Moda

Nov 10 LA SERATA DELLA GRATITUDINE DI BRUNELLO CUCINELLI A PANE E OLIO E VINO.

di Cristiana Schieppati

Nell’interpretazione dei sogni, sognare di mangiare pane e olio significa che sei una persona pronta a dare una mano, generosa e altruista. Il grande sogno di Brunello Cucinelli, il grande puzzle con cui compone la sua nuova umanità parte anche da qui. Da una bruschetta con pane umbro non salato e dall’olio nuovo servita agli amici che hanno partecipato alla sua cena, olio che con tanto amore viene prodotto nel suo Solomeo, li dove la terra è generosa, li dove tutto è cominciato.

L’imprenditore ha scelto Milano per presentare presso l’Istituto dei Ciechi di Milano, anche il suo primo vino – annata 2018 – prodotto nella vigna dell’amato borgo, denominato “Castello di Solomeo” creato a quattro mani con l’enologo Riccardo Cotarella. Impiantato nel 2011, il vigneto si estende su una superficie di 5 ettari (6 in totale con la parte dedicata ai giardini) in cui si alternano tre tipologie diverse di suolo: alluvionale argillo-sabbioso, alluvionale argillo-limoso e marnoso arenaceo, ciascuna abbinata con accuratezza ad uno specifico vitigno coltivato. È in grado di produrre circa novemila bottiglie per anno.

Le uve scelte per il “Castello di Solomeo” sono Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, da cui nasce il prestigioso blend bordolese, a cui viene aggiunto il vitigno Sangiovese come tributo alla cultura e alla tradizione vitivinicola del Centro Italia. Da questa unione nasce un vino strutturato e al tempo stesso ricco di morbidezza. Le oltre 20.000 piante che si snodano lungo i filari ondulati del vigneto di Solomeo vengono curate ogni giorno con l’obiettivo ultimo di garantirne massima longevità e benessere. Una filosofia agricola “secondo natura” che mette in pratica la saggezza conservata nelle mani, unendola alla scienza della tecnica e alla sensibilità dell’animo umano. La scelta di disporre i filari seguendo un disegno a onda rende il vigneto simile ad un “giardino” che necessita di una periodica e specifica manutenzione manuale e permette alle piante, grazie alla loro esposizione, di ricevere la massima quantità di luce favorendo l’arieggiamento. Inoltre, un ruolo di grande importanza è svolto dalle operazioni di selezione e diradamento dei grappoli sin dalle prime fasi fenologiche.

«E’ stato davvero emozionante assaporare a Milano con tanti amici il primo sorso di questo vino almeno per me molto, molto speciale che è nato dalla nostra terra e da un lavoro di grande attenzione e passione. Nel nostro Solomeo abbiamo dedicato cinque ettari a viti che vengono coltivate secondo i classici princìpi della viticoltura, che io considero una vera e propria arte e mi piace pensare che le nostre uve possano finalmente raccontare anche la loro storia di bellezza. Credo che non vi sia niente di più bello che condividere con gli amici di una vita e le persone care questo prezioso frutto, nato da una lunga opera di cura e di custodia. Proprio come avveniva nell’antica Grecia, mi piace immaginare che questo nostro vino possa allietare i più piacevoli simposi di persone che rinnovano questo umanissimo rito. Con l’opera Sofisti a banchetto di Ateneo, del resto, è bello ricordare che proprio «sul mare colore del vino Dioniso ha condotto quanto di buono c’è per gli uomini».

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