Moda

Apr 05 PAPEROPOLI

di Cristiana Schieppati

E’ notizia di questi giorni che 14 persone al mondo hanno una fortuna di 100 miliardi di dollari. E’ sempre molto attesa la classifica di Forbes che elenca appunto i miliardari ultra-ricchi, quelli che oltre a dire “beati loro” ti vuoi anche chiedere come hanno fatto a racimolare tanta ricchezza.

Se il primo centomiliardario è stato Bill Gates, oggi possiamo affermare che l’uomo più ricco del mondo è il francese Bernard Arnault – LVMH, con un patrimonio di 233 miliardi di dollari, seguito da Elon Musk, Jeff Bezos e Mark Zuckerberg. Per trovare il primo italiano dobbiamo puntare sulla Nutella, infatti è Giovanni Ferrero alla 26° posizione tra le persone più ricche del mondo, seguito da Andrea Pignataro che non ho capito come ha fatto i soldi ma da quello che so è che ha acquisito più di 30 aziende nel campo dati e tecnologie. Per la moda il primo è Giorgio Armani con un patrimonio di 11,3 miliardi di dollari, seguito da Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, Brunello Cucinelli, Alessandro Rosano (creatore dei mocassini HeyDude), Remo Ruffini, Renzo Rosso, Giuliana e Luciano Benetton, Nicola Bulgari, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, Antonio Percassi, Diego Della Valle, Mario Moretti Polegato. Tra i 73 miliardari italiani ci sono anche nomi che qui a Milano “contano” , tipo Leonardo Maria Del Vecchio che ora fa affari anche con Fedez, Ugo Gussalli Beretta e famiglia, gli eredi Berlusconi, Nerio Alessandri, i Caprotti, gli Squinzi. Insomma un bel gruppetto.

La mia unica preoccupazione è che investano sempre tra di loro, a volte infatti ho l’impressione che i circoli del potere e del denaro siano molto ristretti e penso che se diversificassero i loro interessi forse si potrebbe fare qualcosa di più anche per piccole realtà che invece devono fare tutto da sole. Voglio dire anche Marco Bizzarri, ex magico Ceo di Gucci, è stato nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione di Elisabetta Franchi, azienda nella quale investirà personalmente, attraverso la sua holding di famiglia Nessifashion. L’investimento in Elisabetta Franchi rappresenterà una quota che potrà salire fino al 23% dell’azienda. Attraverso la holding Nessifashion, il manager investirà, inoltre, in aziende che operano nel settore della moda e del lusso, sia in Italia che all’estero.

Il 10 maggio si terrà a Palazzo Mezzanotte Investopia Europe, un forum sugli investimenti nato negli Emirati Arabi e portato in Italia da Giovanni Bozzetti Presidente di EFG Consulting. Si confronteranno imprenditori e rappresentanti delle istituzioni su tematiche in grado di influenzare le tendenze di investimento nelle economie del futuro. Oltre ad Abdulla bin Touq Al Marri, Ministro dell’Economia degli Emirati Arabi Uniti ci saranno per la moda Carlo Capasa, presidente di Camera Moda, Antonio de Matteis presidente di Pitti e CEO di Kiton, Alfonso Dolce CEO di D&G, Toni Scervino, CEO di Ermanno Scervino e Matteo Zoppas Presidente della Italian Trade Agency. Conosco Giovanni da tanti anni, praticamente da più di 20, quando è stato Assessore alla Moda, quando è andato in Regione Lombardia e poi l’ho frequentato anche in contesti privati. Ne ho sempre invidiato la capacità di fare networking e di sapersi far strada in tante situazioni politiche, a volte scomode. Confesso che oggi credo che parte del suo ruolo diplomatico sia anche messo in risalto dalla bellissima moglie Ludmilla che vive tra Milano e Dubai. Oltre a fare la modella è anche la parte dolce e persuasiva della coppia.

Certo è che i soldi chiamano i soldi, un vecchio detto popolare ma che nessuno ha mai smentito. Voglio dire chi se lo poteva comprare l’immobile in vendita a 1,3 miliardi in via Montenapolenone 8? Il gruppo Kering ovviamente. E’ notizia di oggi invece che la Giorgio Armani Operations è stata messa in amministrazione giudiziaria per controllare che non ci siano sfruttamenti di lavoratori cinesi tra i fornitori. Si vuole verificare che se si abbattono i costi per massimizzare i profitti non si devono intrecciare rapporti con chi sfrutta i lavoratori e questo vale per tutti, (leggi qui questo articolo sul Corriere della Sera per approfondire la notizia). Sono certa che si chiarirà tutto.

