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Giu 28 LADRI DI MARMITTE

di Carlo Sidoli

Il furto del Palladio è un’attività che risale ai tempi della mitologia greca e della guerra di Troia in particolare e se ne conoscono i responsabili: Ulisse e Diomede, ideatori del famoso Cavallo in cui si fecero rinchiudere assieme ad altri guerrieri. I due, eroi ma anche perfidi ingannatori, mentre infuriava la battaglia tutt’intorno, rubarono la statua di legno della dea Atena (detta “Pallade” cioè “la giovane”), meglio nota come Palladio, la quale garantiva l’invincibilità. Infatti, dopo questo furto la città venne espugnata, ma i due non la passarono liscia sia in vita che nell’aldilà. Diomede ebbe una fine imprecisata (quattro le versioni della sua morte, tra cui l’assassinio) mentre Ulisse attraversò un mare di guai prima di riuscire a tornare a casa. Dante, istruito da Virgilio (che peraltro ritiene che i due rubarono un Palladio falso, perché quello vero lo portò via Enea), li trova accomunati all’Inferno nel girone dei consiglieri fraudolenti, avvolti da lingue di fuoco giacché fu con la lingua che ingannarono il prossimo. Una collocazione non dissimile è quella che gli automobilisti augurano ai ladri del Palladio contenuto nelle marmitte catalitiche delle loro auto a benzina quando, avviando il motore, si accorgono dal conseguente rumore “infernale” che qualcuno gli ha asportato parte dell’impianto di scarico. I furti di marmitte catalitiche sono in rapida crescita in tutto il mondo e anche in Italia (specialmente in Meridione) a causa dell’elevato valore dei minerali “nobili” in esse contenuti: Platino, Rodio e soprattutto Palladio. Ce ne sono solo alcuni decigrammi ma il loro valore commerciale è prossimo a quello dell’oro; in particolare il prezzo del Palladio è aumentato di cinque volte negli ultimi cinque anni sfiorando i 2500 dollari all’oncia (l’oro è a meno di 2000 dollari/oncia, cioè circa 50 Euro al grammo). I produttori principali sono la Russia, il Sudafrica e il Canada, mentre l’importatore principale è la Cina. È indubbio che, se la ruberia dovesse diventare molto diffusa, le Case costruttrici correrebbero ai ripari (e già lo fanno) rendendo difficile l’asportazione delle marmitte e cercando soluzioni alternative all’utilizzo dei minerali tanto preziosi in esse contenuti. I ladri, con questo genere di attività, si mettono in concorrenza con le aziende autorizzate del riciclaggio (società che provvedono a recuperare quanto di riutilizzabile c’è in una vettura avviata alla demolizione) e giungono a precederle “operando” sul veicolo quando è ancora in circolazione. L’organizzazione fraudolenta che raccoglie le marmitte rubate versa al ladro qualche decina di Euro (a seconda del modello) e provvede alla spedizione dei pezzi verso i centri clandestini che procedono al ricavo dei metalli preziosi, talora all’estero. In Francia è stato scoperto un commercio illegale per un giro di centinaia di migliaia di euro diretto in Polonia, Lituania, Moldavia e Romania. Bersagli abituali dei ladri di marmitte sono i SUV a benzina e ibridi in quanto la loro considerevole altezza da terra del pianale permette l’asportazione della marmitta senza dover alzare il veicolo. Ma nulla arresta la determinazione degli “operatori fraudolenti”, che arrivano anche a ribaltare la vettura su un fianco per agire con comodità. Le raccomandazioni della polizia sono solo quelle “in vigore” per i furti “tradizionali” di ruote, specchietti, retrovisori esterni e altri accessori asportabili: parcheggiare in luoghi sorvegliabili, evitare le zone malfamate, cioè ovvietà che è comunque sempre bene ricordare. Se riflettiamo sul fatto che le marmitte catalitiche sono necessarie per scomporre con reazioni chimiche ad elevata temperatura i gas di scarico nocivi e ridurli rapidamente ad anidride carbonica e vapore acqueo, il furto delle stesse comporta di conseguenza un reato di inquinamento atmosferico che lo rende oltremodo odioso e pericoloso. A margine dei vantaggi della trazione elettrica si può mettere in conto che con essa i ladri dovranno pensarne un’altra.

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