Moda

Gen 16 LA CADUTA DEGLI DEI

di Cristiana Schieppati

Nel linguaggio comune, l’espressione “la caduta degli dei” richiama l’immagine di figure un tempo intoccabili, simboli di potere e autorità, che improvvisamente scendono dal piedistallo su cui erano state poste. Questo modo di dire, carico di significato, può essere applicato in diversi contesti, ma mai come oggi sembra adattarsi perfettamente alla metamorfosi che il mondo della moda sta attraversando.

Durante l’ultima edizione di Pitti Uomo, uno dei più prestigiosi eventi dedicati alla moda maschile, si è assistito a un fenomeno sorprendente: i manager e i titolari delle aziende, tradizionalmente distanti e inaccessibili, erano presenti e disponibili a rilasciare interviste. Una scena inusuale, che segna un netto cambio di passo rispetto al passato, quando l’élite decisionale preferiva rimanere nell’ombra, lasciando il palcoscenico a designer e PR.

Il fatto che queste figure chiave abbiano deciso di esporsi pubblicamente apre a diverse interpretazioni. Da un lato, potrebbe essere letto come un sintomo della crisi economica che sta attraversando il settore. Le difficoltà legate a un mercato sempre più competitivo, l’erosione dei margini e i cambiamenti nelle abitudini dei consumatori potrebbero aver spinto i leader aziendali a mettersi in gioco in prima persona, cercando di instaurare un dialogo diretto con il pubblico e con i media.

Dall’altro lato, questa “caduta” non deve necessariamente essere vista in senso negativo. Potrebbe rappresentare, invece, una forma di evoluzione. I manager e i titolari, spesso percepiti come distanti e impersonali, si stanno adattando a un mondo che richiede trasparenza e vicinanza. Essere presenti e disponibili è un modo per umanizzare il brand, per dimostrare che dietro un’azienda ci sono persone che condividono visioni, valori e passioni.

In un’epoca in cui la comunicazione è sempre più veloce e disintermediata, il dialogo diretto con i media diventa cruciale. La presenza dei leader aziendali a Pitti Uomo manda un messaggio chiaro: non è più sufficiente affidarsi a strategie di marketing sofisticate o a testimonial di grande impatto. I consumatori e i professionisti del settore vogliono autenticità, risposte dirette e un coinvolgimento personale.

Questo cambio di paradigma è un’opportunità per l’intero sistema moda. La disponibilità a raccontarsi e a spiegare le proprie scelte può aiutare le aziende a guadagnare credibilità e fiducia, due elementi fondamentali in un mercato in continua trasformazione.

Se la crisi ha avuto un ruolo nel portare i leader aziendali in prima linea è anche vero che questa nuova postura potrebbe rivelarsi vincente nel lungo termine. La moda, dopotutto, non è solo estetica, ma anche relazione, cultura e innovazione. E chi meglio di chi la guida può raccontarne l’essenza?

A Pitti Uomo, abbiamo assistito a una rivoluzione silenziosa. Ora resta da vedere se questo nuovo corso sarà un episodio isolato o l’inizio di una trasformazione duratura. In ogni caso, la caduta degli dei, questa volta, sembra più un invito a costruire un nuovo Olimpo, fatto di connessioni autentiche e scelte coraggiose.

Questa percezione così intensa per fortuna non è solo una mia sensazione. Ho chiesto ad Eva Desiderio, firma autorevole e memoria storica di Pitti Immagine, quale fosse la sua sensazione su questo appuntamento, il primo del 2025 a mettere insieme il mondo della moda e lei mi ha detto ” Questa edizione mi lasciava perplessa, ma sono rimasta molto soddisfatta. Finalmente sono sparite le frequentazioni di persone vanesie e inutili ed ho notato una grande disponibilità dei manager, rispetto ad altre edizioni, a confrontarsi non solo con la stampa ma anche con un visitatore di qualità, interessato ed appassionato”.

Allo stand centrale di Kiton incontro Antonio De Matteis, amministratore delegato e, dal 2023, presidente di Pitti Immagine, che ammette che l’abbuffata post covid è finita ” Guardiamo positivamente al futuro, abbiamo goduto di anni preziosi e oggi il rallentamento era inevitabile, non solo per la situazione globale che ci ha tolto due mercati importanti, quello russo e quello cinese. Inoltre la politica dei prezzi ha visto il costo dei prodotti raddoppiati in tre anni, vero che i costi generali di energia e materie prime sono aumentati, ma spesso sono ingiustificati”. De Matteis, nipote del fondatore Ciro Paone, si dice molto soddisfatto di questa edizione dove sono presenti prodotti di qualità ed è molto orgoglioso di questo ruolo “Pitti è in crescita, guardiamo al futuro con positività”.

Devo dire che era da tempo che non vedevo tanta gente all’interno della Fortezza da Basso ed a volte era veramente difficile circolare tra i padiglioni, giravo… giravo e ogni tanto venivo rapita da qualche pr. Il bello di Pitti è che si respira tutta l’artigianalità e l’italianità delle aziende che, ognuna nel suo genere, hanno dimostrato di voler sempre più inglobare abbigliamento classico e sportwear , senza trascurare le richieste dei clienti più esigenti.

