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Dic 09 L’IDROGENO DI FRAU URSULA VON DER LEYEN

di Carlo Sidoli

L’ex parlamentare tedesca cristiano-democratica Ursula Gertrud von der Leyen è la presidente della Commissione Europea dal luglio 2019 e quindi, da un certo punto di vista, anche la nostra presidente. E’ diplomata in archeologia ed economia, laureata in medicina e parla tre lingue (tedesco inglese e francese). Ama l’Italia (del resto da archeologa…), e ha riconosciuto ufficialmente che l’Unione Europea ci deve delle scuse per la scarsa solidarietà dimostrataci nella pandemia; si sforza ad esprimersi in italiano nei messaggi registrati a noi espressamente diretti. Dal 2005 è sempre stata ministro in tutti i governi della cancelliera tedesca Angela Merkel occupandosi di Famiglia, Anziani, Donne e Gioventù, poi del Lavoro e Affari Sociali e, ultimamente, addirittura della Difesa; dico “addirittura” perché è stata la prima donna in Germania ad occupare un simile incarico. Non ho qui elencato i suoi precedenti al fine di sollecitare confronti con la nostra classe politica (anche se è inevitabile che molti di noi lo facciano, deprimendosi) ma per dire che vale la pena ascoltare le sue opinioni sia nelle conferenze quasi quotidiane, sia nei discorsi ufficiali. Oggi sta cercando di gestire la fase transitoria dell’”uscita dal Coronavirus” per arrivare a un progressivo ritorno alla mobilità e all’economia di libero mercato. La von der Leyden propone un rinnovamento “post Covid” basato su un “New Deal”: più precisamente un “Green Deal” che porti l’Europa, tra l’altro, a essere energeticamente “Carbon Neutral” entro il 2050; traguardo che l’attuale presidente della Commissione europea potrebbe fare in tempo a vedere di persona, essendo oggi poco più che sessantenne. Ciò vuol dire che l’economia legata alla transizione dal sistema attuale (che utilizza massicciamente gli idrocarburi provenienti dal sottosuolo) a quello futuro (che farà ricorso alle fonti rinnovabili) subirà un impulso, necessario per preservarci dai rischi per la salute che stiamo correndo. Nel campo dei trasporti, abbiamo già una situazione in cui i veicoli elettrici stanno progressivamente guadagnando terreno; essi sono quasi privi di emissioni indesiderabili (“smog” e ossidi di carbonio) e quindi possono dare un ulteriore contributo alla “green economy” solo migliorando i sistemi con cui l’energia è prodotta, trasportata e immagazzinata a bordo o nei distributori. Si dà per certo che il “Green Deal”, nel concreto, svilupperà l’idea puntare sull’idrogeno (H2) che è un elemento diffusissimo ma contenuto principalmente nelle molecole dell’acqua e in quelle degli idrocarburi. Nei prossimi anni, a partire da ora, l’idrogeno diverrà sempre più disponibile e utilizzato, sotto forma di gas compresso o di liquido raffreddato a bassissime temperature. Numerosi ricercatori sperano di trovare il sistema di combinarlo chimicamente con altri elementi ottenendo un prodotto (con cui riempire i serbatoi dei veicoli) che poi sia in grado di “rilasciarlo” facilmente nei pressi del motore. Comunque tutti Paesi europei, Italia inclusa (è recente un accordo Enel-Eni), muovono verso una maggiore produzione di idrogeno. Oggi, nella più ecologica delle ipotesi, si trova a disposizione sul mercato il cosiddetto “H2 blu”: idrogeno ricavato dal metano, con la contemporanea e inevitabile generazione di anidride carbonica, la quale viene immagazzinata perché non si diffonda nell’atmosfera e vada ad aumentare l’”effetto serra”. Esso è perlopiù impiegato per produzione dell’ammoniaca e dei fertilizzanti. L’intento futuro è di incrementare la produzione, per ora infinitesimale (0,1%), del cosiddetto “H2 verde” che è meno energeticamente favorevole, ma non è accompagnato da alcuna emissione indesiderabile: si ricava dall’acqua per elettrolisi. L’industria spaziale, che pur di avere energia a disposizione non bada a spese, ha fatto e fa largo uso dell’idrogeno. Uno degli enormi serbatoi dello Space Shuttle conteneva idrogeno liquido, che combinandosi con l’ossigeno (anch’esso liquido, contenuto nell’altro serbatoio), generava la spinta necessaria per mandarlo in orbita. La scia di fumo in uscita dai motori era solo e innocuo vapore acqueo.

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