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Mag 10 PIÙ SPAZIO ALLO SPAZIO

di Carlo Sidoli

Queste ultime settimane sono state particolarmente ricche di notizie riguardanti la ricerca spaziale, in particolare per quello che sta succedendo sul pianeta Marte per opera del rover Perseverance e dell’elicotterino Ingenuity. Ricordiamo però, per prima cosa, che il 28 aprile ci ha lasciato il “romano” Michael Collins, l’astronauta dell’Apollo 11 che non scese sulla Luna, ma orbitò solitario undici volte attorno al satellite naturale pilotando il modulo di comando, destinato a riportarlo sulla Terra con i colleghi Neil Armstrong e Edwin Eugene “Buzz” Aldrin, i primi due esseri umani ad allunare (seguiranno altri dieci americani, sempre a coppie). Collins scrisse un libro autobiografico molto interessante, pubblicato nel 1974, dal titolo “Carrying the fire” (Portando il fuoco) con prefazione di Charles Lindbergh: un passaggio di testimone da chi volò, da solo, tra continenti (1927) a chi volò, da solo, attorno alla Luna.  Collins è morto a novanta anni; Armstrong morì nel 2012 a ottantatré a causa delle complicazioni di un’operazione chirurgica al cuore, Aldrin è un arzillo novantunenne con il complesso di “essere arrivato secondo” che però, nel paradiso degli astronauti di Apollo 11, avrà il piacere di arrivare terzo. Ora Buzz, esperto in quarantene (una al ritorno dalla Luna e una, recente, per Covid) si sta interessando all’esplorazione di Marte e considera l’ipotesi di usare al Luna come base di lancio verso il sistema solare e oltre. Nel frattempo, l’eclettico Elon Musk, patron di Tesla e di SpaceX, si è autoproclamato “imperatore di Marte” anche se le sue mirabolanti imprese non hanno, per ora, raggiunto il Pianeta Rosso, limitandosi (si fa per dire) alla messa in orbita attorno alla Terra di satelliti artificiali e ai collegamenti con la Stazione Spaziale Orbitante ISS, sia per quanto riguarda i rifornimenti che la rotazione degli astronauti; da un anno a questa parte SpaceX ha già effettuato tre trasferimenti di quattro persone ciascuno, senza alcun inconveniente. Si ha l’impressione che la NASA abbia promosso SpaceX come “lanciatore” principale per le missioni “di routine” mentre si occupa in proprio delle missioni di ricerca, come quelle marziane. Infatti, l’operazione “Mars 20”, appena “ammartata”, è partita il 30 luglio 2020 da Cape Canaveral usando come vettore l’ultima versione (la quinta) del famoso razzo Atlas, con cui finora sono stati eseguiti 53 lanci di cui uno solo (il decimo, nel 2007) ha dato luogo al rilascio dei satelliti in un’orbita errata. Sicché se Elon Musk vorrà stupire il mondo con qualcosa di originale, non gli resta che portare in giro per lo spazio delle persone, cosa che sta preparando, finora con scarso successo. Il suo veicolo spaziale riutilizzabile “Starship”, ancora in fase sperimentale, fatica a sollevarsi da terra e solo al quinto tentativo, il 6 maggio scorso, ha raggiunto i 10 km di altezza ed è rientrato atterrando in verticale. Per ora di stratosferico ci sono solo i costi, ma Elon Musk non è nuovo ad insistere fino ad avere successo e poi ripagarsi di tutto, con gli interessi. Mentre la NASA prevede la prima missione umana verso il Pianeta Rosso non prima del 2030, l’”imperatore di Marte”, noto per la tendenza a esagerare con le previsioni, sempre convinto che ci arriverà prima lui con SpaceX, ha recentemente corretto la data del 2024 spostandola al 2026. Nell’intervista, recentemente pubblicata da People, si spinge fino a prevedere che, nel tentativo di raggiungere Marte, “potrebbero trovare la morte un certo numero di astronauti” ragion per cui recluterà come equipaggi solo gruppi di volontari, disposti a viaggiare per mesi in ambienti ristretti, mangiando cibo stomachevole, riposando male e con l’augurio di non ammalarsi, neanche di un raffreddore.  A parte il fatto che in questo genere di avventure spaziali si è sempre trattato di volontari, da Jurij Gagarin (1961) in poi, non si vede come una persona “normale” possa trovare attraente un viaggio su Marte, per la durata e le condizioni del trasferimento e per quello che troverebbe all’arrivo: un deserto più inospitale di quelli presenti sulla Terra.

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