In un luglio in cui tutto sembra accelerare e sfaldarsi insieme, la moda si concede il lusso del paradosso.
A Parigi, tra un nuovo arrivo e un addio come Glenn Martens da Margiela e Demna che lascia Balenciaga nelle mani di Piccioli e sfilerà per Gucci a febbraio (non a settembre il primo giorno, almeno non si sovrappone con la conferenza stampa ai miei CHI È CHI AWARDS ), Valentino resta fermo al via e lascia spazio a Schiaparelli che si prende la scena. Giorgio Armani ancora in convalescenza non c’era per la collezione Armani Privé ma ci ha lasciato un segnale importante: con il nero non si può sbagliare.
In India, i sandali Prada reinterpretati in chiave tradizionale accendono l’interesse della BBC che riporta la notizia che la maison milanese è stata accusata dalla Camera di commercio dello Stato indiano del Maharashtra di aver copiato il design dei tipici sandali prodotti dagli artigiani locali senza alcuna forma di attribuzione o riconoscimento. La moda è protagonista della cronaca e fa più notizia di Michelle Hunziker che si è fidanzata con Nino Tronchetti Provera, i maschi di famiglia sono tutti attivi ultimamente.
Sui social c’è una categoria sempre più visibile le (ex) paladine delle donne che non riescono a restare incinte. Donne che, per mesi o anni, hanno raccontato, talvolta con grande coraggio, la loro lotta contro la sterilità, la PMA, gli aborti spontanei. Fin qui, tutto nobile. Necessario, persino, in una società che tende ancora a censurare il dolore femminile quando non è patinato.
Poi, arriva la gravidanza tanto attesa. E improvvisamente il racconto cambia tono, ritmo, prospettiva. Il dolore silenzioso lascia spazio a un tripudio di post, reel, stories: foto settimanali della pancia, citazioni zuccherose, hashtag come fossero medaglie. Quasi una rivincita, ma su chi? È giusto celebrare una nuova vita, soprattutto dopo tanta sofferenza. Ma è altrettanto legittimo chiedersi: quando la testimonianza si trasforma in spettacolarizzazione? Quando smette di essere condivisione e diventa show?
C’è chi, nel vedere questi contenuti, si sente ispirata. E c’è chi, ancora nel pieno della battaglia, si sente solo più sola. Non per colpa di chi è riuscita a realizzare il proprio sogno, ma per l’ennesima conferma che la narrazione pubblica si concentra solo sul lieto fine.
La verità è che si può essere madri felici e donne consapevoli, senza bisogno di trasformare ogni traguardo in una coreografia digitale. La maternità, come il dolore che spesso la precede, merita rispetto. Non una strategia di engagement.
Io per non saper leggere né scrivere (spero abbiate capito che è una battuta se no mi auto licenzio !) mi sento in questo momento più vicina a Belen, che piuttosto che rimanere incinta di nuovo ha creato la maschera vulvare con il suo brand Rebeya, adatta alla skincare intima, diventata virale su TikTok “non è solo una maschera, è una rinascita” dice la fondatrice mentre si sigilla il lato A.
Colpo di scena per chi vive di classifiche: gli eredi Hermes scavalcano il gruppo Arnault per valore di borsa, io lo avevo capito quando da Sotheby’s la Birkin (la numero 0) è stata venduta per una cifra record.
Nell’editoria si vocifera che Jeff Bezos sia interessato ad acquistare Condé Nast e con essa l’iconico Vogue per farne un omaggio alla neo moglie. Nuovi tempi, nuovi padroni del gusto, si vedrà.
Nei salotti non mancano mai le voci sulla famiglia reale inglese: Re Carlo sarebbe molto malato e a Buckingham Palace si pianificano piani di emergenza in caso di funerale, con William e Harry costretti a parlarsi, forse per la prima volta senza filtri, in quanto sembra che il padre li voglia dietro il suo feretro senza le rispettive consorti.
Lavorare a luglio significa “chiusura”, come a dicembre il mondo sembra debba finire. Ci vorrebbe poco per alleggerire il tutto: un’idea brillante che il cervello riesca elaborare con 30°, un colpo di fortuna ben piazzato, un ordine pubblicitario concluso con facilità senza che prima ci si debbano aggrovigliare le budella, per dirlo come Pretty Woman.
Io un colpo di fortuna a dire il vero ce l’ho avuto, perché i colpi di fortuna arrivano sempre quando smetti di cercarli. Così alla cena organizzata da Massimo Leonardelli a Roma per la raccolta fondi di To Get There nella bellissima villa della principessa Pallavicini, alla lotteria di beneficenza ho vinto un soggiorno di tre giorni dalla mitica Lucia Magnani Health Clinic di Castrocaro ( Dio vede e Dio provvede!) e una giacca di pelle di Piombo che Rita Camelli ha custodito come una reliquia portandola da Milano. Al mio tavolo, tra gli altri, Paolo Stella e il suo Jean Georges D’Orazio che tutti amiamo ( ora lui lavora per Malo ma non ve l’ho detto) e Bali Lawal una donna meravigliosa e bellissima che ha quella visione moderna di inclusione che piace a me: dobbiamo lottare per i diritti di tutti, non solo per delle categorie. Insieme a Keila Guilarte, fotografa ufficiale del progetto To Get There fondato da Massimo Leonardelli e Piero Piazzi, Bali ci raccontava di quando giovanissime lavoravano per Etro e c’era la fila fuori dal negozio per fare shopping.
Altri tempi, la moda costava il giusto e si sapeva che il prodotto era realizzato da artigiani sul territorio… oggi fa notizia che una giacca di Loro Piana viene prodotta a 100 euro e rivenduta a 3000 euro, tanto che per il marchio che fa capo a LVMH è stata disposta l’amministrazione giudiziaria preventiva. Il quinto caso in circa 18 mesi che coinvolge i grandi marchi del lusso finiti sotto la lente della magistratura milanese. Loro Piana, come gli altri, si difende dicendo di non essere a conoscenza di quello che accadeva nella sua filiera ma il punto è proprio questo: non aver vigilato. Non sei colpevole diretto del danno ma sei colpevole per averlo permesso con negligenza, un po’ come avviene nella vita reale insomma.
Prima che il mondo della moda si fermi abbiamo ancora due settimane belle intense che trascorreremo affannandoci a chiudere tutti i progetti per settembre, certamente non a fare acquisti con i saldi, che stanno andando malissimo visto che tanto oramai tra svendite, private sale e black friday ogni venerdì nessuno compra più nulla, anche perché se i brand del lusso fanno sconti del 50% mi girano pure le scatole a comprare una cosa che ho pagato il doppio no?
Quindi ho deciso che ascolterò in loop la hit dell’estate Mediterranea di Vanity Fair, comprerò uno di quei bei pigiami di seta per l’autunno visti da Frette (che adesso come Head of Marketing e PR è arrivata Laura Piva) e vorrei vivere con la leggerezza di chi ha stappato una bottiglia di champagne durante la finale di Wimbledon tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Un pop! che ha costretto i giocatori a fermarsi . Alla fine della partita al vincitore del torneo è stato chiesto “Come è stato aver dovuto evitare un tappo di champagne caduto sul campo? Ti era mai successo?”e lui ha risposto ridendo “No, ma è proprio per questo motivo per cui ci piace giocare qui”.
Perché se un tappo di champagne può mettere in pausa un torneo così importante, forse anche la moda può concedersi una pausa non solo per riflettere, ma ripartire con più consapevolezza. Non per perdere tempo, ma per ritrovarne un senso, sapendo che tutto questo ci piace sempre tanto.