” ha detto l’inglese. Perché certe cose, in pista fra di loro le capiscono subito. E che dire di Alonso che con Ocon al sabato finisce a sportellate, viene multato per la manovra pericolosa e domenica, in gara, dal box via radio dicono in maniera netta a Ocon: “È più veloce, fallo passare” e la replica “ma sto prendendo Vettel, lasciatemi fare”. “Fallo passare” e fine delle trasmissioni. Un mondiale che non ha più nulla da dire ma che lascia aperta la porta a vendette, rivalse e polemiche. Forse troppe gare, troppi attriti e poche occasioni per rimediare. Abu Dhabi, fra sette giorni, l’apice di questi regolamenti di conti. Intanto godiamoci il successo di Russell, il suo coronamento di un sogno e il passaggio di consegne con Hamilton, suo scudiero sul podio, il re battuto dall’allievo.

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