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Ott 30 GP MESSICO: IL COMMENTO

di Paolo Ciccarone

Altra gara, altro record. Per Max Verstappen la stagione 2023 è quella dei grandi numeri. In fondo, con 22 gare in una stagione e una macchina dominante, ogni corsa rischia di essere la copia di quella precedente. Stavolta la novità, si fa per dire, è di una gara spezzata in due a causa dell’uscita di pista di Magnussen che per una sospensione rotta, ha demolito la sua Haas e le protezioni. Per cui bandiera rossa e seconda gara. Ebbene, nei primi 34 giri di corsa si era visto un Verstappen davanti a tutti fin dalla prima curva. Nella seconda gara di 36 giri, si è visto un Verstappen davanti a tutti…fin dalla prima curva. Come dire che il successo numero 16 della stagione, nuovo record, la vittoria n.51 (eguagliato Prost) e il doppio dei punti rispetto al primo rivale, il compagno di squadra Perez che in Messico si è messo KO da solo alla prima curva centrando in pieno la Ferrari di Leclerc. Insomma, un Verstappen che con tre gare ancora da disputare, può solo incrementare questo bottino visto che dietro c’è il vuoto assoluto, o quasi. La Ferrari aveva occupato la prima fila con Leclerc, pole n.22, e Sainz, ma al via dopo cento metri Verstappen era già davanti ai due. Con l’aggravante, come detto, di un Perez che per strafare nella gara di casa, si è presentato alla prima curva decollando sulla Ferrari di Leclerc e scrivendo la parola fine alla gara più attesa dell’anno, forse della vita, per il pilota messicano. E qui vale la pena aprire una parentesi, perché il podio di Leclerc, che nella seconda gara non ha tenuto il passo di Hamilton, secondo con una Mercedes ancora lontana dal vertice, è stato condito da fischi e urla di disapprovazione. Leclerc non aveva colpa nell’incidente, ma i ferraristi si sono risentiti e in malo modo. Quando i fischi li facevano loro sotto al podio a Monza al vincitore della gara, che non aveva buttato fuori nessuno, era tutto normale. Adesso no. E in tribuna è successo anche di peggio, con una rissa fra tifosi delle opposte fazioni come mai si era visto in un autodromo. La F.1 sarà sempre più popolare, ma qui siamo arrivati a livelli del calcio e questo non va bene perché le corse, da sempre, sono state il segno del rispetto verso l’avversario, che rischiava la vita e pertanto meritava l’onore del pubblico. Quando nel 1964 Bandini buttò fuori pista Hill, consegnando il mondiale a Surtees, nessuno in tribuna in Messico si permise di fischiare l’italiano. E lo stesso accadde in altre occasioni. Brutto segno di una deriva che, alla caccia della popolarità, accoglie di tutto e di più. Tornando invece alla Ferrari, Leclerc lascia sì il Messico con un podio, ma fare 22 pole e vincerne solo 4, con Verstappen che ne ha vinte 10 di gare in cui il ferrarista era davanti a tutti, fa capire una volta di più che a Maranello non hanno ancora capito perché a volte vanno forte e fanno le pole e poi in gara arrivano da dietro come razzi e li sverniciano in pieno. Un problema da risolvere e che nelle prossime tre gare deve essere capito assolutamente in vista della prossima stagione. Anzi, la prossima stagione è già cominciata e qualcuno non se ne è ancora accorto…

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