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Gen 25 INTERVISTA A CARLO ROVELLI: FUGA DI CERVELLI? FACCIAMO SPAZIO A CHI VUOLE VENIRE IN ITALIA

di Maria Vittoria Alfonsi

Ricordare il curriculum del professor Carlo Rovelli è impossibile: occorrerebbe  un volume a sé, tanti sono i riconoscimenti, le onorificenze, le pubblicazioni, e via…e via…e via. Cerco perciò di riassumerlo, scusandomi a priori delle eventuali omissioni.

Carlo Rovelli nasce a Verona (mamma piemontese, papà – apprezzatissimo  ingegnere- veronese d’adozione) nel 1956. Già da bambino dimostra la sua “eccezionalità” ottenendo premi e segnalazioni -primo assoluto- alla scuola elementare e, al Liceo Clssico Scipione Maffei  di Verona mi dissero: “Eravamo tranquilli quando Carlo era in classe: lui avrebbe aiutato chi era in difficoltà, qualsiasi fosse stata la materia”.

Carlo, poi,  nell’81 ottiene la laurea  Honoris Causa in fisica all’Università di Bologna; nell’86 il Dottorato di Ricerca  (Ph.D.) in fisica  all’Università di Padova. Poi, ecco posizioni temporanee presso le università di Roma , Yale (USA), e la Sissa di Trieste.  Quindi, per 10 anni è professore  presso  il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pittsburgh e nel 2000 si sposta in  Francia, all’università di Aix-Marsiglia, dove è Professore di Classe Eccezionale, e dirige il gruppo di ricerca in Gravità Quantistica  del Centro di Fisica Teorica di Luniny.                                                                                                                   

Attualmente -quando non è in “tour intercontinentali” per conferenze, lezioni, interviste per tutti i mezzi di comunicazione è  in Canada.:  a London, dove (ovvio!)  tiene anche lezioni all’università.

Mi accorgo di “saltare” notizie ed eventi, ma occorrerebbe un volume… Mi limito, pertanto, a ricordare soltanto alcuni  fra gli innumerevoli riconoscimenti ottenuti : ecco dunque la  Lurea Honoris Causa dell’Università  San Martin di Buenos Aires, la Honorary Professorship dellUniversità Normale di Pechino, ed il Premio Xantopoulus  1995 per i suoi contributi alla fisica dello spazio e del tempo; inoltre,  è conosciuo internazionalmente  per i suoi libri di divulgazione scientifica, di eccezionale successo. Il professor Carlo Rovelli è stato nominato “uno dei 100 pensatori più influenti al mondo”.

Ora, Carlo Rovelli è (sembra ovvio!) super impegnato: basti ricordare che, in questi ultimi tempi è  stato a New York,  Marsiglia, Parigi , Madrid,…poi in Austria, ed infine  ritorna in Canada.

Ecco, quindi,  una breve  intervista (con Carlo Rovelli potrebbero essere di pagine e pagine!) ottenuta in questi giorni.

Ho sentito che sta compiendo un “tour  straordinario” intercontinentale: conferenze, lezioni, o che altro?

Un po’ questo,e un po’ quello. Ho tenuto da poco una lezione  al dipartimento di filosofia della Ecole Normale a Parigi. Ne sono molto contento; ma ora sono a Madrid privatamente”.

Non ha nostalgia dell’Italia?

 “Sì, spesso. Ma ho anche nostalgia di tutti gli altri luoghi dove ho vissuto: in Francia, America e Canada; ma anche di quelli in cui sono stato bene anche se solo per breve tempo. La nostalgia è la dolcezza del ricordo. E’ bello. Ma poi è ancor più bello cercare qualcosa d’altro”.

Qual è la percezione all’estero dell’Italia, e soprattutto del genio italiano?

“ E’ mista, come sempre succede in queste cose.  Molto rispetto, molta ammirazione, ed anche molte cose che di noi non piacciono. Per esempio il fatto che non sappiamo avere una conversazione civile : interrompiamo sempre chi parla e parliamo a ruota fino  a che qualcuno non ci interrompe. Nel resto del mondo si comunica in maniera   più efficace quando ci si scambia le idee”.

Cosa pensa lei, che è stato uno dei primi, anche se in forma diversa, della crescente “fuga dei cervelli” italiani all’estero?

Il problema dell’Italia non è  che i cervelli italiani fuggono all’estero.  Perchè non dovrebbero? Il mondo è grande e bello e vale la pena andarlo  a vedere. Il problema dell’Italia è che non facciamo spazio per i cervelli che vogliono fuggire da altri Paesi venendo qui in Italia. Siamo chiusi e incapaci di accogliere il meglio. I grandi Paesi che hanno i cervelli migliori ce li hanno spesso perché sono stranieri. In Italia verrebbero tutti  se potessero, perché da fuori il nostro Paese appare incantevole. Ma noi non siamo capaci di dar loro sazio. Peccato.

Cosa si dovrebbe  dunque fare per trattenerli?

“Appunto! Non si dovrebbe trattenere nessuno! Bisogna invogliare i migliori del resto del mondo a venire qui”.

Qual è il suo parere sull’intelligenza artificiale?

 “Riceve troppa pubblicità, ultimamente si è montata la testa. Passerà”:

Cosa pensa delle ultime imprese nello spazio?

 “Che non ce ne sono abbastanza.  Da ragazzino pensavo che avrei avuto la mia astronave. Il futuro non è più quello che si immaginava una volta”-

Previsioni per il futuro cosmico?                                                                                                                         

“Sì, facile: noi tutti spariremo, e non ne resterà traccia. Ragione per cui questa nostra breve esistenza è preziosa qui, ed ora, e sarebbe molto non sprecarla in litigi, e guerre, e avidità, come facciamo. Usarla invece per aiutarci l’un l’altro. E stare meglio, e poterlo gustare insieme alle poche preziose e meravigliose gocce  che abbiamo avuto la fortuna di poterle vivere”.

Grazie professore.  E speriamo di sparire il più tardi possibile: non soltanto noi, ma anche le future generazioni, se sapranno far buon uso  – anzi miglior uso- di ciò che di buono, e bello, e interessante possiamo aver fatto. In pace, ed amicizia  ovunque.

Però mi consenta, professore di chiudere ricordando alcune sue parole, tratte da un’intervista che le feci tempo fa, esulando dalla fisica: con un’immagine “solare” .

Lei, professore, saprebbe cucinare?  Ha un piatto preferito?

“Me la cavo a cucinare, niente di più. Sì: ho un piatto preferito: pomodori freschi e saporiti, mozzarella “vera” e pane fresco fragrante e scuro, gustati in mare, sulla mia barchetta, insieme alla mia ragazza, mentre il sole di Marsiglia tramonta lentamente sul mare. Niente, per me, è altrettano impagabile”.

Impagabile. Già: così vorremmo il futuro nostro, e delle prossime generazioni. Magari in una barchetta, al tramonto. sul mare.

Carlo Rovelli insieme a Maria Vittoria Alfonsi

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