Tombolini ad esempio ha conquistato i visitatori con lo smoking più leggero al mondo, realizzato in Cashmere Seta, un tessuto di straordinaria qualità solo blu, per una collezione limited edizion, la Zero Gravity Gold. A guidare una nuova identità dell’azienda c’è Silvio Calvigioni Tombolini, terza generazione dell’azienda marchigiana che porta avanti i valori dell’azienda che da oltre 60 anni produce abiti sartoriali. Gli chiedo com’è lavorare in un’azienda familiare e come si può sopravvivere in un contesto così complesso ” Noi produciamo un prodotto di valore, il 70 % di produzione è la collezione Gravity, siamo famosi per aver realizzato il vestito più leggero al mondo. Sei anni fa abbiamo smesso di produrre conto terzi ed abbiamo iniziato con una linea nostra, che ci identificasse. Una storia semplice ma sicura, legata al nostro territorio, le Marche, che in questi anni ha sofferto molto , 1400 imprese hanno chiuso, annientate da strategie aziendali dei grandi marchi del lusso. Noi siamo quello che viviamo tutti i giorni, infatti abbiamo anche una piccola produzione di marmellate e olio dei territorio che circonda la nostra azienda”.

Quanta Italia in queste parole e forse questa visione è quella che ha portato Luis Figo, pallone d’oro e campione di calcio, a creare una sua linea prodotta proprio qui nelle Marche e lanciata a Pitti per la prima volta. ” E’ stato tutto il giorno qui a rispondere alle domande dei giornalisti, ha mangiato due mandarini e ha sorriso alla folla di fan che sono accorsi per fare una foto con lui” mi racconta Eleonora di Guitar, anche lei stupita nel vedere quanto le persone di valore facciano la differenza nel mondo del business.

In un’epoca dominata dall’innovazione tecnologica ho notato che il passato esercita sempre di più un richiamo irresistibile. L'”operazione nostalgia” è una risposta emotiva ai cambiamenti rapidi e spesso destabilizzanti. Ritrovare un campione dello sport, un territorio familiare o un brand del passato. Il marketing utilizza la nostalgia per evocare emozioni che spingano al consumo.

Basta pensare a Louis Vuitton, che ha ripreso in mano la collaborazione con l’artista giapponese Takashi Murakami con una riedizione per le nuove generazioni celebrata con un tram per le vie di Milano. Con Elena Muserra, incontrata nello stand del marchio più sostenibile di Pitti, Ecoalf, ci raccontavamo di come siamo andate a recuperare nel nostro armadio un pezzo storico che abbiamo custodito fin da quando eravamo delle ragazze. E questo rifugio mentale l’ho avuto anche quando ho scoperto che la maglieria di Anna Molinari è tornata a vivere grazie alla licenza acquisita da Blufin dall’azienda Franco Rossi, con gli iconici twin set foderati in seta, i colli in visone, i ricami fatti a mano che hanno segnato un epoca.

Il rischio dell’operazione nostalgia è quello di idealizzare un passato che, se analizzato obiettivamente, non era necessariamente perfetto, tuttavia può creare connessioni significative e generare innovazione, un ponte tra due dimensioni. E quel ponte lo sa costruire bene Brunello Cucinelli che a Palazzo Corsini ha festeggiato nuovi traguardi con la sua tradizionale cena a base di paccheri di Da Vittorio, ci siamo ritrovati in 400 nella sala del trono ( pensate che Palazzo Corsini inizialmente era un “Casino” ) . E li ho finalmente rivisto Anna Franco, che se la perdi un attimo di vista ti sforna un figlio senza smettere mai di lavorare con professionalità. Poi ho incontrato la mia bionda preferita, Rebecca Baglini accompagnata dall’attore Maurizio Lombardi ( protagonista in questi giorni di un bellissimo servizio su GQ), e con loro due, toscani doc, mi sono fatta un sacco di risate, soprattutto quando Rebecca voleva togliere un becco d’oca dall’acconciatura di una signora che evidentemente l’aveva dimenticato.

Un po’ di leggerezza ci vuole, per questo penso che una di queste sere prenoterò un tavolo all’Osteria di Brera che organizza delle serate Karaoke, l’idea è di Marcello Forti e Francesca Senette che sono sempre pieni di iniziative. Uno che ama il Karaoke è Carlo Mengucci che stasera festeggia al Nepentha un nuovo traguardo professionale che lo porterà a Parigi, una nuova tappa per la sua carriera all’insegna del cuore, sono certa che organizzerà serate cantanti anche nella Ville Lumiere e che i suoi amici storici stanno già prenotando gli aerei, anzi… ho saputo che da marzo riaprirà la tratta ferroviaria Milano-Parigi interrotta dal 2023…tutte le strade portano a Carlo.


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