Moda

Lug 08 SCHIAPARELLI: IL FUTURO ERA GIA’ SCRITTO

Nel suo manifesto per la collezione Haute Couture Autunno/Inverno 2025-2026, Daniel Roseberry firma uno dei racconti più intensi della stagione: un viaggio sospeso tra bianco e nero, tra il ricordo di Elsa Schiaparelli e l’intuizione di un futuro (forse) possibile. Il titolo è già una dichiarazione di intenti: “Ritorno al futuro”. Ma niente a che vedere con tecnologia, AI o schermi. Qui si torna davvero indietro, per riscoprire un’essenza perduta.

È il giugno del 1940 quando Elsa lascia Parigi, mentre l’Europa si avvia verso la guerra. Ma è anche il momento in cui la moda cambia pelle. Chanel ha già liberato il corpo femminile, ma è Schiaparelli ad aver liberato l’immaginario, trasformando l’abito in un’opera concettuale, un mezzo di dialogo con l’arte. Questa collezione prende le mosse proprio da lì, da quella domanda mai risolta: cosa può diventare davvero la moda?

Privati del colore, i capi si spogliano del presente e diventano proiezioni futuristiche. Le silhouette si allontanano dai corsetti e si definiscono con nuova drammaticità. I codici storici della maison – il buco della serratura, l’anatomia, il metro da sarta – riemergono, ma in modo sottile, poetico, a volte solo suggerito da ricami in seta o ceramiche fatte a mano.

Roseberry introduce completi con gonne al ginocchio e giacche dai fili iridescenti, la nuova giacca Elsa con spalle marcate e tessuti in lana, e abiti da sera tagliati in sbieco che liberano il corpo da ogni costrizione. È una couture che non ha bisogno di urlare per farsi sentire.

Ma è nei pezzi più fantasiosi che Schiaparelli torna a giocare sul serio. Come nel mantello “Apollo”, una cascata tridimensionale di bijoux in metallo nero, canna di fucile e argento satinato. O nell’abito “Squiggles and Wiggles” in tulle e organza, con ricami a forma di conchiglia e parasole in seta nera. E poi il vero coup de théâtre: “Eyes Wide Open”, un abito-occhio, con iride dipinta a mano, ciglia in filato metallico e uno strascico di tulle come visione sospesa.

Con questa collezione, Roseberry sembra voler dire che guardare indietro è inutile, se non troviamo qualcosa di profondo da portare con noi. La moda, in tempi incerti, può essere rifugio, riflessione, ma anche dichiarazione. E Schiaparelli – oggi come allora – non è solo una maison, è un linguaggio. E questo, ancora una volta, ce lo insegna Elsa.

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