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Apr 07 …I CAPI SI DIMETTONO…

di Bianca Carretto

Quando un ceo – la massima autorità in un’azienda – si dimette  le ragioni sono molteplici, certamente è un segnale di disagio e di cambiamento che provoca, normalmente, la sortita anche di altri dirigenti.  Wayne Griffiths , il ceo di Seat e Cupra, due marchi che appartengono al gruppo tedesco Volkswagen, ha deciso di lasciare la sua società  con effetto immediato per “  ragioni personali”, questa la motivazione ufficiale.  Una partenza così improvvisa  che ha creato qualche mistero, tutto il settore si è chiesto se la ragione  sia dovuta  ad un offerta di qualche concorrente che non ha potuto rifiutare o per problemi di salute. Il vice presidente esecutivo di Seat  Markus Haupt ha assunto ad interim  la direzione della società, in attesa che venga annunciato il successore definitivo.  Un’uscita dunque  a sorpresa  poiché l’inglese Griffiths aveva assunto la guida di Seat  e di Cupra nel 2020, in precedenza era stato  direttore  vendite e marketing di Seat,  con la volontà di recuperare le pesanti perdite generate dalla crisi legata alla pandemia del Covid.  Cupra , sotto la sua direzione, è diventato un brand indipendente all’interno del gruppo Volkswagen ed è attualmente  uno tra quelli di maggior crescita, grazie  al lancio del suo primo modello elettrico prodotto in Germania,  a Zwickau , dopo aver contribuito  a mantenere in buona attività la fabbrica di Martorell,  in Spagna, vicino a  Barcellona.  Era stato Luca de Meo , oggi ceo di Renault ,  ad  intraprendere, nel 2018, il riposizionamento  dell’attività, sostenendo proprio il lancio di Cupra, di fatto la filiazione sportiva di Seat. Griffiths  lo aveva sostituito,  facendo un eccellente lavoro  per lo sviluppo sia della marca Cupra sia per la ristrutturazione di tutta l’attività industriale.  Lo scorso anno  il gruppo ha realizzato un utile di  circa 635 milioni di euro, un aumento dell’1,3% rispetto al 2023 e il fatturato ha raggiunto 14,5 miliardi di euro, un più 1,4%, uno dei migliori risultati finanziari della sua storia pur essendo ormai tutti coscienti  che  il panorama   richiede  una maggiore flessibilità  nella pianificazione futura.  Nelle stesse ore  del ritiro di Griffiths anche il ceo di Volvo, Jim Rowan, ha dato le dimissioni,  sempre inaspettate,  ha demandato la guida dell’azienda, rimettendola nuovamente nelle mani di Hakan Samuelson che ha ripreso i comandi dopo aver  già diretto la società per dieci anni,  dal 2012 al 2022, con la nomina di  presidente del consiglio di amministrazione. Si potrebbe dire un ritorno all’antico, in effetti  Samuelsson  ha trascorso tutta la sua carriera  in imprese svedesi,  si è occupato anche del brand di lusso Polestar, diretto concorrente di Volvo, prima di andare in pensione nel giugno dello scorso anno. Il suo  nuovo mandato – della durata di due anni in attesa di trovare un successore a lungo termine – dovrebbe garantire quella stabilità di cui il brand ha assolutamente bisogno,  traghettandolo per consentirgli di affrontare rapidamente gli sviluppi tecnologici in atto. La svedese Volvo Cars dal 2010,  appartiene al gruppo cinese Geely, un lasso di tempo che le ha permesso di diventare “ grande” pur rimanendo fedele alla sua filosofia  che si fonde  nella volontà  di rimanere un prodotto alto di gamma  senza  manifestare troppa ostentazione. Anche la complessità geopolitica e la concorrenza sempre più intensa necessita  di dirigenti  solidi, che abbiano una comprovata capacità per muoversi in ambienti difficili. Il costruttore  teme  di subire l’impatto dei dazi doganali in Europa  sia sui veicoli prodotti in Cina che negli Stati Uniti specialmente ora  che si era specializzato nelle vetture elettriche,  tanto da avere come obiettivo,  entro il 2030, la costruzione per il 90% solo  di auto a zero emissioni. L’Europa deve ritrovare il suo ruolo  senza sacrificare i propri valori , in particolare per ciò che riguarda la transizione energetica, non facile  nel momento in cui il presidente degli Stati Uniti ha imposto al nostro Continente il 20% dei diritti doganali. Le vendite di veicoli elettrici Volvo sono salite del 54% per arrivare  a  superare le 175mila unità che hanno rappresentato il 23% delle immatricolazioni totali ( circa 764mila auto vendute nel 2024, una crescita dell’8% ), contro il 16% del 2023,   ed è stato Rowan  ad affiancare  Volvo, accompagnandola sino a raggiungere quest’ anno record, con un utile  superiore a 1,4 miliardi di euro,  realizzato in un contesto certamente non facile. Il 2025  si prospetta  più complicato  nonostante i solidi risultati alle spalle, Rowan viene dal mondo della tecnologia  ha lavorato in Black Barry e  in  Dyson,  ha sempre investito in ciò che non era  visibile,  trasformando Volvo in un’azienda di software che costruisce  auto, portandola ad essere classificata premium.  Un tema che in questo momento storico  ha il suo peso dopo che Volvo ha dovuto richiamare 73mila veicoli ibridi plug-in per pericolo incendio. 

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