Moda

Set 09 PRENDIAMO LE DISTANZE: IL CASO ARMANI E DOLCE & GABBANA E IL BACIO DEL SINDACO DI FIRENZE A MONICA BELLUCCI

Il fatto è noto: Giorgio Armani presenterà il suo prossimo show co-ed a porte chiuse e in una diretta televisiva di 40 minuti, in prima serata su La7 e presentata da Lilli Gruber.

 

La volontà – parole sue – è quella di creare un dialogo col pubblico e di ritornare, in qualche modo, a programmi come Donna Sotto le Stelle o Nonsolomoda. Il primo, però, era un evento mediatico che coinvolgeva più case e svariati momenti di spettacolo, che facevano forse storcere il naso agli strenui appassionati di moda, ma che radunavano in piazza e davanti agli schermi tv tutti quelli attratti semplicemente dalle luci della ribalta. Il secondo programma andava in onda in seconda, quasi terza serata ed era motivo di occhiaie del giorno dopo per i suddetti strenui appassionati di moda. Entrambi, soprattutto, erano prodotti dei fulgenti anni Ottanta e dei loro consecutivi Novanta e di una televisione che si divideva ancora tra Rai e Mediaset, senza Netflix, Sky, Amazon e tanto più senza i social. Un secolo fa quasi, a guardarla così.

 

La tv e il linguaggio della comunicazione, e i mezzi utilizzati, sono cambiati, oltre che aumentati e settorializzati. Insomma, onestamente, non so quanto “suo” pubblico re Giorgio potrebbe andare a coinvolgere e a trovare in un sabato sera di settembre su una rete generalista. Col mutamento delle consuetudini, ma anche col moltiplicarsi dei canali, lo spettatore di queste reti è di base anziano o ammaliato più da Temptation Island che da un video che inquadra la camminata di modelle professioniste su una passerella. Senza eccessivi luccichii, ospiti, colpi di scena. Insomma, la presentazione canonica di una collezione nuova, che magnetizza più gli addetti ai lavori, per passione, diletto o per dovere di lavoro.

 

L’iniziativa ha un vago sapore nazional popolare, di cui Armani sembra assurgersi a eroe, grazie anche alla fama che fa da amplificatore. Un po’ come successe con la sua famosa lettera aperta durante il lockdown, dove condannava, giustamente, alcune “esuberanze” del sistema moda e predicava un riallineamento con la realtà. Quella che scorre dall’altra parte dello schermo televisivo, non a caso.

 

La moda sembra diventare rassicurante, da vedere in famiglia, sul divano, davanti alla tv, lontana da quella sua natura dirompente di saper costruire e distruggere più o meno contemporaneamente con ago, filo e una buona dose di sogno e visione, alzare interrogativi, far discutere, suscitare clamori e spesso polemiche e critiche. Le stesse che, in passato, Giorgio Armani non ha risparmiato contro gli show di Gucci, rei di una spettacolarizzazione un po’ troppo avant-garde, secondo lui.

 

Il dialogo col pubblico, poi, rischia di impantanarsi in un monologo sui canali televisivi, mentre con i social si possono avere reazioni fino al logorroico, sicuramente a volte inappropriate, ma che comportano un’interazione, fosse anche a base di semplici cuoricini e faccine tristi.
E proprio i social, d’altra parte, hanno dato forte eco mediatica all’evento in più giornate di Dolce&Gabbana a Firenze, per presentare le collezioni Alta Sartoria e Alta Moda. Allo stesso tempo, hanno mostrato a tutti qualche incongruenza in tempi di pandemia.

 

Il dubbio è sempre lì: sfilare oppure no. Armani già il 23 febbraio, al termine della fashion week milanese, per responsabilità contro il virus che avanzava, aveva scelto di farlo a porte chiuse. Lo stesso giorno Dolce&Gabbana avevano accolto i loro ospiti senza alcun cambiamento di programma. E il modo di rispondere alla crisi Covid è rimasto antitetico per le due case di moda.

 

Basta scorrere le foto o i video IGTV con geolocalizzazione Palazzo Vecchio o villa Bardini, o le vigne dei Marchesi Antinori per rendersi conto che le sedute delle sfilate erano distanziate, i camerieri erano tutti dotati di mascherine, ma gli ospiti (circa 300 da tutto il mondo e 90 modelli) presi dalle splendide serate estive  si sono abbracciati ritrovandosi dopo tanto tempo e dopo le vacanze, hanno scattato foto insieme stile ultimo giorno di scuola e si sono lasciati andare a balli ravvicinati, oltre che rompere le righe e il distanziamento per ammirare i fuochi d’artificio post sfilata. Alla maniera pre-coronavirus, insomma.

 

Inevitabile, come il bacio del Sindaco di Firenze Dario Nardella a Monica Bellucci, perché la natura umana è sociale e non si può imbrigliare più di tanto. Il ritrovarsi a un evento, con ospiti che venivano anche da molto lontano e che si pensa e spera siano arrivati con jet privati e con risultati di test negativi alla mano, non permette di mantenere quel distanziamento di cui sentiamo parlare da mesi.

 

Eppure, la moda, che ha bisogno di emozioni ed eventi live, con tutti i rischi che comportano, ha necessità di andare avanti e di risollevarsi. Resta il dubbio che la televisione possa salvaguardare il distanziamento meglio sicuramente della tregiorni fiorentina, ma possa creare ulteriori distanze tra la moda e il pubblico generalista, fomentando incomprensioni e qualche scia di scocciato e annoiato disinteresse.

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