Il sistema moda vive oggi un tempo complesso, fatto di contrasti forti: celebrazioni, successi , addii si interfacciano con difficoltà e fragilità strutturali. Un equilibrio instabile che ricorda una sfilata senza musica, come la sfilata di Giorgio Armani durante il covid che, ha ricordato Alessia Cappello l’Assessora alla moda del Comune di Milano durante la conferenza stampa di Camera della Moda, era un “messaggio potente”.
Il settore si interroga, prima di chiudersi nella “bolla magica” della Milano Fashion Week , su icone e cambiamenti. Il Presidente dell’ Agenzia ICE Matteo Zoppas, in collegamento dal suo studio durante la conferenza stampa di Camera Moda ( divertente vederlo con dietro una pubblicità della lavatrice degli anni 50) ha evidenziato che il 2024 si è chiuso in calo e giugno 2025 non ha corretto il tiro con una flessione del meno 3/4% rispetto all’anno precedente. Il tessile ha retto meglio ma l’import dalla Cina è aumentato. Restano a galla alcune aziende fortemente performanti, ma anche realtà in evidente difficoltà. Una fotografia fatta di luci e ombre. Mentre parlava pensavo alla Zoppas, una delle aziende simbolo del miracolo economico italiano del dopoguerra. Dagli anni ’70 è stata ceduta alla Zanussi che a sua volta fu assorbita da Electrolux. Oggi la Zoppas Industries non produce più elettrodomestici ma componentistica tecnologica. Una parabola tipica delle aziende familiari: crescita rapida, gestione familiare, difficoltà generazionali. Armani senza Armani soffrirà della stessa dinamica? Armani ha preparato per questo la Fondazione che detiene il controllo, una gestione finanziaria solidissima con riserve e un marchio che è già trasversale.
All’apertura del testamento è stata aggiunta una postilla ( recente) in cui viene indicato di cedere il 15% nei prossimi 18 mesi ( al massimo) a LVMH, L’Oreal o Luxottica… oppure tra cinque anni si procederà alla quotazione in borsa. Leo Dell’Orco resta il perno principale e secondo voci sembra che la casa di Borgonuovo , Forte Dei Marmi e la Capannina resteranno proprio a lui. Le postille sono dettagli che fanno la differenza, sono righe aggiunte alla fine dove si concentra il peso delle scelte più difficili. Anche il testamento di Giorgio Armani, da sempre simbolo di autonomia e controllo, sembra nascondere più di un significato: non solo un atto giuridico ma una dichiarazione di visione per difendere il suo impero. La postilla diventa metafora di un passaggio di testimone, con un rischio tangibile, appena accennato, che il Made in Italy possa profumare di Made in France, ma lasciamo che ci siano tutti i margini di interpretazione. Intanto ho trovato fantastico l’elenco di mobili e quadri accuratamente lasciato ai suoi eredi. “Il mio ritratto di Andy Warhol a Leo”, ha però riservato le opere d’arte più importanti al compagno e braccio destro, Pantaleo Dell’Orco, e alla sorella Rosanna alla quale va un quadro di Matisse e la foto della mano di Rayman. Disposizioni precise anche per lo Yacht e per le atre case.
Le aziende sono vive, come le persone, si muovono al ritmo del mercato, dei desideri, delle strategie internazionali. Voglio dire, chi avrebbe mai detto che Versace sarebbe entrata nel Gruppo Prada? Quello che è certo, come dice Carlo Capasa, in questo momento per dare una spinta serve fare sistema, “dobbiamo spingere il prodotto italiano”. La moda italiana ama parlare di “fare sistema” ma troppo spesso resta un esercizio di retorica. I grandi eventi celebrano l’unità, ma il sistema fatica ad esserlo davvero, basta pensare a quanti pochi “colleghi” sono andati a rendere omaggio a Re Giorgio nella camera ardente.
Io sono andata sabato, penso che lo staff dell’ufficio stampa abbia pensato che fossi pazza perchè piangevo come una vite tagliata, cosa vi devo dire io mi sono emozionata, era un monumento vivente e nella sua vecchiaia mi ricordava mio padre, con lo sguardo che sembrava leggerti l’anima, quel tremore e insicurezza nella postura ma con ancora tanta forza con la sola presenza.
Se dovessi pensare ad una figura femminile che mi ricorda il modo di fare di Armani penso a Caterina Caselli una delle figure più importanti della musica italiana che da cantante è diventata una discografica e talent scout internazionale, avendo lanciato artisti come Andrea Bocelli, Elisa, Negramaro con la Sugar Music. Lei è definita “la signora della musica italiana” e a Torino ha ricevuto il Premio StellaRe, che non è un premio assegnato da Valeria Marini (sai che lei si firma nei messaggi sempre con Baci Stellari…) ma da una ben più autorevole Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, fondatrice della Fondazione che porta il suo nome, una delle realtà più importanti dedicate all’arte contemporanea. Caselli ha ricevuto il premio , un’opera realizzata da Maurizio Cattelan, un anello di fidanzamento reso in una versione gigantesca in edizione unica. La prima a riceverlo fu proprio Franca Sozzani nel 2006, un riconoscimento alla sua visione. In occasione della cerimonia Simone Marchetti , European Editorial Director per il network europeo di Vanity Fair ha incalzato l’imprenditrice con una serie di domande: “Come si riconosce il talento?” le ha chiesto. “Il talento è timido – ha detto la cantante di “Nessuno mi può giudicare” – spesso è nascosto dietro una voce esitante, uno sguardo abbassato, una mano che sembra tremare, altre volte invece grida ed è impetuoso come è accaduto per Giuliano Sangiorgi dei Negramaro”.
E’ vero, non sempre il genio si presenta vestito da star, il vero talento ha bisogno di tempo, di fiducia, di qualcuno che sappia difenderlo dalle mode passeggere e della pressioni del mercato spietato. Ecco perché anche nel sistema moda i creativi emergenti da soli non hanno la forza di farsi largo in un sistema competitivo, dove conta sapersi raccontare tanto quanto saper creare. Per questo, insieme al Comune di Milano, assegneremo il premio CHI E’ CHI AWARDS FASHION & THE CITY a Umberta Gnutti Beretta e Warly Tomei co-founder del Camera Moda Fashion Trust che, oltre al supporto finanziario ai giovani designer, contribuisce al mentoring ed alla costruzione di network utili per il loro sviluppo.
Fare sistema non è solo celebrare i grandi marchi, ma lavorare su rete e connessioni. Viviamo tempi difficili, ma proprio per questo è fondamentale sostenere il comparto e i suoi professionisti. Diamo spazio ai giovani, ma non dimentichiamo anche chi da anni lavora con passione. Solo insieme, con energia ed esperienza, possiamo guardare avanti.
In fondo, il sistema moda assomiglia a chi lo anima: fragile e potente allo stesso tempo, attraversato da entusiasmi e da paure, da celebrazioni ed assenze. Non ha bisogno di proclami ma di fatti. Solo così le ombre diventeranno luce.