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Gen 27 ROVINATI DALLA JEEP

Collaboratore

Tutta la mia esperienza nel campo del comportamento dei bambini si limita al fatto che sono stato bambino anch’io per un certo numero di anni e che vivo quanto più  mi è possibile accanto a due nipoti ancora piccoli. Perciò non pretendo assolutamente di sostituirmi agli esperti e tantomeno di aver ragione quando dissento dalle loro opinioni a proposito dell’educazione dell’infanzia. Per entrare nel merito, mi ha incuriosito la notizia che uno spot pubblicitario, che sta passando alla televisione quest’inverno, ha sollevato un putiferio di critiche, prese di posizione e appelli ai Garanti delle Trasmissioni Televisive, incaricati di tutelare la salute mentale dei cari pargoli. Tanto più che lo spot lo avevo visto e, probabilmente per distrazione, non ne avevo notato la pericolosità e l’insidiosa aggressività; anzi, confesso che mi era quasi piaciuto. Veniamo al fatto. Per mettere in evidenza le qualità della Jeep (in particolare la sua trazione integrale), la nota Casa che la produce ha messo in scena una giornata molto nevosa a un punto tale che, mentre i compagni restano a casa a giocare a palle di neve, solo due alunni (un maschietto e una femminuccia) possono raggiungere la scuola perché i loro padri li accompagnano con la Jeep. I pargoletti, soli in aula (manca anche l’insegnante) sembrano compiaciuti e orgogliosi delle prestazioni dell’auto di famiglia. Avrei da obiettare che i due mentono spudoratamente perché in realtà essi invidiano la sorte dei compagni e maledicono le scelte automobilistiche dei genitori. E allora mi unisco allo sdegno dei pediatri e degli educatori in subbuglio e protesto: non si insegna ai bambini a dire le bugie! La nota Casa si deve vergognare e scusarsi, oltre che cessare questo tipo di campagna pubblicitaria. Mi stavo per unire al coro delle proteste ufficiali quando mi sono accorto, per fortuna in tempo a non fare una figuraccia, che sono ben altre le insidie che pediatri e ambientalisti, sempre all’erta nel nostro interesse, hanno individuato e denunciato all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. Io, ingenuo e plagiato da un’infanzia cresciuta a Caroselli, non mi ero accorto che il messaggio della Jeep è assai pericoloso perché contiene elementi di manipolazione dell’infanzia, di classismo e di invito all’inquinamento ambientale (sic!).

 

Scendo nel particolare. Per prima cosa, non deve essere permesso fare un utilizzo strumentale dei bambini a scopo pubblicitario: non li si usa per far leva su i genitori! Ma allora tutti quei fanciulli che alla televisione mangiano merendine, vanno in vacanza e navigano con Capitan Findus? Sciocchezze, qui è più grave e poi lo sbaglio degli altri non autorizza a fare altrettanto. Giusto, ma che dire del classismo? Beh, a questo proposito lo scandalo è ancora più evidente, perché si insegna ai bimbi che il mondo si divide in almeno due categorie: quelli che hanno la Jeep e quelli, di classe inferiore e sfortunati, che non ce l’hanno. Per di più quelli privilegiati riescono ad arrivare a scuola e ad istruirsi (nel caso che anche gli insegnanti abbiano una Jeep) e gli altri restano nell’ignoranza. Per l’assalto all’ambiente la cosa è lapalissiana. Ma come, dopo tanti inviti ad andare a piedi o, al massimo in bicicletta, si reclamizza l’uso dell’automobile, magari addirittura col famigerato motore Diesel? Mi azzardo a far notare che con il brutto tempo, la neve in particolare, forse si potrebbe fare un’eccezione. È evidente che non ho capito niente. Impedisco ai nipotini di vedere film, come certi western all’italiana (“Domani passo a trovare la tua vedova, parola di Epidemia”, “La taglia è tua, l’uomo l’ammazzo io”) che vanno in prima serata e di guardare, da spioni, gli ozi diuturni dei VIP del Grande Fratello, e li lascio assistere a spettacoli indegni e pieni di messaggi subliminali, come lo spot della Jeep.

 

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