Sul tema dello sfruttamento ne ho parlato tante volte con la mia amica Federica Balestrieri che oggi invidio davvero molto. Dopo anni in Rai dove ha fatto una carriera strepitosa ha scelto di darsi una seconda vita dedicandosi al volontariato e a Riscatti una piccola onlus che ha fondato con un gruppo di amici. Oggi si muove tra Miami e Palm Beach ( in questi giorni era li con un pop up store insieme a Michela Bruni Reichlin) con la sua collezione Dress More With Less, abiti realizzati da artigiani  in Messico, India, Colombia, Marocco, dalle mani di donne che si sono consorziate in cooperative sociali per proteggere il proprio lavoro, troppo spesso sfruttato a basso costo. Oppure creati da piccole sartorie familiari piuttosto che grandi fabbriche dove gli ambienti e i ritmi di lavoro sono alienanti. I suoi sono pezzi unici creati a sua immagine visto che ne è la perfetta testimonial perchè “Non c’è bellezza in un abito che genera fame e infelicità” diceva Mahatma Gandhi.

Sempre di più’ affiora l’esigenza di recuperare i valori di un tempo ed a volte, lo so, sono proprio una boomer quando ho questi pensieri, ma fare le cose con più tempo e sensibilità è oggi necessario. Lo diceva anche quella saggia di Paola Berti che quando mi ha “introdotta” alla moda mi disse ” Sai Cristiana per me non c’è nulla di nuovo, ho già visto tutto e tutto ritorna sempre” . Lo diceva a me giovane 25 enne che guardava la moda con gli occhi pieni di entusiasmo perchè stavo scoprendo un mondo nuovo e ricco di ispirazione.

Alessandro Calascibetta ha festeggiato i 10 anni di Style Magazine che, a detta di Urbano Cairo che con il microfono fa sempre volare alto è “il maschile più bello del mondo!”. Se è vero che per capire il futuro e indirizzarlo al meglio dobbiamo anche a volte guardarci indietro ho chiesto al Direttore di darmi una sua visione del cambiamento proprio guardano alla moda uomo e lui mi ha risposto “ La moda maschile ha raggiunto un equilibrio che, più o meno consapevolmente, cerca di raggiungere da diversi anni e cioè una nuova identità.  Per decenni li hanno chiamati fashion victims o modaioli, e “classici” o – peggio ancora “normali” – tutti gli altri. In verità negli anni Ottanta si possono già trovare alcuni spunti che hanno precorso i tempi, basta pensare a Gaultier, Moschino, Comme des Garçons, Yamamoto, Romeo Gigli, Westwood. Più tardi Prada e Hedi Slimane per Dior. A parte Prada e forse Gigli, però, quel genere di uomo più “timido”, esteticamente lontano dagli stereotipi maschili contemporanei, era una realtà “di nicchia”. Finalmente oggi nella moda maschile c’è più chiarezza, il che sembra un ossimoro visti i molteplici cambiamenti all’interno dell’industria del sistema fashion. Forse perché,  essendo i designer maggiormente concentrati su quella femminile che rappresenta volumi di fatturato più considerevoli, per le linee uomo si sentono più liberi di sperimentare. Le contaminazioni tra classico e fashion (e viceversa) non distinguono più la moda maschile in due categorie, perché la nuova generazione dei nati a inizio secolo non è etichettabile. L’effetto osmotico dei vasi comunicanti tra i trend più vivaci che entrano nel formale e gli elementi del classico-tradizionale che contaminano il menstyle fashion ha raggiunto un traguardo importante e cioè la consapevolezza che la Moda è Moda. E non ha bisogno di essere collocata in nessuna categoria. ”

La morale è che quello che sta fuori ci influenza in maniera rilevante e che un maggior scambio di esperienze è fondamentale e sta diventando urgente come fonte di competitività. “Nessuno è povero, quando può fare ciò che gli piace quando gli piace!… A me piace tuffarmi nel denaro, come un pesce baleno, e scavarci gallerie, come una talpa, e gettarlo in aria e farmelo ricadere sulla testa!” diceva Paperon de Paperoni. Io mi accontento di giocare con le Crystal Ball di Giochi Preziosi che mi hanno inviato le due Barbare di BertelliPigola sbloccandomi un ricordo per vedere volare a colori i miei sogni.

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