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Dic 12 INTERESSANTE ANALISI DI ARTICOLO 21

John Elkann non vive un buon periodo. Il carisma della Juventus, icona calcistica dell’impero Fiat prima del senatore Giovanni Agnelli e poi del nipote Gianni, va in frantumi.

Il più blasonato club calcistico italiano inciampa in pesanti deficit e in gravi guai giudiziari. Andrea Agnelli, indagato dalla procura della Repubblica di Torino, si è dimesso da presidente della Juventus insieme a tutto il consiglio di amministrazione. John Elkann ha nominato un nuovo presidente in sostituzione del cugino Andrea Agnelli. Non è per niente una bella pubblicità per tutta la sconfinata galassia Agnelli-Elkann: l’impero fondato alla fine del 1800 da Giovanni Agnelli senior adesso va dalla Juventus a Stellantis (il colosso dell’auto nato dalla fusione di Fiat Chrysler Automobiles con il gruppo francese Peugeot-Citroen), dalla Ferrari ai giornali Gedi (“Repubblica” e “La Stampa” sono le perle più preziose), dalla Cnh Industrial (trattori e macchine industriali) all’Iveco (autocarri e pullman).

Tuttavia gran parte dell’impero governato dall’amministratore delegato di Exor (la finanziaria della famiglia Agnelli-Elkann proprietaria delle molteplici partecipazioni azionarie) non gode buona salute. Gli impianti italiani di Stellantis sono in grande affanno per i ritardi nell’arrivo dei nuovi modelli Fiat, Alfa Romeo, Maserati, Lancia. Lo stabilimento di Grugliasco è stato chiuso e la produzione è stata trasferita a Mirafiori, un tempo la fortissima cittadella operaia di Torino. I sindacati da tempo sono in allarme. La produzione delle fabbriche italiane cala salvo poche eccezioni (come la Fiat 500 elettrica prodotta a Mirafiori e l’Alfa Romeo Tonale a Pomigliano); traballa l’occupazione tra cassa integrazione, pensionamenti ed esodi incentivati. Luca di Montezemolo, ex presidente della Fiat, non solo contesta gli annunciati piani di rilancio di Stellantis ma rincara: John Elkann ha venduto Fca ai francesi.

L’editoria va male. Il gruppo Gedi venduto dalla famiglia De Benedetti ad Elkann perché in forte deficit non ha sanato i disavanzi e le vendite (in particolare di “Repubblica” e “La Stampa”) sono ulteriormente crollate.

Le vendite della Ferrari, invece, vanno bene ma qui i problemi sono di carattere sportivo. Le auto del Cavallino Rampante non vincono le corse di formula 1. C’è stato un nuovo terremoto al vertice della Scuderia Ferrari. Mattia Binotto ha annunciato le sue dimissioni di Team Principal: il 31 dicembre lascerà il suo incarico.

Elkann, presidente della Ferrari, avrà i suoi grattacapi nello scegliere il successore di Binotto. Tuttavia Elkann, presidente anche di Stellantis e della Gedi, dovrà anche riflettere su quali mosse attuare per impedire il tracollo delle fabbriche italiane di auto, delle vendite dei suoi giornali (la cessione del settimanale “L’Espresso” non ha risolto nulla) e della Juventus.

John Elkann, assieme ai fratelli Lapo e Ginevra, deve anche fronteggiare le rivendicazioni giudiziarie della madre Margherita Agnelli. La figlia di Gianni e Marella Agnelli ha avviato delle contestazioni legali sull’eredità famigliare.

Il nipote di Gianni Agnelli ama ricordare le scelte coraggiose del nonno e del trisavolo Giovanni per salvare il gruppo in frangenti difficili. Quando stipulò l’accordo di fusione con i francesi di Psa ricordò nell’aprile 2020: la famiglia Agnelli già in passato «ha superato guerre, rivoluzioni, crisi, pandemie».

Gianni Agnelli teneva molto all’internazionalizzazione del gruppo ma senza dimenticare le radici italiane della Fiat. L’Avvocato disse presentando nel 1995 i nuovi modelli Bravo e Brava: «Noi fabbrichiamo automobili, le fabbrichiamo in Italia e rappresentiamo Torino». In sintesi: la globalizzazione della produzione non va realizzata penalizzando l’Italia e Torino.

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