Auto

Mag 26 GP MONTECARLO: IL COMMENTO

di Paolo Ciccarone

Charles Leclerc fa sognare ma alla fine vince sempre una McLaren. A Montecarlo è Lando Norris che ottiene la seconda vittoria della stagione dopo quella australiana e avvicina il compagno di squadra nella classifica iridata. Su un tracciato dove superare è impossibile e con l’obbligo, per la prima volta di due pit stop, non è che sia cambiato molto. McLaren davanti e gli altri a inseguire. Solo che stavolta la Ferrari è stata più vicina e ha finito praticamente in volata sulla McLaren. Non si vedeva da tempo e nemmeno era prevedibile, visto che alla vigilia si lamentavano tutti a Maranello di una macchina difficile da pilotare, specie nelle curve lente. Invece no.

Leclerc più veloce di tutti per tre sessioni su quattro, poi in qualifica Norris fa la pole a tempo di record e in gara ha difeso la posizione usando il cervello. Perché con la norma dei due pit stop obbligatori, Verstappen era finito davanti quando tutti si sono fermati e ha mantenuto la posizione, rallentando volutamente, fino al punto che Norris, Leclerc e Piastri erano incollati agli scarichi della Red Bull. In questo frangente, durato oltre 20 giri, Leclerc ha imparato a memoria gli scarichi della McLaren, ma non ha mai avuto lo spunto per superare nonostante Norris avesse gomme dure sul finire e la Ferrari quelle medie, quindi più veloci. In accelerazione, ovvero trazione, la McLaren andava via, sul veloce Leclerc recuperava, ma di fatto mancavano quei metri per tentare un sorpasso.

E per capire il dominio papaya, basti dire che appena Verstappen al penultimo giro ha fatto la sosta, Norris ha dato di gas e preso 3,1 secondi su Leclerc in un giro solo…Ma come si fa a passare dalla delusione di Miami, al tonfo di Imola a sentire l’odore della vittoria a Montecarlo? Una serie di fattori ha determinato il tutto. La pista, intanto, niente curve veloci, ma solo riprese quasi da fermo. L’altezza da terra aumentata per tutte le macchine perché la pista cittadina ha dei dossi e saltelli (zona Casino) per cui il viaggiare rasente l’asfalto che nelle altre piste è alla base del carico aerodinamico, qui viene meno e tutti sono livellati. Le nuove gomme Pirelli, con una elasticità della spalla maggiore che compensa la rigidità delle sospensioni anteriori della Ferrari, hanno dato una grossa mano. Infine su una pista del genere, bisogna fare i “guanti” ai guard rail e Leclerc è un esperto di circuiti cittadini. Mettere tutto insieme ed ecco spiegato il risultato. La controprova? La McLaren che con gomme dure in gara in ripresa andava meglio della Ferrari. Come dire che pur penalizzata da una gommatura che rendeva meno, la McLaren aveva quel qualcosa in più che a Maranello manca ancora. Monaco è stata una boccata di ossigeno, a Barcellona vedremo se serve ancora la bombola o se la Ferrari potrà cominciare a respirare in maniera autonoma…

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