Moda

Gen 25 SCHIAPARELLI E LE CRITICHE SUI SOCIAL: LA VOX POPULI CHE BACCHETTA GLI STILISTI

di Cristiana Schieppati

Anna Dello Russo è elegantissima tutta vestita di nero Schiaparelli con una giacca dagli inconfondibili bottoni della Maison ” E’ andata sold out in pochissimo tempo! Ieri ho visto una signora e mi ha subito detto che il suo cappotto era di Schiaparelli“.

Siamo a Parigi dopo la sfilata dell’Haute Couture al Petit Palais e, insieme ad Andrea Della Valle, proprietario del brand insieme al fratello Diego, stiamo commentando “L’ Inferno di Dante” messo in scena dal Direttore Creativo Daniel Roseberry. Iniziano ad arrivare infatti i primi commenti dai social degli animalisti e di chi si è sentito urtato dalla sfilata che , per chi ancora non lo sapesse, ha fatto sfilare tre abiti con una testa di leone, una di leopardo e la lupa, quest’ultima abbinata a Naomi Campbell che ha sfilato per l’amico designer senza percepire nessun compenso.

Il significato, come da cartella stampa, era quello di evocare con le creazioni in finta tassidermia (sono state realizzate a mano con schiuma, resina e altri materiali artificiali) la lussuria, l’orgoglio e l’avarizia che Dante Alighieri rappresenta in maniera vivida nell’Inferno de La Divina Commedia. Apriti cielo! Persino Chiara Ferragni presente al défilé in quanto la Maison la vestirà in una delle due apparizioni a Sanremo, ha specificato in un post su Instagram che il leone era un fake, dato che iniziavano a circolare voci che si trattasse di animali veri. La top russa Irina Shayk, che ha sfilato con la testa di leone, ha difeso sui social il designer e il team “Sostengo questi incredibili artisti che hanno lavorato instancabilmente, con le loro mani, utilizzando lana, seta e schiuma, per scolpire questo leone ricamato Sono onorata di essere stata chiamata anche io a prestare la mia arte di donna”.

In difesa della nuova collezione ha parlato anche la Peta ( People for the Ethical Treatment of Animals) l’associazione a tutela dei  diritti degli animali a supporto della moda cruelty free e considerato tra i più grandi enti animalisti su scala internazionale. Attraverso la sua presidentessa ha fatto sapere a Page Six Style che “L’aspetto di Kylie (JENNER, anche lei con testa di leone seduta in prima fila) , Naomi e Irina celebra la bellezza degli animali selvatici e potrebbe essere una dichiarazione contro la caccia ai trofei, in cui leoni e lupi vengono fatti a pezzi per soddisfare l’egoismo umano. Incoraggiamo tutti a attenersi a design 100% cruelty-free che mettono in mostra l’ingegnosità umana e prevengono la sofferenza degli animali”.

Il tema social/moda è caldo e brucia più delle fiamme dell’inferno. Basta pensare al recente caso di Balenciaga con le campagne pubblicitarie a tema bondage con pettorine e lacci di pelle ispirati a pratiche sessuali estreme, provocazione che è costata cara al gruppo Kering, che ha visto fioccare denunce e accuse di incitamento alla pedopornografia e una presa di posizione anche dalla sua ambassador Kim Kardashian. Spesso infatti la visione dei creativi urta l’opinione pubblica è stato cosi anche per Alessandro Michele quando con le sue prime sfilate Gucci, sconvolse pubblico e addetti ai lavori. E poi ancora i Dolce & Gabbana con la pubblicità che aveva offeso il popolo cinese, con tanto di scuse social.

Insomma, qual è il confine tra spettacolarizzazione e senso del pudore, tra opinione pubblica e giudizio degli addetti ai lavori? Quando non esistevano i social era più facile, le sfilate le guardavano solo i giornalisti e i buyers e attraverso i loro articoli e i loro acquisti la moda arrivava al pubblico. Ma oggi questo “filtro” è stato volutamente abbattuto per permettere alla moda di essere inclusiva, di essere alla portata di tutti. Così la fashion community si trova spesso a doversi scontrare con la “vox populi” , il giudizio del popolo che ancora non ha compreso la differenza tra una sfilata d’alta moda a una di  prêt-àporter , che non può comprendere di quanto genio ci sia bisogno per farsi venire una nuova idea e per stupire. Lo stesso motivo per cui quando si va a vedere un museo si chiede ad una guida di introdurci e di spiegarci l’arte, perchè se non siamo degli esperti a volte un capolavoro ci può sembrare il disegno di un bambino.

Eppure esiste chi prosegue la sua strada in questo settore senza scossoni, garantendo poche novità ma un fatturato assicurato e consolidato. Ognuno prende la sua strada certo, ma il percorso sembra aver preso una direzione senza troppe curve. La Maison Dior ha proposto una collezione d’alta moda rigorosa, ispirata a Joséphine Baker, cantante e ballerina afro americana che negli anni ’20, arrivò a Parigi e divenne la prima celebrità di colore ad affermarsi. Maria Grazia Chiuri ha salutato i suoi ospiti indossando un severo tailleur pantalone dando un nuovo corso al suo “WE SHOUD ALL BE FEMINISTS” lo slogan sull’empowerment femminile che per prima ha lanciato. Mi dicono che sia tornato di moda il corsetto… il futuro è già passato ma a volte ritorna.

SCHIAPARELLI

DIOR

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