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Giu 16 GP CANADA: IL COMMENTO

di Paolo Ciccarone

C’è una Italia che gioisce e una che patisce nella domenica delle idi di giugno che ha cambiato lo scenario finora conosciuto. A Le Mans la Ferrari ottiene la terza vittoria consecutiva con la vettura privata n.83, gestita da AF Corse, la stessa struttura che opera con le due vetture ufficiali, finite 3 e 4 ad appena 14 secondi dopo 24 ore di corsa. E l’altra Italia che gioisce sale sul podio di Montreal col giovane Kimi Antonelli che a 18 anni e 10 mesi raccoglie un terzo posto con la Mercedes che con Russell ha vinto la gara. Era dal 2009 che non vedevamo piloti italiani sul podio, Fisichella in Belgio e Trulli in Giappone. Poi il vuoto assoluto e niente certezze. Nella domenica bestiale in cui l’Italia da corsa celebra la capacità manageriale della Ferrari nel WEC, quarta gara e quarta vittoria, leader indiscussa nei due campionati, marche e piloti, arriva la notizia di un altro italiano eccellente che lascia: Luca De Meo molla Renault dopo 5 anni di successi e passa al settore della moda del lusso.

Una notizia che coinvolge anche la F.1 perché gli investimenti Renault sul team Alpine, con l’arrivo di Flavio Briatore al vertice della squadra, erano il frutto di una decisione di De Meo. Quindi un risvolto sportivo in una domenica dove l’Italia è stata protagonista nel bene e nel male. E in quanto al male è ancora la Ferrari a dettare legge, perché il 5 posto di Leclerc e il 6 di Hamilton, staccatissimi dal vertice, fa capire come ci sia tanto da sistemare. Mai in palla, mai uno sprazzo, sempre discussioni fra i piloti e il box “Perché mi avete cambiato le gomme?” dice uno e l’altro risponde “E’ il piano B” replica “se ti ho detto C perché chiamarmi?” e via di questo passo, a dimostrazione che le due anime Ferrari, WEC e F.1, non si parlano. Perché se da un lato ci sono eccellenze, dall’altro non sono scemi, eppure non ne va bene una. Con Hamilton che si lamenta: “Chiedo aggiornamenti e modifiche, ma non capisco perché non portiamo niente, dobbiamo cambiare tante cose, non posso parlare”. E via di questo passo. Ma Vasseur, Team Principal, ha trovato l’origine dei problemi. Ovvero la stampa e i giornalisti che raccontano cosa succede là dentro. Si vede che la politica del bannare, escludere alcuni a favore di altri, alla fine non ha portato giovamento, visto che il fuoco amico viene proprio da quelli tenuti in considerazione.

Qui i casi sono due: o si cambiano i giornalisti, o si cambia metodo di lavoro. I primi raccontano, i secondi fanno. E se fanno male non è colpa di chi racconta. Un concetto troppo complicato per sua maestà che dalla Francia ha portato la grandeur degli atteggiamenti ma non i risultati. “Maestà il popolo non ha pane (leggi vittorie)” Che mangino brioche (ovvero attaccatevi al tram). Infine una nota per Norris. Ha tamponato il compagno di squadra Piastri, che col quarto posto continua a mantenere il comando della classifica iridata. Ha ammesso la colpa, si è scusato con tutti. Gli hanno dato pure 5 secondi di penalità a una corsa mai conclusa. Che ci sia da rivedere qualcosa nel sistema di penalità inflitte? Mah…

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