Halloween è la notte in cui tutto è concesso. Le streghe si truccano con rossetti neri, i fantasmi indossano tulle, e persino la paura sa essere glamour. È la festa dell’eccesso, dell’ironia e, in fondo, anche della verità: quella che si nasconde dietro una maschera.
Se dico Halloween penso ad una zucca, io mi ero spostata in ottobre perciò avevo addobbato tutto come se fossimo in America, e con il senno di poi avrei dovuto capire che era il presagio di un finale horror. Con le mie bambine ho sempre festeggiato, loro si vestivano ed andavano per le scale del palazzo a fare ” Dolcetto o Scherzetto”, erano le uniche. I vicini impreparati e di una certa età tiravano fuori di tutto e loro portavano a casa pacchetti di crackers, biscotti integrali, caramelle per la tosse…. più che un dolcetto era un sanatorio.
Chissà se Carlotta Marioni che e’ diventata nonna da poco si inventerà un costume da zucca per il nipotino … approfitto per fare gli auguri a Eleonora Folcioni ed alla neo nonna che avrà personalizzato anche il biberon con il nome del piccolo Gugliemo.
I mega outlet village tipo Serravalle e Fidenza Village si sono vestiti da tempo a festa con iniziative varie e sconti. Sabato scorso sono andata a Serravalle per fare un giro con mia figlia e ci credete? Non ho comprato nulla. Vi faccio un esempio: l’iconica Pliage di Longchamp costava, nei colori invenduti, 98 euro, mentre nei colori continuativi 130 euro come in negozio. Ma quindi uno va in un outlet facendosi dei km per avere gli stessi prezzi dei negozi? File da Gucci, Yves Saint Laurent, Prada, ma i prezzi erano sinceramente altissimi. Mi chiedo quindi se gli outlet village siano diventati semplicemente una destinazione, un’esperienza costruita attorno al desiderio di sentirsi parte del mondo del lusso e nascondano un meccanismo perfettamente calibrato: intercettare il flusso turistico internazionale e offrire l’illusione di un lusso scontato. Per i marchi è un modo di smaltire stock e collezioni passate senza intaccare la propria immagine, mentre per i gestori un business che vive di marketing territoriale. Sono quindi hub del turismo da shopping , una Disneyland del fashion, parchi tematici dove si cerca di democratizzare il desiderio, dove ci si sente dentro una vetrina globale, ma le vere occasioni sono rare.
Certo non hanno questi problemi gli abitanti delle isole Svalbard, quelli che abitano tra il 74° e 81° parallelo nord . No non sono impazzita, io mi sono fissata adesso e seguo su tiktok due o tre persone che si sono trasferite a vivere li e vi giuro che mi sto appassionando come se fosse una serie Netflix. Pensate che in questo arcipelago norvegese, il sole d’inverno non sorge mai e l’estate non conosce la notte. A Longyerbyen, la capitale, vivono oltre 50 nazionalità diverse, non ci sono semafori, c’è un solo supermercato e una scuola. La cosa che mi ha terrorizzato è la descrizione dei bagni che praticamente “bruciano” letteralmente quello che viene fatto nel wc, infatti viste le temperature polari non è possibile avere tubature per gli scarichi e nemmeno per l’acqua, che viene fornita da cisterne. In queste isole non si nasce e non si muore, la legge infatti proibisce il parto in loco e la terra gelata non permette la sepoltura. Nel cuore di una montagna c’è il Global Weed Vault che custodisce milioni di semi provenienti da tutto il mondo, una riserva genetica della biodiversità pronta a sopravvivere in caso di catastrofi naturali o guerre. Un paradosso se ci pensate: nel luogo più inospitale del pianeta l’umanità ha scelto di conservare il proprio futuro. Comunque sappiate che anche li festeggiano Halloween, esattamente allo Svalbard Pub, non sarà probabilmente la festa più spettacolare del mondo, ma un’occasione di socialità nel momento in cui inizia la grande notte polare.
Se ci pensate Halloween serve un po’ ad esorcizzare la paura del buio, della solitudine, il limite. Chi sfila travestita da strega forse non vuole solo spaventare, ma ricordare un simbolo potente: quello della donna indipendente, misteriosa, ribelle. Un travestimento che è anche un atto simbolico, indossare ciò che una volta faceva paura per trasformarlo in energia, ironia e libertà.
Pensavo in questi giorni alla nomina di Debora Massari ad Assessore al Turismo, Marketing Territoriale e Moda della Regione Lombardia , lei figlia di Igino Massari, il celebre maestro pasticcere. Negli anni ha affiancato il padre curando soprattutto la parte manageriale e la comunicazione ed oggi trasforma la sua identità, rappresentando un nuova generazione di donne che portano cultura dell’impresa dentro le istituzioni, unendo creatività, rigore e visione. Dietro la figura della “figlia di” si intravede una donna che ha costruito la propria competenza lavorando nel marketing e nell’innovazione del lusso gastronomico, questo è, per dirla in tema di Halloween, un travestimento solo apparente.
Questa notte diventa anche quella della verità in cui qualcuno approfitta della maschera per dire ciò che normalmente tace, o per toglierla del tutto. E’ la festa della finzione, ma anche della rivelazione. Fedez ad esempio è uscito con il libro edito da Mondadori ” L’acqua è più profonda di come sembra da sopra” un’autobiografia senza filtri sulla propria vita. La questione che solleva è l’immagine pubblica verso la realtà, raccontando il matrimonio con Chiara Ferragni e i retroscena della loro separazione. Non perde occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, raccontando non solo la crisi personale, ma anche lo scontro che si consuma dietro le quinte della moda. In un passaggio il rapper rivela di aver scoperto il coinvolgimento della ex moglie nel Fashion Trust “in cui c’è Umberta Gnutti Beretta, parte di una famiglia che produce armi e che guadagna montagne di soldi grazie alla guerra. Non capisco ancora bene cosa facciano in questo Fashion Trust , credo diano soldi ai giovani stilisti , non proprio una priorità in questo Paese” . Federico Lucia parla anche dei rapporto con Fabio Maria Damato, delle litigate con il team che gestiva Chiara e scrive “Ho dubbi sul suo lavoro, perchè lei di business, in realtà, non capisce un granché. Ha sempre delegato. Io sono stato inizialmente abbagliato dalla facciata glamour delle operazioni, da tutti quei dipendenti e dai case Studies a Harvard. Ma la verità, dietro le quinte, era tutt’altro che dorata”. Scrive di non sentirsi “un santo” né “moralmente superiore”, ma di avere valori non negoziabili. E’ uno dei passaggi più diretti del libro, dove il tema della moda come potere economico e simbolico si intreccia alla responsabilità individuale. Dietro le righe emerge una domanda che tocca il sistema nel suo insieme: può la moda, simbolo di bellezza e creatività, convivere con interessi economici legati a realtà oscure? A questo punto la storia è spunto per una riflessione collettiva, dove il lusso e l’immagine si scontrano con il peso della coscienza.
Halloween ci invita a giocare con le apparenze, ma subito dopo arriva la Festa di tutti i Santi, che celebra ciò che è autentico, luminoso e integro. Infondo la vita non è questo? Dopo aver indossato mille volti si arriva ad un punto dove non si può più fingere e l’unica forma di eleganza possibile è la sincerità.








