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Lug 19 PROCESSO ALLE INTENZIONI

di Carlo Sidoli

Un redivivo Adriano Celentano, che a suo tempo si esibì in canzoni di successo “angliciste” dal titolo incomprensibile come “Prisencolinensinainciusol” o anche più comprensibile come l’inesistente “Svalutation”, potrebbe ora inventarsi una “Litigation”, con la sorpresa che essa ha effettivamente un significato in inglese e vale “contenzioso” o, più intuitivamente per noi, “litigio” in sede legale. E quale sarebbe l’oggetto di questa litigation e quali i protagonisti? Un classico: il famigerato motore Diesel, l’industria automobilistica tedesca, ma potremmo dire la Germania stessa in questo suo lento e faticoso avvicinarsi al periodo “post Merkel”, e l’adamantina Unione Europea, fustigatrice di vizi e marachelle varie. Una pacchia per noi “comunicatori” che una volta di più possiamo rispolverare gli stereotipi dei tedeschi tutti d’un pezzo ma con la coda di paglia, i primi della classe che si fanno scoprire a copiare i compiti. Del resto, che siamo maestri nel cogliere la palla al balzo (letteralmente) per spolverare le virtù italiche e mettere una volta tanto le cose a posto, lo si è visto anche nei recenti Europei di Calcio dove, al di là della meritata vittoria, non sono mancati accenni lirici alla missione vendicatrice contro la Brexit (per conto UE = Von der Leyen) e accenni fascisti alla Perfida Albione (ubriaconi dai “cinque pasti al giorno”, per dirla con Mussolini) con tanto di Elmo di Scipio e Vittoria schiava di Roma, per i pochi che sanno le parole dell’Inno di Mameli (1847); nello sport il nazionalismo è di casa, tollerato e addirittura obbligatorio, non solo in Italia. Per fortuna, quasi contemporaneamente, a Wimbledon si tifava per il nostro tennista Matteo Berrettini, ma alla fine nessuno ha messo in dubbio le qualità del vincitore serbo “Nole” Djokovic o invocato la solita italica sfortuna; forse è qui dove l’Italia ha veramente vinto e bene ha fatto il presidente Mattarella ad abbinare i meriti nella sobria cerimonia di ringraziamento. Ma, per tornare alla litigation, questa volta non si tratta di uno scandalo alla “Dieselgate” (2017) che costò e costa alla Volkswagen miliardi di Euro, con tanto di arresto di funzionari e dirigenti. Qui si tratta, tanto per infierire sul diesel già concettualmente condannato a morte, di aver scoperto, grazie agli 007 della UE e alla compiacenza di uno degli indiziati, che BMW, Mercedes e il gruppo Volkswagen-Audi-Porsche tennero riunioni segrete tra il 2009 e il 2014, proprio al riguardo delle emissioni dei motori a gasolio. Questi moderni “carbonari” tedeschi in sostanza si erano messi d’accordo per non farsi concorrenza e quindi per non procedere oltre col mettere in commercio impianti di depurazione delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) dei motori Diesel più perfezionati di quelli già sul mercato, che comunque rispettano le norme internazionali. In definitiva, i principali costruttori germanici avrebbero creato quello che in gergo si definisce un “cartello” (un’alleanza strategica) in cui, pur potendolo, rinunciavano di comune accordo a migliorare la “pulizia” del motore Diesel. Tra l’altro, avrebbero dovuto installare a bordo serbatoi più grandi di “AdBlue” (urea e acqua), ritenuti già troppo ingombranti; ma, è bene ricordarlo, ciò vale solo per ridurre gli NOx, mentre per il particolato le cose restano quali erano in precedenza. Però, siccome pare che riunirsi per discutere di tecnica non sia (ancora) un reato, l’UE non ha potuto appellarsi alla legge “Antitrust” ma ha agito secondo il principio “morale” punendo chi, pur potendo fare meglio (farci respirare meglio, in questo caso) vi rinuncia. Da cui grande esultanza (giustificata) da parte dei “puristi” della difesa dei consumatori, ma conseguenze minime nei riguardi dei cospiratori. Mercedes se l’è cavata “gratis” perché si è dichiarata rea pentita e v’è il sospetto che abbia “collaborato” a smascherare il complotto. BMW e VW si dividono una  multa di meno di un milione di Euro, che è una cifra risibile rispetto al loro fatturato e agli utili annuali. BMW e VW, peraltro, pare abbiano intenzione di ricorrere in appello.

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