Nel panorama tumultuoso delle maison del lusso, il passaggio di testimone creativo è sempre un momento carico di attese: da un lato custodire un’eredità, dall’altro reinventarla. Con la sua prima collezione per Balenciaga Pierpaolo Piccioli prende in mano questa sfida con delicatezza e ambizione, proponendo un approccio che mette al centro l’umanità, il tessuto e il silenzio tra una forma e l’altra.
Piccioli ha definito la sua missione con parole chiare: “La cosa più forte che possa fare è mettere al centro del mio lavoro la persona. L’umanità è l’elemento più rivoluzionario”. La sua visione di Balenciaga è una ricalibrazione, non un annullamento di quanto fatto dai predecessori.
Il riferimento costante al fondatore Cristóbal Balenciaga, quell’idea di rapporto tra tessuto e corpo e richiamo ai capi iconici: l’abito a sacco, la silhouette cocoon e i volumi architettonici. Il compito di succedere a una figura innovativa come Demna è stato subito riconosciuto come gravoso, ma in questa sfilata l’obiettivo non era stupire, ma restare e far parlare il silenzio.