Apr 15 MORTE DI UN GIORNALISTA, FRANCO LAURO
Collaboratore
La scomparsa improvvisa, in totale solitudine di Franco Lauro, mi ha riportata indietro nel tempo, quando agli inizi degli anni 80, partivo da Milano, in treno alla mattina presto per arrivare a Bologna, alle 9 e andare nella sede di Alfredo Cazzola Editore, situata in una ex fornace, completamente ristrutturata, uno dei migliori esempi di recupero di architettura industriale.
Avevo venduto a Cazzola il mensile AutocaravanNotizie, di cui ero rimasta direttore. Cazzola, il creatore del Motor Show, un vero imprenditore fai da te, che non si vergognava di sporcarsi le mani per lavorare, lo definivo “ Re Mida, dove tocca diventa oro”, aveva costruito un impero. Un genio dei nostri tempi che ad un certo punto decise di acquistare Rombo, uno dei periodici di auto di gran successo di allora, poi – vado a memoria – Superbasket, Forza Sette, I Giganti, Autoruote 4×4.
Le redazioni erano open space, ricordo una bravissima Lorenza Giuliani, mio caporedattore, allora compagna di Michele Serra che dirigeva il settimanale satirico Cuore (che anni, che fermento, quanta intelligenza), ho conosciuto un effervescente Bob Lonardi, poi divenuto capo delle relazioni pubbliche di Volvo Italia, società per cui ancora lavora.
Del basket (Cazzola nel frattempo aveva anche acquistato la Virtus , la squadra di basket di Bologna, che riuscì a riportare al successo vincendo per ben quattro volte il campionato, oltre alla Coppa Italia, all’Eurolega e alla Supercoppa ) si occupava un giovanissimo Lauro, educato, gentile, mi trattava con grande rispetto chiamandomi “signora”, solo dopo molte insistenze, per nome.
Ero un “ direttore” , scrivevo già per il Corriere e venivo dalla grande metropoli. Lauro amava tutto lo sport , il basket ed il calcio in particolare, gli avevo portato dei vecchi ritagli della Gazzetta dello Sport che io raccoglievo, da fidanzata, perché quello che sarebbe diventato poi mio marito, Alberto Schieppati, giocava in serie A, nella Pirelli e la trasferta a Bologna vedeva sempre grande competizione proprio con la Virtus, dalla tifoseria scatenata (sto parlando dell’inizio degli anni 60) che lui pubblicò.
Lauro era destinato a fare la carriera che avrebbe fatto, ritornò a Roma, diventando uno dei volti dello sport televisivo più noti ed un professionista di grande valore. Una vita ed una morte vissuta in parallelo, con grande discrezione e pudore. Un giornalista che ha lasciato il cuore sul campo da gioco.