Moda

Nov 19 IED: RE UNION, MIX TRA REALE E VIRTUALE NELLE COLLEZIONI MODA

di Redazione

Interrogarsi sul futuro della moda, non solo sui principi di sostenibilità etica e ambientale nella creazione dei capi, ma su nuovi linguaggi e codici innovativi per realizzare e presentare le collezioni.
È ciò che hanno fatto gli studenti dell’Istituto Europeo di Design del corso Triennale in Fashion Design di IED Torino con il progetto di tesi Re Union. In un anno accademico durante il quale il mondo sembra sospeso, l’accesso alla scuola, ai laboratori e alle sartorie reso per alcuni mesi impossibile dal distanziamento sociale, i ventiquattro giovani designer hanno sviluppato e finalizzato altrettante collezioni uomo/donna per la stagione autunno inverno puntando sul digitale e trasformando con un approccio creativo i limiti del lockdown in opportunità per sperimentare lontano da canoni tradizionali.
La progettazione, iniziata prima della diffusione della pandemia di Covid-19, ha visto nelle fasi preliminari di ricerca e sviluppo dei concept gli studenti impegnati ad approfondire aspetti legati a materiali e produzione. Focus in classe, visite a stabilimenti produttivi e laboratori con esperti del settore hanno permesso di conoscere e interiorizzare differenti problematiche e soluzioni legate al tema della sostenibilità, che diviene, non più un obiettivo, ma presupposto e premessa per l’ideazione dei 25 outfit di ciascuna collezione.
Con l’arrivo dell’inaspettata emergenza sanitaria e l’immediata conversione della didattica in modalità a distanza, gli studenti hanno appreso nuove forme di lavoro e trovato nel digitale la chiave per l’avanzamento dei progetti. Oltre al confronto costante con i docenti e la coordinatrice del corso Alessandra Montanaro, garantito da lezioni e revisioni da remoto, è stato fondamentale l’utilizzo di CLO3D, strumento innovativo nella prototipazione virtuale che rappresenta il futuro in ambito moda. Inserito nei programmi didattici già nel 2016 da IED Torino – precursore in questo ambito accademico – il software ha permesso di sviluppare a distanza modelli e prototipi in digitale, attraverso il collegamento da casa a macchine virtuali, e di simulare fedelmente vestibilità, ambientazioni e sfilate dei capi.
L’attenzione e la capacità nel ripensare i modelli didattici hanno permesso agli studenti di partecipare attivamente alla rappresentazione dei capi della propria collezione selezionati e confezionati da Ilaria Turchetti, assistente del laboratorio di sartoria, e da Gianpiero Capitani, modellista sarto, con i tessuti messi a disposizione dalle aziende partner. Collegati da remoto, gli studenti hanno diretto foto e video shooting degli outfit, guidando il set e indirizzando il lavoro di styling e scatto, secondo quanto progettato precedentemente insieme alle docenti IED Anna Neretto e Giorgia Mannavola.

È proprio questa centralità del digitale in ogni aspetto della progettazione, dallo sviluppo dei progetti fino alla loro rappresentazione e comunicazione, a innescare l’elaborazione di un linguaggio innovativo per presentarne i risultati: nel video show Re Union le riprese dei capi indossati dai modelli e le simulazioni di passerella di CLO3D si susseguono in un flusso ipnotico, traducendo con un inedito codice ibrido la compenetrazione di aspetti reali e virtuali che caratterizzano la nuova quotidianità. In un ambiente dal candore astratto, gli abiti vestono la fisicità dei modelli – come i capi destrutturati dalle tinture naturali di Sofia Cagliero, o i modelli genderless nella versione minimal di Vittorio Rossi o ispirata a un upcycling multimaterico e multicolore di Lucrezia Carbone – e i copricapi incorniciano, quasi proteggono i loro volti – nelle varianti realizzate con telaio a navetta da Letizia Guglielmino o all’uncinetto da Martina Gaggero – alternandosi allo sfilare di outfit digitali sospesi dall’assenza degli avatar – dalle creazioni in telina di Nuria Piccirillo che ridanno valore a un materiale di scarto, ai capispalla trasformabili ispirati alla modular consciousness di Elena Pistotti.
La sperimentazione di una nuova strada espressiva, che ha nei mezzi digitali scintilla e strumento, racconta la realtà di questo 2020, abbracciando le sfide e le potenzialità di una quotidianità trasformata, ed elabora un linguaggio estetico capace di mettere in discussione il confine tra reale e virtuale, superandolo.
Gli studenti della sede di Torino sono riusciti a coniugare aspetti propri della sartorialità e dell’artigianalità della tradizione italiana, ma anche del tessile che contraddistingue questo territorio, con le potenzialità della ricerca e degli strumenti digitali appresi durante il percorso accademico, sempre all’avanguardia grazie alla forza del Network IED – dichiara Paola Zini, Direttore IED Torino. La scuola di Moda unisce in tutta Italia i suoi creativi con contaminazioni, esperienze condivise e progetti trasversali e rappresenta oggi circa il 30% sul totale degli studenti IED.

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