Quando un ceo – la massima autorità in un’azienda – si dimette le ragioni sono molteplici, certamente è un segnale di disagio e di cambiamento che provoca, normalmente, la sortita anche di altri dirigenti. Wayne Griffiths , il ceo di Seat e Cupra, due marchi che appartengono al gruppo tedesco Volkswagen, ha deciso di lasciare la sua società con effetto immediato per “ ragioni personali”, questa la motivazione ufficiale. Una partenza così improvvisa che ha creato qualche mistero, tutto il settore si è chiesto se la ragione sia dovuta ad un offerta di qualche concorrente che non ha potuto rifiutare o per problemi di salute. Il vice presidente esecutivo di Seat Markus Haupt ha assunto ad interim la direzione della società, in attesa che venga annunciato il successore definitivo. Un’uscita dunque a sorpresa poiché l’inglese Griffiths aveva assunto la guida di Seat e di Cupra nel 2020, in precedenza era stato direttore vendite e marketing di Seat, con la volontà di recuperare le pesanti perdite generate dalla crisi legata alla pandemia del Covid. Cupra , sotto la sua direzione, è diventato un brand indipendente all’interno del gruppo Volkswagen ed è attualmente uno tra quelli di maggior crescita, grazie al lancio del suo primo modello elettrico prodotto in Germania, a Zwickau , dopo aver contribuito a mantenere in buona attività la fabbrica di Martorell, in Spagna, vicino a Barcellona. Era stato Luca de Meo , oggi ceo di Renault , ad intraprendere, nel 2018, il riposizionamento dell’attività, sostenendo proprio il lancio di Cupra, di fatto la filiazione sportiva di Seat. Griffiths lo aveva sostituito, facendo un eccellente lavoro per lo sviluppo sia della marca Cupra sia per la ristrutturazione di tutta l’attività industriale. Lo scorso anno il gruppo ha realizzato un utile di circa 635 milioni di euro, un aumento dell’1,3% rispetto al 2023 e il fatturato ha raggiunto 14,5 miliardi di euro, un più 1,4%, uno dei migliori risultati finanziari della sua storia pur essendo ormai tutti coscienti che il panorama richiede una maggiore flessibilità nella pianificazione futura. Nelle stesse ore del ritiro di Griffiths anche il ceo di Volvo, Jim Rowan, ha dato le dimissioni, sempre inaspettate, ha demandato la guida dell’azienda, rimettendola nuovamente nelle mani di Hakan Samuelson che ha ripreso i comandi dopo aver già diretto la società per dieci anni, dal 2012 al 2022, con la nomina di presidente del consiglio di amministrazione. Si potrebbe dire un ritorno all’antico, in effetti Samuelsson ha trascorso tutta la sua carriera in imprese svedesi, si è occupato anche del brand di lusso Polestar, diretto concorrente di Volvo, prima di andare in pensione nel giugno dello scorso anno. Il suo nuovo mandato – della durata di due anni in attesa di trovare un successore a lungo termine – dovrebbe garantire quella stabilità di cui il brand ha assolutamente bisogno, traghettandolo per consentirgli di affrontare rapidamente gli sviluppi tecnologici in atto. La svedese Volvo Cars dal 2010, appartiene al gruppo cinese Geely, un lasso di tempo che le ha permesso di diventare “ grande” pur rimanendo fedele alla sua filosofia che si fonde nella volontà di rimanere un prodotto alto di gamma senza manifestare troppa ostentazione. Anche la complessità geopolitica e la concorrenza sempre più intensa necessita di dirigenti solidi, che abbiano una comprovata capacità per muoversi in ambienti difficili. Il costruttore teme di subire l’impatto dei dazi doganali in Europa sia sui veicoli prodotti in Cina che negli Stati Uniti specialmente ora che si era specializzato nelle vetture elettriche, tanto da avere come obiettivo, entro il 2030, la costruzione per il 90% solo di auto a zero emissioni. L’Europa deve ritrovare il suo ruolo senza sacrificare i propri valori , in particolare per ciò che riguarda la transizione energetica, non facile nel momento in cui il presidente degli Stati Uniti ha imposto al nostro Continente il 20% dei diritti doganali. Le vendite di veicoli elettrici Volvo sono salite del 54% per arrivare a superare le 175mila unità che hanno rappresentato il 23% delle immatricolazioni totali ( circa 764mila auto vendute nel 2024, una crescita dell’8% ), contro il 16% del 2023, ed è stato Rowan ad affiancare Volvo, accompagnandola sino a raggiungere quest’ anno record, con un utile superiore a 1,4 miliardi di euro, realizzato in un contesto certamente non facile. Il 2025 si prospetta più complicato nonostante i solidi risultati alle spalle, Rowan viene dal mondo della tecnologia ha lavorato in Black Barry e in Dyson, ha sempre investito in ciò che non era visibile, trasformando Volvo in un’azienda di software che costruisce auto, portandola ad essere classificata premium. Un tema che in questo momento storico ha il suo peso dopo che Volvo ha dovuto richiamare 73mila veicoli ibridi plug-in per pericolo incendio.